Di ritorno dal G7 in Canada, lasciato in anticipo di 24 ore per risolvere “questioni importanti” in patria, Donald Trump, a detta di Axios, starebbe seriamente considerando l’ipotesi di entrare in guerra e lanciare un attacco statunitense contro le strutture nucleari iraniane, e più nello specifico contro l’impianto sotterraneo di arricchimento dell’uranio a Fordow. In tal senso, il tycoon ha convocato il so team per la sicurezza nazionale nella Situation Room della Casa Bianca per prendere concrete ed effettive decisioni in merito al posizionamento della politica degli Usa nell’ambito della guerra tra Iran e Israele.
Intanto, Tel Aviv riferisce della buona riuscita dell’ultimo assalto compiuto con l’obiettivo di colpire i vertici militari della Repubblica islamica, con l’uccisione del nuovo capo di stato maggiore, Ali Shadmani, che era stato nominato solo 4 giorni fa. Israele ha dovuto poi ripararsi da un nuovo lancio “punitivo” di missili da Teheran dopo l’offensiva indotta su siti di arricchimenti dell’uranio e l’uccisone di svariati scienziati nucleari: le sirene hanno iniziato a risuonare in varie zone del Paese, mentre i sistemi di difesa aerea si sono attivati per intercettare le minacce iraniane.
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L’Idf, dopo meno di mezz’ora dall’inizio dei raid, ha comunicato alla popolazione del nord di Israele che l’allarme scattato è terminato e i soccorritori hanno informato che al momento non sono risultati feriti, ad eccezione di alcune persone che hanno riportato lesioni mentre correvano verso i rifugio protetti.
Trump: “Sappiamo dov’è Khamenei”
Nel corso della giornata, il presidente e astelle e strisce ha utilizzato il suo social Truth per smentire alcune voci che avrebbero iniziato a circolare sul suo conto. “Non mi sono in alcun modo e in alcuna forma messo in contatto con l’Iran per i colloqui di pace“, ha sostenuto il presidente Usa, annunciando che quelle finora pubblicate sul suo coinvolgimento nel conflitto scoppiato tra Israele e Iran sarebbero tutte “Fake News fabbricate ad arte“.
E dopo aver annunciato di essere “in controllo dei cieli iraniani“, Trump rivela di sapere “esattamente dove si nasconde il cosiddetto ‘Leader Supremo’“, ovvero, l’ayatollah Ali Khamenei, confessando che si tratterebbe di “un bersaglio facile, ma è al sicuro lì e non abbiamo intenzione di eliminarlo (uccidere!), almeno non per ora“. Da qui, Trump invoca, con un messaggio ancora più chiaro in un secondo post scritto a caratteri cubitali, una “resa incondizionata” da parte del regime iraniano.
Il Tycoon ha inoltre sottolineato che, nel caso in cui l’Iran volesse veramente giungere ad un accordo con gli Stati Uniti, allora dovrebbe essere lui a fare il primo passo e quindi contattarlo. Il miliardario ha poi aggiunto convinto: “Avrebbero dovuto accettare l’accordo che era sul tavolo, avrebbero salvato molte vite!“. Il titolare della Casa Bianca ha voluto chiarire un aspetto su cui gli Stati Uniti non sarebbero pronti a transigere: nel caso in cui le forze iraniane dovessero prendere di mira gli interessi americani, allora gli Usa “risponderanno con fermezza” e senza alcuna esitazione.
Il timore degli Stati Uniti è che lo Stato islamico possa prendere di mira le truppe statunitensi. La minaccia del Tycoon è quindi necessaria per convincere Teheran a non compiere questo passo e quindi evitare che il conflitto possa prendere una tregua ancora più tragica. “Ci scateneremo con tutte le nostre forze se faranno qualcosa alla nostra gente, inizieremo a fare sul serio“, ha dichiarato il presidente Usa, non lasciando spazio ad altre considerazioni.
Trump: “Non accetteremo una semplice tregua tra Iran e Israele”
Dichiarazioni durissime, che riaccendono i riflettori su una possibile escalation e soprattutto sulle conseguenze che questa potrebbe portare con sé. Trump nel corso della giornata aveva poi ipotizzato l’invio a Teheran del suo inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e del suo vicepresidente, J.D. Vance, come figure designate per la gestione delle trattative con i funzionai iraniani. Al contempo, però, il presidente avrebbe anche sostenuto di non essere “particolarmente in vena per un negoziato“.
Il miliardario continua quindi con la sua linea ambigua. Se nei giorni scorsi ha fatto fatica a chiarire il suo ruolo all’interno del conflitto, oggi continua a creare incertezza sulla possibile ripresa delle trattative sui programmi nucleari tra Iran e Stati Uniti. L’unico punto fermo su cui il presidente degli Stati Uniti sembra non aver cambiato idea sembra la conclusione del conflitto incorso.
Parlando con i giornalisti presenti sull’Air Force One che dal Canada lo ha accompagnato a Washington, il titolare della Casa Bianca ha sostenuto di non essere pronto ad accettare una tregua tra Iran e Israele. “Non sto cercando un cessate il fuoco, stiamo cercando di fare meglio“, ha infatti dichiarato davangti ai cronisti, per poi aggiungere di volere una “fine vera” della guerra tra lo Stato islamico e quello ebraico.
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