Donald Trump vuole la pace a tutti i costi in Ucraina e ormai il concetto sembra chiaro a tutte le parti in gioco. Anche la Russia, finora mai toccata particolarmente dagli attacchi del presidente americano, è finita nel bersaglio del Tycoon, “scocciato” dai nuovi attacchi che nella notte hanno colpito il territorio di Kiev, con particolare attenzione alle strutture energetiche del Paese.
A poche ore dalla notizia, che è salita alla ribalta perché Kiev avrebbe utilizzato per la prima volta i caccia forniti dalla Francia come deterrente contro le offensive aeree, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato di star considerando sanzioni e dazi contro la Russia al fine di convincerla a sedersi al tavolo delle trattative. “Russia e Ucraina, sedetevi al tavolo subito, prima che sia troppo tardi”, ha infatti minacciato the Donald in un post pubblicato sul suo social Truth.
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Trump: “È più facile negoziare con la Russia che con l’Ucraina”
Un messaggio chiaro che però è apparso ben meno violento rispetto a quanto dichiarato pubblicamente davanti al leader di Kiev, Volodymyr Zelensky, punito con lo stop agli aiuti diretti e indiretti fino al cessate il fuoco. Proprio per ribadire la sua posizione, quindi, il Tycoon avrebbe in qualche modo smentito le sue dichiarazioni precedenti durante un incontro con i reporter nello Studio Ovale.
“Credo a Putin, penso che stiamo andando molto bene con la Russia. Ma in questo momento stanno bombardando a più non posso l’Ucraina“, ha infatti dichiarato il titolare della Casa Bianca, sostenendo che al momento il primo leader a cui fare riferimento è proprio quello russo.
Un concetto ribadito in più modi da Trump, che ha infatti sostenuto di trovare più difficile trattare con Zelensky rispetto al titolare del Cremlino. “L’Ucraina non ha le carte, è più facile negoziare con la Russia, che ha le carte in mano“, ha affermato The Donald, riprendendo una delle frasi rivolte al leader di Kiev durante l’incontro alla Casa Bianca di due settimane fa.
Per quanto riguarda, invece, la decisione di fermare gli aiuti militari e di intelligence a Kiev, il presidente ha sostenuto di aver agito in questo senso perché non convinto che l’Ucraina voglia veramente raggiungere un accordo. “Se non vogliono, ce ne andiamo perché noi vogliamo che lo facciano“, ha sostenuto, non lasciando troppi margini di trattative.
Zelensky ha tentato quindi di mandare un segnale chiaro agli Usa, dichiarando nel corso del suo discorso quotidiano pubblicato sui social media che l’obiettivo della sua amministrazione è quello di “raggiungere la pace il prima possibile” e che proprio per questo il suo team sarebbe in stretto contatto con quello statunitense.
L’apertura di Putin ad un’eventuale tregua
Sul tema delle trattative, poi, un’indiscrezione del quotidiano Bloomberg avrebbe dato uno scossone alla questione. Secondo l’agenzia, infatti, Vladimir Putin sarebbe disposto a discutere una tregua temporanea in Ucraina. La condizione, però, è che si facciano progressi verso un accordo di pace definitivo, con una chiara intesa sui principi quadro dell’accordo finale. In questo senso, la Russia vorrebbe stabilire tutti i parametri di un’eventuale missione di peacekeeping, compreso l’accorso su quali saranno i Paesi che vi prenderanno parte.
Intanto, l’Europa cerca di mantenere un ruolo centrale nella questione, sia rafforzando la sua posizione a livello militare, attraverso il piano di riarmo presentato dalla presidente Ursula Von der Leyen, sia cercando di sostenere l’Ucraina fino alla fine del conflitto.
Il giorno da attendere, ora, è il prossimo 11 marzo, quando il team negoziale Usa, composto dal segretario di Stato, Marco Rubio, dal consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, e dall’inviato per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e quello ucraino, composto dal braccio destro di Zelensky, Andriy Yermak, si incontreranno a Riad per discutere di terre rare e negoziati.
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