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Trump blinda gli Usa dopo attacco all’Iran, Hegseth: “Siamo pronti a scontro prolungato”

Sul rischio di impeachment del presidente, che secondo i democratici avrebbe dovuto avere il via libera del congresso per attaccare l'Iran, Hegseth è stato perentorio. Donald Trump ha rispettato tutte le leggi presenti nella Nazione ed ha avvisato il Congresso subito dopo il decollo degli aerei, come previsto dal War Powers Act

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Martello di mezzanotte“, è questo il nome emblematico dell’operazione militare portata avanti oggi dagli Stati Uniti in Iran. Lo ha confermato Pete Hegseth, segretario per la Sicurezza Usa, e uno dei funzionari statunitensi più vicini a Donald Trump. L’obiettivo dell’offensiva, come già dichiarato dal presidente americano, era quello di rendere inutilizzabili i centri nucleari iraniani, affinché lo Stato islamico non avesse più la possibilità di portare avanti i propri piani di costruzione della bomba atomica.

Per gli Stati Uniti, l’offensiva notturna è stata definita un successo. “Abbiamo devastato il programma nucleare iraniano“, ha sostenuto il Capo del Pentagono nel corso della conferenza stampa, specificando che gran parte del successo deriva dal fatto che gli attacchi non hanno provocato vittime né feriti, andando a colpire specificamente i siti nucleari.

Ora, Washington si aspetta la resa incondizionata di Teheran. Ormai da giorni dagli Usa giungono appelli alla resa del popolo islamico. L’Iran non è però intenzionata a dare ascolto a tali richieste, come sottolineato sia dall’Ayatollah, Ali Khamenei, sia dal ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi. “L’Iran non accetterà né una guerra, né una pace imposta“, hanno infatti sostenuto.

Hegseth, non del tutto convinto, ha quindi ribadito il concetto nel corso della conferenza stampa. “L’Iran sia intelligente e ascolti le parole di Trump“, ha sostenuto, leggendo l’avvertimento pubblicato dal presidente su Truth, secondo cui qualsiasi rappresaglia da parte di Teheran scatenerà “una forza maggiore” da parte degli Stati Uniti.

Trump e la possibilità di una guerra a lungo termine con l’Iran

Le prossime 48 ore saranno cruciali per gli Stati Uniti. Donald Trump ha annunciato di non avere altri bersagli nella Regione, ma ha sostenuto che nel caso di un attacco a infrastrutture o cittadini americani allora vi sarà una risposta. Gli Stati Uniti stanno quindi mettendo in atto una serie di precauzioni per evitare tragedie. Le autorità federali e i leader di diversi importanti Stati e città, da New York a Los Angeles e alla capitale, stanno rafforzando le misure di sicurezza e monitorando potenziali minacce dopo i raid americani.

Il presidente potrebbe non volere un conflitto senza fine“, è tornato a ricordare, per poi aggiungere un monito: “Gli iraniani potrebbero non essere d’accordo, ma noi siamo pronti ad uno scontro prolungato“. Insomma, nel caso in cui gli Usa dovessero ritrovarsi coinvolti in un conflitto più lungo di quanto preventivato, avranno a disposizioni armamentari e forze per portarlo avanti.

In ogni caso, secondo Hegseth, l’obiettivo dell’attacco Usa non è mai stato quello di provocare la caduta del regime iraniano, ma solamente quello di distruggere le scorte di uranio. Ora, quindi, è il momento di tornare al tavolo negoziale. “Posso solo confermare che messaggi pubblici e privati vengono consegnati direttamente agli iraniani attraverso molti canali“, ha spiegato, per poi aggiungere che gli Usa stanno garantendo loro tutte le opportunità per sedersi al tavolo negoziale.

Sul rischio di impeachment del presidente, che secondo i democratici avrebbe dovuto avere il via libera del congresso per attaccare l’Iran, Hegseth è stato perentorio. Donald Trump ha rispettato tutte le leggi presenti nella Nazione ed ha avvisato il Congresso subito dopo il decollo degli aerei, come previsto dal War Powers Act, ovvero la legge approvata dal Congresso nel 1973 con l’obiettivo di limitare i poteri del presidente  nell’inviare le forze armate statunitensi in un conflitto.

I dettagli dell’operazione “Martello di Mezzanotte” contro l’Iran

Il riferimento di Hegseth è agli aerei bombardieri B2, che sono stati utilizzati contro l’Iran perché in grado di penetrare i 90 metri di terra che proteggeva la centrale nucleare di Fordow. In contemporanea ai bombardamenti via cieli, un sottomarino Usa ha lanciato più di duemila missili Tomahawk contro le infrastrutture iraniane che erano il bersaglio dell’attacco, come riferito dal capo di Stato maggiore congiunto delle forze armate, il generale Dan Caine.

Un’operazione complessa a livello logistico, ma portata a termine senza vittime dagli Stati Uniti. Proprio queste capacità dell’esercito Usa dovrebbero aver lasciato un duro segno nella psicologia iraniana. “Penso che Teheran stia certamente considerando il fatto che aerei partiti nella notte dal centro dell’America e del Missouri, sono arrivati senza essere intercettati in tre dei loro siti nucleari più importanti“, ha spiegato, sottolineando ancora una volta le capacità militari del suo Paese.

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