Trump attacca Ramaphosa: “In Sudafrica gli agricoltori bianchi vengono uccisi”

L'incontro tra Trump e Ramaphosa è avvenuto a pochi giorni di distanza dall'annuncio dell'amministrazione Usa dell'arrivo negli Usa di 49 afrikaners a cui verrà riconosciuto un percorso accelerato per ottenere la cittadinanza americana

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Il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, è divenuto la nuova vittima di un agguato studiato nel dettaglio dal suo omologo statunitense, Donald Trump. Il leader africano è giunto oggi nello Studio Ovale della Casa Bianca convinto di poter dare inizio ad una nuova era nei rapporti tra Pretoria e Washington.

Nulla, però, sarebbe andato secondo i piani. Nel corso dell’incontro aperto ai giornalisti, Trump avrebbe messo in scena un atto piuttosto simile a quello riservato a Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, lo scorso febbraio. Trump ha infatti accusato Ramaphosa di essere a capo di uno Stato che perseguita i cittadini bianchi, costringendoli a fuggire dal Paese.

A sostegno dell’accusa, il titolare della Casa Bianca avrebbe mostrato un video di quattro minuti in cui diversi cittadini sudafricani raccontavano le presunte atrocità commesse, mostrando anche delle croci bianche fissate al terreno che secondo il Tycoon sarebbero il simbolo delle tombe di agricoltori bianchi uccisi in Sudafrica.

Ad assistere alla scena erano presenti diversi funzionari Usa, tra cui il sudafricano Elon Musk, che però non è intervenuto nella discussione. Stavolta, al contrario di quanto accaduto con Volodymyr Zelensky, anche il vicepresidente Usa, JD Vance, sarebbe rimasto in disparte e in silenzio.

La reazione del presidente sudafricano alle accuse di Trump

Vengono uccisi, famiglie intere, di solito sono agricoltori bianchi, e stanno scappando dal Sudafrica, ed è una cosa molto triste da vedere“, ha sostenuto Trump davanti al suo omologo sudafricano, inscenando un monologo durissimo che non ha lasciato spazio né a Ramaphosa né ad un uomo d’affari di Pretoria di spiegare le loro versioni della storia.

Il presidente sudafricano è riuscito ad inserirsi nella conversazione solo per ricordare un insegnamento di Nelson Mandela, che ha sempre evidenziato l’importanza di discutere i problemi senza aggressioni, ma “sedendosi attorno a un tavolo per parlare con calma“. Il richiamo di Ramaphosa, però, sarebbe servito a poco e niente, vista l’insistenza del Tycoon sulla sue posizioni.

Il leader di Pretoria ha quindi deciso di non alimentare lo scontro, tanto da dichiarare davanti ai giornalisti che l’incontro con il suo omologo americano fosse andato in realtà “molto bene“. Nessun tipo di riferimento a quanto accaduto neanche dal portavoce di Ramaphosa, che ha voluto sottolineare come il presidente sudafricano abbia evitato difarsi trascinare nella pozzanghera in cui Trump voleva spingerlo“.

I rapporti tra Usa e Sudafrica

L’incontro tra Trump e Ramaphosa è avvenuto a pochi giorni di distanza dall’annuncio dell’amministrazione Usa dell’arrivo negli Usa di 49 afrikaners a cui verrà riconosciuto un percorso accelerato per ottenere la cittadinanza americana, oltre a benefici che saranno pagati con i contributi versati dai cittadini americani.

Una decisione che ha fatto storcere più di qualche naso, a causa del contrasto di questa scelta con la politica anti migratoria portata avanti dal Tycoon. La scelta del presidente, però, sembra inserirsi in un contesto ben più ampio caratterizzato dall’ostilità degli Usa con Pretoria. Il Sudafrica ha infatti denunciato Israele, alleato di Washington, alla Corte internazionale di giustizia (Cpi) con l’accusa di aver compiuto un genocidio.

L’incontro odierno avrebbe avuto proprio la funzione di smussare queste ostilità, permettendo agli Stati Uniti e alla Nazione africana di procedere con nuovi accordi commerciali. In poco tempo, però, la situazione è degenerata tragicamente, lasciando Ramaphosa allibito e imbarazzato al centro dello Studio Ovale.

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