Da 18 giorni la popolazione serba protesta con blocchi stradali e barricate contro l’arresto di tre serbi e l’invio di numerose unità armate della polizia speciale
Scatta lo stato di allerta nel nord del Kosovo. Le tensioni sono palpabili e da giorni la popolazione locale protesta con blocchi stradali e barricate contro l’arresto ritenuto ingiustificato di tre serbi e l’invio da parte della dirigenza di Pristina, di numerose unità armate della polizia speciale, al fine di intensificare la lotta a criminalità e corruzione.
Le accuse contro Pristina
Per i serbi la politica di Pristina è sempre più ostile e discriminatoria nei confronti della popolazione stessa. Belgrado appoggia a piena questa posizione, accusando la capitale del Kosovo di voler puntare alla totale espulsione dei serbi dall’area.
Le reazioni dalla Serbia
A fronte della crescente insofferenza di Pristina per il persistere di blocchi stradali e barricate, il presidente serbo Aleksandar Vucic – come capo supremo delle Forze armate – ha ordinato lo stato di massima allerta per l’Esercito e le forze di polizia. Il ministro degli Esteri Ivica Dacic ha poi chiarito che se si dovessero registrare attacchi contro i serbi, e se non dovesse intervenire la Kfor – la Forza Nato in Kosovo – a intervenire sarebbero le truppe serbe.
Le tensioni salgono e si teme un possibile nuovo conflitto armato nei Balcani. I toni del confronto fra Pristina e Belgrado sono sempre più alti, con accuse reciproche di voler esasperare la situazione e cercare il pretesto per andare allo scontro armato.