L’opportunità di un dialogo tra Mosca e Kiev sembra essersi infranta di nuovo, dopo il fallimento degli ultimi negoziati da cui sono sortite accuse reciproche e numerosi passi indietro. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a La Stampa ha detto molto chiaramente che, nelle condizioni attuali, Mosca ha tutto l’interesse a ritardare il processo di pace.
O per lo meno di “non accelerarlo“, non tanto per gli ultimi attacchi ucraini, definiti da Putin atti di terrorismo, quanto piuttosto per l’enorme impegno economico e militare della Russia in questa guerra. “Mosca – sostiene Tajani – ha un milione di soldati in campo e un’industria riconvertita in chiave militare: un cambio repentino delle condizioni, dunque, metterebbe in ginocchio l’economia russa, e questo Putin non se lo può permettere“.
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In questo scenario, continua Tajani, l’investimento nella Difesa e l’aumento delle sanzioni sono le uniche strade percorribili. Sollecitato sull’adesione dell’Italia al piano europeo per la Difesa, su cui Meloni ancora si mantiene cauta, il ministro ha risposto: “Io sarei favorevole. E’ sempre utile ottenere maggiore flessibilità. Poi, se la maggioranza non vuole utilizzare questi fondi, mi adeguo, ma io coglierei l’opportunità“
Tajani: “La telefonata Putin-Leone XIV? La strada della pace è ancora aperta”
Nonostante il fallimento degli ultimi vertici per la negoziazione, alcuni spiragli per ripristinare il dialogo sembrano continuare ad esserci. La lunga telefonata di Trump con Putin – definita dal Tycoon “una buona conversazione“, per quanto non abbia avuto sviluppi immediati per le trattative -, come anche quella del capo del Cremlino con papa Leone XIV sono da leggersi in questo senso, secondo Tajani. Si tratta di “segnali positivi“, ha detto; “significano che la strada che porta alla pace è ancora aperta e su quella strada, a piccolissimi passi, si continua ad andare avanti“.
Tuttavia, rispetto alla questione se la Santa sede possa divenire effettivamente il nuovo epicentro dei negoziati, Tajani frena: “Gli sforzi diplomatici del Santo padre sono preziosi. Per il momento credo si possa continuare a utilizzare la piattaforma turca: in questa fase iniziale, in cui tra le parti in guerra non ci sono passi avanti decisivi non possiamo rischiare di ‘bruciare’ l’immagine e il ruolo di mediazione del Papa e del Vaticano. Credo che la Santa sede possa diventare il luogo in cui chiudere il negoziato“.
Dazi e spesa militare, Tajani: “Le richieste Usa sono in contrasto fra loro”
Aumentare la spesa per la difesa, in questo momento, è per il governo un’urgenza, ma un’urgenza con un costo non irrilevante. Il prossimo vertice Nato all’Aja potrebbe chiedere all’Italia di arrivare a spendere nella Difesa almeno il 3,5% del Pil. “Abbiamo raggiunto il 2% di spese militari in rapporto al Pil. Nelle condizioni attuali dovremo aspettare a lungo prima di raggiungere il nuovo obiettivo” sollecitato dall’Europa. In più, aggiunge il capo della Farnesina, “temo che non avremo la possibilità di contrattare una dilatazione dei tempi“.
L’altra questione legata a doppio filo alla spesa per il riarmo riguarda i dazi americani. Da questo punto di vista, sottolinea Tajani, gli alleati Usa mandano l’Europa in cortocircuito: “I dazi non aiutano l’Europa a investire di più sulla difesa. Le richieste americane, in questo caso, sono in contrasto tra di loro e lo faremo presente“
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