I minori strappati alla loro infanzia e costretti al lavoro minorile sono ancora troppi nel mondo. Si contano circa 160 milioni di bambini costretti ad abbandonare la scuola per aiutare le loro famiglie indigenti. Centinaia di migliaia di sogni infranti, costruiti sui banchi di scuola che presto diventano tavoli di una fabbrica dove, a poco meno di 10 anni, questi bambini sono costretti a lavorare per più di 6 ore al giorno.
Questo è ciò che accade alle bambine del Bangladesh, uguali alle altre ma con la sfortuna di nascere in una parte di mondo che non le rispetta. ActionAid nella Giornata contro lo sfruttamento minorile ne documenta il fenomeno.
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La storia di Jui
Jui di soli 12 anni è sempre stata felice di andare a scuola, avrebbe voluto fare il medico da grande. Adesso è costretta ad andare a lavorare. I suoi 500 taka di guadagno al giorno, poco più di 3 euro, sono il suo contributo per aiutare la madre con difficoltà economiche che, sommersa dai debiti, guadagnando 12.000 taka al mese pari a 90 euro, ha difficoltà a mantenere la famiglia. Jui, con quel contributo, si augura che almeno la sorella riesca ad intraprendere la carriera da dottoressa. Quanto vale il sogno di un bambino? Che futuro immaginiamo per i nostri figli?
Un po’ di numeri sullo sfruttamento minorile
I numeri riportati da ActionAid non lasciano ben sperare. Ancora 1 bambino su 10 nel mondo sono coinvolti nel meccanismo dello sfruttamento minorile: 63 milioni di bambine e 97 milioni di bambini, di cui 79 milioni svolgono mansioni pericolose. Numeri troppo alti se si pensa che sono 25 anni che è stata adottata la Convenzione n. 182 che vieta l’utilizzo dei bambini nel mondo lavorativo.
La Convenzione del 1973 n. 138 stabilisce che l’età lavorativa non può essere inferiore alla conclusione dell’età indicata delle scuole dell’obbligo. Una norma che dovrebbe arginare questo fenomeno ma che invece viene ignorata. La fine di questo fenomeno sembra ancora lontana. Secondo l’Agenda 2030, l’Obiettivo 8.7 che prevede l’adozione di misure immediate ed efficaci al fine di eliminare il lavoro forzato, la schiavitù moderna, la tratta degli esseri umani e il lavoro minorile, dovrebbe realizzarsi entro il 2025.
Un termine che sembra ancora troppo vicino se si tengono in considerazione i numeri altissimi di minori ancora costretti a lasciare la scuola per andare a lavorare.
Il supporto di Action Aid
ActionAid, associazione che è impegnata dal 1982 in Bangladesh, ha creato le Happy Home, letteralmente “case felici”, luoghi dove i più piccoli possono sentirsi al sicuro nei casi di bisogno assoluto e dove possono respirare la speranza di un futuro migliore. Sono tante le iniziative per sensibilizzare su questo fenomeno.
Il Progetto Happiness ideato da Giuseppe Bertuccio d’Angelo, con la campagna raccolta fondi per un sostegno a distanza, è un impegno prezioso. Tuttavia, la grandezza del fenomeno deve intensificare gli interventi il più presto possibile perché le centinaia di storie come quella di Jui non si ripetano mai più. Ma la domanda che dobbiamo farci è, in un mondo così evoluto, si deve ancora ricorrere al lavoro di un bambino?
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