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Il Difforme > Mondo > “Setta del digiuno” in Kenya fa oltre 400 morti
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“Setta del digiuno” in Kenya fa oltre 400 morti

Arrestato il millantatore Mackenzie e 36 collaboratori. Le accuse sono quelle di istigazione al suicidio, ma si indaga anche sulla responsabilità diretta in alcune morti, dato che i risultati di alcune autopsie sui corpi hanno rivelato segni di soffocamento e strangolamento

Redazione 18 Luglio 2023 16:43
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4 Min di lettura
strage in kenya
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Una tragedia “”religiosa”” si è consumata in Kenya dove, a causa della fanatica “setta del digiuno” hanno perso la vita oltre 400 persone. A dare la triste notizia del ritrovamento di altre vittime, proprio oggi, è stata la polizia del posto che ha riesumato altri 12 corpi di seguaci nella foresta di Shakaola, nell’entroterra costiero del paese.

Indice
I numeri della strageMackenzie, il millantatore della “setta del digiuno” si dichiara innocentePrima della “setta del digiuno”: i precedenti di MackenzieCos’è la “setta del digiuno”?

I numeri della strage

I numeri esatti delle vittime li ha resi noti il comandante regionale della polizia, Rhoda Onyancha, dichiarando al sito Citizen Digital che sono in tutto 403 i morti e 95 le persone trovate ancora vive nel terreno in questione. È proprio nella foresta di Shakahola che il predicatore Paul Mackenzie, a capo della “setta del digiuno” aveva radunato i suoi fedeli, chiedendo loro di pregare, spogliarsi di tutti i loro averi e dedicarsi all’astinenza da cibo per “poter incontrare Gesù in paradiso”.

Ad oggi, sono ancora 360 le persone da rintracciare. Nella ricerca sono inclusi anche circa 200 bambini, coinvolti anche loro nelle pratiche della “setta del digiuno”. Alcune delle vittime, fanno sapere i patologi del governo keniano, non sarebbero morte di stenti: completando le autopsie hanno scoperto che alcuni decessi sono avvenuti non solo a causa delle sconsiderate pratiche digiuno ma anche per strangolamento e soffocamento.

Mackenzie, il millantatore della “setta del digiuno” si dichiara innocente

Il millantatore Mackenzie, colpevole della morte di più di 400 persone, è dietro le sbarre dallo scorso aprile insieme ad altre 36 persone, con l’accusa di istigazione al suicidio, ma si indaga anche sulla responsabilità diretta in alcune morti, dato che i risultati di alcune autopsie sui corpi hanno rivelato segni di soffocamento e strangolamento. Il predicatore, riporta RaiNews, si proclama innocente: “Non so cosa in carcere. Questa è un’ingiustizia, ma il signore è al mio fianco, lui mi aiuterà”.

Prima della “setta del digiuno”: i precedenti di Mackenzie

Mackenzie Nthenge era già conosciuto alle forze dell’ordine. È stato arrestato la prima volta – fa sapere Rai News – nel 2017 per indottrinamento: aveva persuaso molti bambini a non andare a scuola, dicendo loro che l’educazione non è riconosciuta nella Bibbia. All’epoca, fu accusato di “radicalizzazione” e di gestione di una scuola non registrata. È stato nuovamente arrestato il marzo scorso, sempre con l’accusa di indottrinamento, dopo che avrebbe convinto due genitori a lasciare morire di fame i loro figli per poi seppellirli. Imprigionato, fu rilasciato dietro cauzione di 670 euro.

Cos’è la “setta del digiuno”?

In Kenya, nello specifico nella foresta di Shakahola a Malindi, negli ultimi tempi si sente sempre più spesso nominare la “setta del digiuno”. Il padre fondatore è Paul Mackenzie Nthenge, leader della chiesa “Good News International”. La via per arrivare a Dio, secondo il predicatore, è quella di praticare digiuno a oltranza: i suoi seguaci non mangiavano e bevevano fino a morire di stenti.

William Ruto, il presidente del Kenya, ha dichiarato in merito alla strage di Shakahola: “Questa storia è paragonabile al terrorismo, chiunque utilizzi la religione per intenti criminali è un terrorista e il suo posto non è in chiesa, ma in prigione”. Le operazioni di esumazione proseguiranno domani e nei prossimi giorni, ha fatto sapere Onyancha.

© Riproduzione riservata

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