A poche ore dall’annuncio di Donald Trump dell’avvio della “guerra dei dazi” nei confronti di Cina, Canada e Messico, un secondo conflitto torna ad interessare l’Occidente. Trattando sempre di battaglie ipotetiche, per cui Usa e Ue devono prepararsi nella speranza di non venir sorpresi dalla forza del nemico, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, è tornato sullo spinoso argomento delle spese militari.
In un contesto in cui l’Unione europea inizia a faticare a mantenersi competitiva e affronta una crisi industriale ed energetica piuttosto importante, molti Paesi arrancano nella speranza di poter aumentare gli investimenti in armamenti e produzioni di tipo bellico. Rutte, però, insiste sulla necessità di investire maggiormente e accrescere anche la soglia finora stabilita per questo specifico settore. Se per il momento, infatti, i Paesi membri della Nato devono spendere il 2% del Pil per le spese militari, il segretario generale ha già annunciato importanti cambiamenti all’orizzonte.
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Nella consapevolezza che ormai due terzi dei partner della Nato spendono più del 2% in armamenti, Rutte ha annunciato che nei prossimi mesi gli alleati dovranno decidere una nuova soglia. Su questa, però, sembrano esserci già delle certezze: “Posso assicurarvi una cosa: sarà molto, molto, molto più del 2%“. Non è la prima volta che il segretario Nato si inserisce in queste discussioni, sin da quando è stato eletto alcuni mesi fa. Il pericolo che una guerra interessi Usa e Ue, infatti, dovrebbe spingere i Paesi membri dell’Alleanza atlantica a comprendere quanto la formazione di una difesa adeguata sia fondamentale.
L’esortazione di Rutte alla Germania
In questo senso, quindi, Rutte ha diretto parte del suo intervento alla Bild am Sonntag proprio alla Germania, uno dei Paesi da cui vorrebbe vedere maggiori sforzi. “La Germania deve spendere di più e produrre di più“, ha tuonato l’olandese, sostenendo che proprio su questo argomento si continuerà a riflettere nei prossimi mesi. Il segretario, comunque, non ha potuto non riconoscere l’impegno di Berlino nei confronti di Kiev sin dall’inizio del conflitto.
Proprio nel ricordo dei fasti passati e nella consapevolezza del potere e delle prestazioni che il Paese nasconde, Rutte ha voluto sottolineare come la Nato si aspetti molto di più dalla Germania. “Per prevenire la guerra, dobbiamo prepararci alla guerra“, ha infatti spiegato il titolare della Nato, sostenendo che proprio la costruzione di una buona difesa sia il modo migliore per evitare l’inizio di un conflitto.
Le difficoltà dell’Italia
Lo scorso 23 gennaio, il segretario della Nato aveva già esortato i membri dell’alleanza la sua gioia per l’insediamento di Donald Trump, in quanto questo avrebbe permesso di aumentare le spese Nato anche sul versante europeo. L’obiettivo dei due leader, infatti sarebbe quello di far giungere la soglia della spesa militare anche fino al 5%. “Sarà molto di più e avrà un impatto enorme, ma dobbiamo farlo“, aveva infatti dichiarato Rutte, sostenendo che altrimenti nei prossimi anni l’Alleanza atlantica non sarà in grado di difendersi.
Sulla questione si è poi inserito il vicepremier forzista e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha cercato di fare chiarezza in un quadro che al momento risulta ancora confuso. Il titolare della Farnesina non ha potuto nascondere la necessità di maggiori investimenti nell’ambito della difesa, in quanto la situazione geopolitica attuale risulta piuttosto complessa e incerta. Ma, allo stesso tempo, ha dovuto frenare in parte le mire di Rutte, ricordando che per l’Italia, ma anche per altre Nazioni, “impossibile arrivare al 5% del Pil“, anche perché si fatica ancora a raggiungere il due.
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