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Russia, il Cremlino preoccupato per i Tomahawk: “Si tratta di un’arma speciale, può essere anche nucleare”

Il presidente dell'Ucraina, invece, sostiene che una evoluzione di questo tipo sarebbe necessaria in quanto la Russia continua a non dimostrare una volontà di porre fine al conflitto. A supporto delle sue dichiarazioni, il leader di Kiev ha ricordato gli attacchi brutali vissuti dalla sua Nazione nell'ultimo periodo con miglia di droni che hanno colpito le sue città, provocando distruzione e morte

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Le ultime dichiarazioni del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, riguardanti il possibile utilizzo di missili a lungo raggio contro la Russia sono tornate ad infuriare Mosca. Da ieri, il leader di Kiev è tornato a mettersi in contatto con i leader della Nato, nello specifico il presidente degli Stati Uniti, Vladimir Putin, e quello della Francia, Emmanuel Macron. Con entrambi avrebbe affrontato il tema di nuovi aiuti, bellici ed economici per il proseguimento del conflitto.

Nello specifico, però, sarebbe tornato a trattare con Trump del possibile invio di missili Tomahawk a Kiev per poter avere maggiori possibilità di resistere agli attacchi russi. Di fronte a questa evoluzione degli eventi, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha spiegato che la Russia è estremamente preoccupata” Mosca starebbe esaminando le dichiarazioni di questi giorni “registrandole tutte con cura“, in quanto “l’argomento dei Tomahawk ci sta particolarmente a cuore“.

Russia, Cremlino: “Siamo aperti ad una soluzione pacifica del conflitto”

Peskov ha cercato di chiarire quali sono i motivi che portano Mosca a concentrarsi così tanto su questo argomento. “Si tratta di un’arma speciale, può essere non nucleare, può essere nucleare“, ha chiarito, per poi aggiungere che a preoccupare è sia la gettata di questo missile che il cambiamento che può portare ai combattimenti in prima linea.

Il Cremlino ha poi specificato di continuare ad essere aperto ad una “soluzione pacifica” del conflitto, visto che “anche Trump parla tutto il tempo della necessità di sedersi al tavolo dei negoziati“. L’ostacolo su questa strada sarebbe invece rappresentato dall’Europa e dalla stessa Ucraina, che invece starebbero dimostrando una certa “riluttanza” nell’incamminarsi verso questa strada.

Inoltre, già in passato Peskov aveva spiegato che l’utilizzo di un’arma americana sarebbe una vera e propria escalation del conflitto. Questo pensiero è legato alla consapevolezza che Kiev per poter utilizzare queste armi dovrebbe mettersi in contatto con gli Stati Uniti per chiedere loro il via libera ad agire. In questo modo, gli Stati Uniti ricoprirebbero una sorta di ruolo attivo all’interno del conflitto, andando ad allargarne i confini.

Zelensky chiede agli alleati nuove armi e difese

Il presidente dell’Ucraina, invece, sostiene che una evoluzione di questo tipo sarebbe necessaria in quanto la Russia continua a non dimostrare una volontà di porre fine al conflitto. A supporto delle sue dichiarazioni, il leader di Kiev ha ricordato gli attacchi brutali vissuti dalla sua Nazione nell’ultimo periodo con miglia di droni che hanno colpito le sue città, provocando distruzione e morte.

Solamente con il forte sostegno degli alleati e con l’invio di armi e difese aeree più potenti, infatti, la sua Nazione avrebbe la possibilità di portare avanti il conflitto con armi pari, cercando di difendere in ogni modo il suo territorio. Inoltre, Zelensky ha messo in guardia l’Europa, sostenendo che Valdimir Putin si starebbe approfittando della loro distrazione, con l’attenzione tutta rivolta al conflitto in Medio Oriente, che lascerebbe indisturbata Mosca di agire.

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