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Rubio apre ai negoziati con Iran: “Potranno avere nucleare civile, ma non sfidino Usa”

"L'Iran non sfiderà Donald Trump", ha sostenuto il Segretario di Stato, ricordando che ora gli Usa hanno riaperto tutti i canali negoziali, in attesa che l'Iran si faccia avanti per adottare nuovamente una via diplomatica. Al momento, comunque, Washington non è intenzionata a portare avanti altri raid contro l'Iran, in quanto gli obiettivi del presidente sono stati tutti raggiunti e neutralizzati

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Il mondo è più sicuro e stabile dopo l’attacco degli Stati Uniti contro l’Iran“, lo ha dichiarato convintamente il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, nel corso di un’intervista alla nota rete conservatrice Fox News. I Repubblicani, partito di cui fa parte Donald Trump, sono più che soddisfatti dell’offensiva portata avanti contro le centrali nucleari iraniane.

Un attacco che si era reso ormai più che necessario, secondo la narrazione statunitense, in quanto l’Iran era ad alcune settimane dalla produzione delle sue prime testate nucleari. Un elemento che non è possibile confermare, ma su cui gli Stati Uniti, e prima di loro Israele, ha basato la propria offensiva contro Teheran. Un conflitto inatteso, che arriva dopo sei mesi dall’insediamento del Tycoon alla Casa Bianca.

Nonostante l’opposizione dei democratici, il Tycoon ha proceduto per la sua strada, dando inizio all’offensiva senza neanche avvisare i suoi alleati della Nato. Donald Trump agisce da solo e porta a termine operazioni che servono a tutelare gli interessi statunitensi. Questo è il mantra di base della nuova amministrazione statunitense.

Marco Rubio ha abbracciato in pieno questa filosofia, sostenendo ancora una volta che la distruzione degli approvvigionamenti iraniani è propedeutica all’eliminazione di una minaccia per l’intero occidente. Adesso ciò che si teme maggiormente è una vendetta iraniana nei confronti degli Stati Uniti. Migliaia di cittadini sono scesi in strada a Teheran proprio per chiedere una ritorsione contro Washington. L’amministrazione Usa non sembra però particolarmente preoccupata dalla possibilità.

Rubio: “Iran non dovrebbe sfidare Usa”

L’Iran non sfiderà Donald Trump“, ha sostenuto il Segretario di Stato, ricordando che ora gli Usa hanno riaperto tutti i canali negoziali, in attesa che l’Iran si faccia avanti per adottare nuovamente una via diplomatica. Al momento, comunque, Washington non è intenzionata a portare avanti altri raid contro l’Iran, in quanto gli obiettivi del presidente sono stati tutti raggiunti e neutralizzati.

Come spiegato anche dal capo del Pentagono, Pete Hegseth, l’attacco Usa non era finalizzato alla caduta del regime iraniano, ma solamente alla distruzione delle centrali nucleari del Paese. Il prossimo passo, dunque, è quello di raggiungere un accordo con Teheran sul nucleare civile. In questo senso, gli Usa vorrebbero permettere all’Iran di gestire centrali nucleari, ma non di arricchire il proprio combustibile.

Non è chiaro, però, se questo compromesso sia effettivamente gradito a Teheran. “È una decisione molto semplice: se quello che vogliono sono reattori nucleari per avere elettricità possono farlo“, ha spiegato Rubio, facendo riferimento ai molti altri Paesi che nel mondo sono dotati di energia nucleare pur senza essere in possesso dell’arma atomica.

Rubio: “La chiusura dello Stretto di Hormuz danneggerebbe più Iran”

Sul delicato argomento dello Stretto di Hormuz (dov’è e perché è così importante), Marco Rubio ha sostenuto che il governo Usa è già al lavoro per evitare che Teheran possa effettivamente decidere di chiuderlo. Sembrerebbe che Washington abbia discusso con Pechino della possibilità di un suo intervento per placare gli animi iraniani. La scelta di chiedere alla Cina è legata agli intensi rapporti commerciali che il Dragone ha intessuto con il passare degli anni con lo Stato islamico.

Rubio ha poi adottato la linea di pensiero del vicepresidente Usa, JD Vance, affermando che in ogni caso la chiusura dello Stretto sarebbe un fardello maggiore per l’Iran di quanto lo sarebbe per gli Stati Uniti e altri Paesi. “Danneggerebbe le loro economia molto più della  nostra, sarebbe il peggior errore che abbiano mai commesso“, ha concluso.

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