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Macron ci riprova con Putin ma Mosca non cede: “I territori conquistati sono nostri”

Sono passati 1224 dall'inizio della guerra in Ucraina e 635 dall'inizio del conflitto nella Striscia di Gaza. Si continua a discutere di raggiungere il cessate il fuoco ma le bombe non smettono di esplodere. Quello tra Mosca e Parigi, un colloquio telefonico colorato: Putin ha accusato gli Stati occidentali di aver “ignorato gli interessi della sicurezza russa, creato una testa di ponte anti-russa in Ucraina e tollerato le violazioni dei diritti dei residenti russofoni". Macron ha lanciato un appello allo zar per dichiarare "al più presto una tregua" con Kiev. Cosa ne resta? Ancora un disallineamento sulla declinazione stessa di cessate il fuoco

7 Min di lettura

Non si parlavano dal 2022, eppure Vladimir Putin e Emmanuel Macron sono riusciti ad intrattenersi in un colloquio telefonico di oltre 2 ore. Una conversazione che, fanno sapere dal Cremlino, si è articolata sulla guerra in Ucraina. Mentre, dall’Eliseo si specifica che il colloquio si è snodato in generale sui temi caldi degli equilibri geopolitici internazionali, ovvero Iran e Ucraina. Insomma, a giudicare dai rispettivi comunicati stampa, i due leader hanno colto l’occasione per ribadire le proprie posizioni.

Il fronte caldo ucraino

Putin non ci va leggero e subito si concede una stoccata all’Occidente che ritene essere causa del conflitto contro Kiev. Guerra che infatti sarebbe “conseguenza diretta delle politiche degli stati occidentali“, che avrebbero “creato da molti anni una roccaforte antirussa” sul territorio guidato da Volodymyr Zelensky, “e che ora sta prolungando le azioni militari“, alimentando “il regime di Kiev con varie armi moderne“. Il tutto, in conseguenza a decisioni prese in molti anni, durante cui l’Occidente avrebbe ignorato gli interessi di sicurezza della Russia, creato un “radicamento antirusso” in Ucraina e tollerato le violazioni dei diritti dei residenti di lingua russa.

Macron, da parte sua, ha reiterato il suo “sostegno incrollabile” alla salvaguardia della integrità territoriale dell’Ucraina, e ha chiesto a Mosca l’istituzione, il prima possibile, di un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati tra i due protagonisti in conflitto per una soluzione solida e duratura. In assoluto, per l’inquilino dell’Eliseo la soluzione dovrebbe essere globale, eliminare le cause profonde e basarsi sulla realtà sul terreno.

In tal senso, Putin ha posto la condizione di una soluzione “a lungo termine che preveda l’eliminazione delle cause alla radice della crisi ucraina e riconosca le nuove realtà territoriali“, ovvero che riconosca i territori ucraini occupati come russi e riporti Kiev nell’orbita russa.

Quindi, le concezioni di cessate il fuoco restano incompatibili, anche se la speranza resta sempre quella: che si possa raggiungere un’intesa per proseguire i negoziati e che in quella sede si possa trovare un accordo che conduca al cessate il fuoco permanente, proprio come sembra voler agire lo stesso zar. Inoltre, la durata della telefonata e il fatto stesso che sia avvenuta fanno pensare a qualcosa che vada oltre la ritualità diplomatica.

Basti pensare al fatto che negli ultimi mesi, l’unico interlocutore che lo zar abbia avuto è stato il presidente Usa, Donald Trump. Mentre, dall’Europa non si avevano contatti con Mosca dallo scorso novembre quando l’ex cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva telefonato senza ottenere risultati e per di più suscitando non poche polemiche. Negli ultimi mesi, inoltre, a Macron è stata rilegata la figura di leader informale della “Coalizione dei volenterosi“, nonché politico europeo più a stretto contatto con Volodymyr Zelensky. Che sia un modo per scavalcare il tycoon e dare segnali di iniziativa da parte dell’Europa?

Putin e Macron sulla situazione Iran

Quanto al Medio Oriente, il feedback è che ci sia stata una sorta di sintonia nel “privilegiare una soluzione diplomatica” e far rispettare al regime di Ali Khamenei, il Trattato sulla non proliferazione nucleare (TPN), ovvero il trattato internazionale sulle armi nucleari che si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare. Infatti, i leader, secondo quanto riferiscono agenzie locali, si sarebbero trovati allineati anche sul valutare l’importanza di rispettare il diritto dell’Iran all’uso pacifico dell’energia nucleare.

E in questa accezione rientrava anche la cooperazione con l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’Energia atomica. Quindi, Russia e Francia hanno ribadito la propria responsabilità anche in quanto membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, “nel mantenimento della pace e della sicurezza“. Inoltre, sia in relazione al programma nucleare iraniano sia ad altre controversie in Medio Oriente, i due leader sono più volte ritornati sulla volontà di porre alla base di ogni risoluzione, mezzi politici e diplomatici.

Come procede il conflitto in Ucraina

Kiev è tornata a colpire in profondità nel territorio russo, a oltre mille chilometri dal fronte, prendendo di mira una “fabbrica militare” a Izhevsk, in Udmurtia. Il Servizio di sicurezza ucraino (Sbu) ha rivendicato l’attacco in cui sono morte almeno tre persone: “I droni dello Sbu hanno colpito la fabbrica Kupol he produce i sistemi di difesa aerea Tor e Osa, nonche’ droni per l’esercito russo“, ha riferito una fonte di intelligence ucraina all’agenzia Afp. La conferma è giunta anche da Mosca che vede un bilancio è di 3 morti e 35 feriti. 

Dal fronte russo, si erge la voce di Putin che ritorna inesorabile sulla sua volontà di conquistare Sumy, non lontano dal confine con la Russia: 50mila soldati di Mosca sono a 20 km dalla città ucraina, secondo i media Usa. Intanto, dalla sponda occidentale dell’Atlantico, il presidente americano, Donald Trump, afferma di star “seguendo da vicino la situazione”, ma dal Pentagono avrebbero sospeso le consegne all’Ucraina di alcuni missili per la difesa aerea e altre munizioni di precisione per il timore che le scorte di armi statunitensi possano scarseggiare.

Mentre, al largo della coste libiche, una petroliera probabilmente parte della flotta fantasma russa, è misteriosamente esplosa, diventando il quinto episodio che vede le navi passate per i porti russi, in modo da evitare gli embarghi ufficiali e poi esplose. Episodi, di cui le cause sono ancora da intercettare ma sembra abbastanza certo che non si tratti di incidenti.

In questo precario equilibrio geopolitico, resta difficile proiettare la mossa dell’Eliseo come una nuova iniziativa diplomatica europea parallela a quella apparentemente apparecchiata da Trump nella risoluzione del conflitto russo-ucraino.

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