Trump congelato di nuovo dai giudici: “Il governo è diffidato dallo schierare truppe a Los Angeles”

La giornata di domani potrebbe essere ancora più complessa di quelle passate. L'11 giugno è sia il compleanno di Donald Trump che l'anniversario dei 250 anni dell'esercito americano. A Washington per l'occasione si terrà una parata di dimensioni ingenti e il pericolo è che proteste si spostino anche lì

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Donald Trump stavolta non si tira indietro. Nella testa del Tycoon sembra aleggiare ancora il fantasma di quel “Trumps always chickens out” (Trump alla fine si tira sempre indietro), che gli è stato affibbiato a seguito dell’ennesimo passo indietro sui dazi. Sulle proteste di Los Angeles, però, il presidente degli Stati Uniti è pronto ad andare fino in fondo e punire coloro che con la violenza si stanno opponendo alle sue decisioni. Da 5 giorni Los Angeles è messa a ferro e fuoco dalle proteste scoppiate in seguito ai raid anti immigrati attuati dall’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Sono stati centinaia gli arresti e numerose le minacce dell’amministrazione Trump, eppure sembra che la popolazione della città degli angeli non sia pronta ad arrendersi, forte anche del sostegno del suo governatore. E proprio con Gavin Newsom lo scontro si fa più complesso. I due leader non hanno intenzione di abbandonare le loro posizioni: il repubblicano è pronto a mettere a ferro e fuoco la città pur di porre fine alle proteste, mentre il governatore continua a criticare gli approcci troppo violenti del governo, schierandosi a favore delle istanze dei manifestanti.

Lo Stato della California ha inoltre chiesto alla Casa Bianca di bloccare rapidamente il dispiegamento delle truppe, in quanto l’impiego della Guardia Nazionale non farebbe altro che fomentare le violenze, e la corte sembra aver accolto in pieno la richiesta della Regione del sole. “Il governo è temporaneamente diffidato dallo schierare truppe per far rispettare o aiutare gli agenti federali nell’applicazione della legge o per intraprendere qualsiasi azione che vada oltre la protezione di edifici federali“, si legge nell’ordinanza firmata dal giudice distrettuale Charles Breyer.

Trump: “Sono pronto ad invocare l’Insurrection Act”

La giornata di domani potrebbe essere ancora più complessa di quelle passate. L’11 giugno è sia il compleanno di Donald Trump che l’anniversario dei 250 anni dell’esercito americano. A Washington per l’occasione si terrà una parata di dimensioni ingenti e il pericolo è che proteste si spostino anche lì. In ogni caso, Trump si è detto pronto a rispondere nel caso in cui si verifichino rivolte. “Se ci saranno manifestazioni in altre città useremo forza uguale o maggiore“, ha infatti dichiarato.

Il Tycoon ha inoltre confermato di non avere alcun problema a invocare l’Insurrection Act, ovvero una norma che attribuisce al presidente Usa il potere di mobilitare l’esercito federale e la Guardia Nazionale, nel caso in cui ce ne fosse bisogno. i 2000 soldati e i 700 marines già inviati resteranno in città per almeno due mesi, o “finché ce ne sarà bisogno“.

Trump, comunque, non si lascia intimorire e prosegue nel suo piano per la liberazione degli Usa dagli immigrati illegali. Il Tycoon ha infatti annunciato che nelle prossime ore potrebbero cominciare le deportazioni di 9.000 migranti a Guantanamo, la prigione una volta destinata ai terroristi dell’11 settembre che Trump ha adibito come centro di detenzione di immigrati illegali. Un provvedimento bandiera necessario a dimostrare la forza del governo Usa e al contempo diminuire i flussi di immigrati illegali nel Paese.

Trump: “Se non avessi mandato le truppe, Los Angeles sarebbe in fiamme

La decisione del tycoon di inviare la Guardia Nazionale sul posto arriva dopo due giorni di proteste contro gli agenti dell’immigrazione nella metropoli californiana, che si sono allargate anche a San Francisco arrivando a oltre 150 arresti solo nella giornata di ieri.

Una scelta, però, che non è apparsa all’amministrazione californiana una risposta adatta a quanto stava accadendo. Il governatore Gavin Newsom ha quindi deciso di presentare una causa contro il titolare della Casa Bianca. E così, Donald Trump ha evocato il suo arresto per la sua opposizione all’uso della guardia nazionale contro le proteste. “Io lo farei“, ha risposto ai cronisti il Presidente a stelle e strisce che gli chiedevano se lo zar del confine Tom Homan dovrebbe arrestare il governatore californiano. Nel definire “agitatori professionisti e insurrezionalisti che dovrebbero essere in prigione, brutte persone”, tutti coloro che stanno protestando, il tycoon mantiene il pugno duro finché gli scontri non termineranno.

Ma lo scontro tra i due leader non era un fuoco di paglia. Il governatore Newsom ha annunciato una seconda causa contro la decisione dell’amministrazione statunitense di dispiegare altri 2000 uomini della Guardia nazionale e 700 marines per le proteste anti illegali a Los Angelse. Il governatore inoltre ha promesso anche un aumento di 800 agenti locali e statali.

Il punto di vista di Trump è chiaramente differente e a sostegno delle sue gesta salva mondo. “Se non avessi ‘mandato le truppe’ a Los Angeles le ultime tre notti, quella città, un tempo splendida e grandiosa, sarebbe ora in fiamme, proprio come 25.000 case rase al suolo a causa di un governatore e un sindaco incompetenti“, sostiene il presidente e stelle e strisce riferendosi a Newsom e Karen Bass anche per i ritardi sulla ricostruzione post incendi scoppiati lo scorso gennaio.

Los Angeles, lo scoppio della guerriglia

L’antefatto che ha scatenato la guerriglia civile ha origine venerdì scorso quando gli agenti avevano arrestato un centinaio di persone nella città di Los Angeles come previsto dal piano antimmigrazione di Trump, che di recente ha adottato il difficile obiettivo di 3.000 arresti al giorno a livello nazionale. Gli uomini di Ice, l’Immigration and Customs Enforcement, si erano recanti proprio venerdì nella città californiana per attuare quanto richiesto dalla Casa Bianca.

Mentre domenica mattina erano arrivate le prime 300 unità della Guardia nazionale per “difendere gli edifici federali“. Nel pomeriggio però erano giunti centinaia di manifestanti in parte allontanati anche con l’uso di lacrimogeni e spray al peperoncino, che hanno poi bloccato il traffico di un’arteria importante costituita da auto a guida automatica che sono state date a fuoco, oltre al lancio di svariate molotov contro gli agenti.

Alla domanda se servisse davvero l’intervento della Guardia nazionale a Los Angeles, il sindaco angeleno ha risposto che non l’avrebbe chiamata subito ma dinanzi alla violenza verificatasi nelle serate “penso che dobbiamo valutare le cose“. Il governatore democratico della California ha fatto causa la prima volta al governo federale per l’invio di truppe, affermando che hanno infiammato le tensioni. Ma Trump, in sua difesa, aveva citato il “Title 10“, la legge che permette all’inquilino della Casa Bianca di mandare truppe federali se gli Stati Uniti vengono invasi, se c’è una “ribellione o rischio di ribellione” o è “incapace con le forze regolari di applicare le leggi“.

Di norma, la Guardia nazionale non può intervenire come forza dell’ordine tra i civili. “Title 10” però lo consente per proteggere la proprietà federale, non possono insomma arrestare i manifestanti ma possono proteggere gli agenti Ice. Inoltre, è previsto che l’ordine venga dato “attraverso i governatori“, ma al contempo, vari esperti hanno anche specificato che lo stesso governatore non può opporsi al presidente.

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