Nel 30esimo anniversario del Pride ungherese, il corteo sfida il ban di Viktor Orban, che promette “conseguenze legali” per chi partecipa. Il braccio di ferro del premier, però, non è solo politico e contro la società civile ungherese, rappresenta anche l’ennesima sfida alle istituzioni Ue e ai valori comunitari.
Nonostante gli scontri e i divieti, gli organizzatori fanno sapere che il corteo ha raggiunto i 200mila partecipanti, un’affluenza senza precedenti per la marcia del Pride ungherese. Qui, prende la parola il sindaco di Budapest, Gergely Karacsony, che ha reso possibile la manifestazione, il quale su Facebook, ha elogiato l’affluenza record, ironizzato sul premier: “Grazie, Viktor Orbán, per aver promosso una società più tollerante“.
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I contestatori di estrema destra
In questo contesto, si inseriscono i gruppi di estrema destra ungherese che hanno attivato diverse controproteste lungo il percorso della manifestazione Pride. Cosa, come era da aspettarsi, sta creando tensioni nella città ungherese. Nello specifico, i militanti del partito estremista ungherese Patria Nostra hanno bloccato con le auto il ponte Szabadsag, tappa del percorso programmato del Pride. E la polizia sembra non stia intervenendo per cercare di prevenire qualsiasi tipo di disordine pubblico.
Anzi, la polizia ha diffuso una nota online circa l’andamento della giornata, che a detta dell’agenzia Ansa si starebbe snodando in modo pacifico, mentre per le forze dell’ordine, i manifestanti non starebbero collaborando. “Il traffico stradale e pedonale sul luogo del corteo è caotico e paralizzato. Il percorso effettivo del corteo annunciato è incerto“, e la Polizia starebbe facendo tutto il possibile per garantire la sicurezza sul tratto stradale interessato. Secondo quanto riferito dalla stessa agenzia di stampa, lungo il corteo risulterebbero dispiegati solo pochi agenti a volto scoperto e alcuni blindati della polizia defilati agli angoli delle strade. E gli episodi di contestazione registrati sarebbero molti pochi e assolutamente non violenti “da parte di alcuni elementi isolati contrari alla marcia, ma sinora nessun incidente“.
Orban vs von der Leyen
Infatti, il 26 giugno è iniziata una querelle a colpi di invettive con il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che chiedeva a Budapest di consentire il regolare svolgimento della Pride per le strade ungheresi. La replica di Orban via X si può riassumere in un delicato e sofisticato “si faccia gli affari propri” e nell’apostrofo apposto per cui la commissaria sembra comportarsi come un generale del Partito Sovietico.
La risposta del numero uno della Commissione si rigenera poi nell’appello che ha lanciato a Budapest, in cui ricorda i valori dell’uguaglianza e non discriminazione, “sanciti nei nostri trattati e devono essere rispettati in ogni momento in tutta l’Ue“. Von der Leyen ha invitato le autorità ungheresi a revocare il divieto e lo stesso hanno fatto trentatrè Paesi che si sono espressi a sostegno della marcia.
Pride di Budapest, cosa si prevede
E così, il Pride sfida Orban, richiamando un numero record di partecipanti alla marcia nonostante il divieto imposto dal premier ungherese. La coalizione di governo ha modificato le leggi e la Costituzione per bollare la celebrazione annuale al fine di “proteggere i minori“. Ma le sue iniziative hanno suscitato proteste in patria e condanne da parte dell’Ue e dei gruppi per i diritti umani.
Il premier ha avvertito che, anche se la polizia non “disperderà” il corteo, coloro che vi prenderanno parte devono essere consapevoli di andare incontro a “conseguenze legali“. E nonostante il rischio di una multa fino a 500 euro e un anno di carcere, si prevede che i partecipanti superino le 35.000 persone, appoggiati da Ministri di diversi paesi dell’Ue e decine di parlamentari europei, che parteciperanno nella sfida al divieto, come accaduto a Mosca nel 2006 e a Istanbul nel 2015.
Secondo quanto stabilito dalle ultime modifiche legislative, le autorità sono autorizzate a utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti: telecamere appena installate sono apparse sui lampioni lungo il percorso previsto per la marcia. Tuttavia, il sindaco di Budapest, Gergely Karacsony, oppositore di Orban e che aiuta gli organizzatori ad archestrare il corteo per evitare il più possibile l’intervento delle forze dell’ordine, ha insistito sul fatto che nessun partecipante potrà subire ritorsioni.
Questo proprio perché la marcia, questa volta co-organizzata dal municipio, è un evento comunale e non richiede l’autorizzazione della polizia. “La polizia ha un solo compito, ed è serio: garantire la sicurezza dei cittadini ungheresi ed europei che partecipano all’evento“, ha puntualizzato Karacsony durante un briefing con la commissaria europea per le pari opportunità, Hadja Lahbib.
Le strette di Orban ai diritti Lgbtq
Dal ritorno di Orban al potere nel 2010, l’Ungheria ha costantemente ridotto i diritti Lgbtq. Le modifiche legislative hanno di fatto impedito alle coppie dello stesso sesso di adottare bambini, hanno impedito alle persone transgender di cambiare nome o genere nei documenti ufficiali e una legge del 2021 ha vietato “l’esposizione e la promozione” dell’omosessualità ai minori di 18 anni.
A marzo, i legislatori hanno approvato un disegno di legge contro la marcia annuale del Pride, modificando la legge del 2021 per vietare qualsiasi raduno che ne violi le disposizioni. Un mese dopo, anche il parlamento ha adottato una modifica costituzionale per rafforzare le basi giuridiche del divieto.
L’Onda Pride in Italia
Il Pride vietato di Budapest che sta scorrendo nelle vie della città con la partecipazione di oltre 70 parlamentari europei, insieme alla segretaria del Pd Elly Schlein e il leader di Azione Carlo Calenda, nonché una delegazione di M5s, Avs e Più Europa. A mancare all’appello però una militante che aveva annunciato che sarebbe stata in prima fila contro “la repressione di Orban“: Ilaria Salis, che ha deciso di sfilarsi temendo ritorsioni per la sua incolumità.
Intanto, sono sei i cortei che, nella giornata in cui si celebra l’anniversario dei moti di Stonewall, attraverseranno le città per l’Onda Pride, la manifestazione nazionale organizzata dall’associazione Arcigay e dalle altre associazioni locali e nazionali. A Bologna sfila il Rivolta Pride, mentre a Bolzano debutta il Südtirol Pride. E ancora Milano Pride, Salerno Pride, Sassari Pride e domani toccherà alla Sicilia con il Ragusa Pride.
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