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Netanyahu rivendica controllo totale su Gaza: “Con guida Idf stop a crisi umanitaria”

Nel corso della conferenza stampa, Netanyahu si è detto pronto a procedere con un cessate il fuoco temporaneo a Gaza, ma solamente se questo sarà funzionale alla liberazione degli ostaggi. In ogni caso, il conflitto si concluderà solo con l'eliminazione completa di Hamas e la smilitarizzazione della Striscia

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Benjamin Netanyahu è tornato a parlare davanti ai giornalisti dopo 163 giorni dall’ultima conferenza stampa. Cinque lunghi mesi in cui la situazione nella Striscia di Gaza è gradualmente peggiorata, nonostante le sei settimane di tregua che hanno permesso l’entrata degli aiuti umanitari e la liberazione di una buona parte degli ostaggi da entrambe le parti.

Oggi la situazione nella Striscia è catastrofica e sembra essere sull’orlo di un significativo peggioramento. Il primo ministro israeliano ha ribadito l’intenzione del suo governo di prendere il controllo totale di Gaza, con l’obiettivo di smilitarizzarla, eliminare Hamas alla radice e al contempo permettere ai cittadini che sono intenzionati di lasciare il territorio.

Inizialmente, come chiarito da Netanyahu, i gazawi saranno spostati nel sud della Striscia, per poi essere trasferiti in un altro Stato, come previsto dal piano presentato dal presidente Usa, Donald Trump. “Si tratta di un progetto così corretto, così rivoluzionario, che dice qualcosa di semplice: i residenti di Gaza che vogliono andarsene potranno andarsene“, ha sostenuto il primo ministro, secondo cui questo piano sarà attuato solamente a seguito dell’eliminazione completa di Hamas.

Netanyahu: “Dobbiamo evitare crisi umanitaria per mantenere la nostra libertà di azione”

Nel corso della conferenza stampa, Netanyahu si è detto pronto a procedere con un cessate il fuoco temporaneo a Gaza, ma solamente se questo sarà funzionale alla liberazione degli ostaggi. La priorità dello Stato di Israele resta quella di garantire la sicurezza dei suoi cittadini, compresi quelli che si trovano ancora nelle mani di Hamas. Secondo il premier i 20 ostaggi ancora presenti nel territorio palestinese sarebbero tutti in vita.

Una rassicurazione che al momento non ha riscontri pubblici, ma che sembra rincuorare le famiglie che ormai da più di un anno attendono di riabbracciare i loro cari. Intanto, fonti mediche hanno invece confermato che nelle ultime 24 ore a Gaza sono morte 82 persone a causa degli attacchi israeliani perpetrati nel corso dell’operazione “Carri di Gedeone“.

L’allargamento dell’offensiva ha avuto inizio la scorsa settimana, con risultati catastrofici. Le morti per le aggressioni e le offensive si aggiungono a quelli dovuti alla fame e alla mancanza di beni essenziali. Una situazione al limite dell’umano che avrebbe portato ad una rivolta delle istituzioni euro atlantiche, e non solo, che hanno esortato Israele a permettere nuovamente l’entrata di aiuti umanitari nella Striscia.

I valichi erano stati chiusi in contemporanea con la ripresa delle ostilità, in quanto secondo Israele i beni erano totalmente utilizzati da Hamas per il suo sostentamento. A seguito delle pressioni internazionali, Netanyahu ha permesso l’arrivo di centinaia di camion di proprietà di organizzazioni umanitarie, annunciando poi l’intenzione di collaborare con gli Usa alla costruzione di stazioni di distribuzione private, necessarie a garantire alla popolazione il sostentamento di cui ha bisogno.

Dobbiamo evitare una crisi umanitaria per mantenere la nostra libertà di azione operativa“, ha spiegato il premier, aggiungendo che parte dell’operazioneCarri di Gedeone” è finalizzata proprio a questo risultato. L’offensiva è caratterizzata da tre fasi: la prima prevede un flusso di aiuti alimentari di base a Gaza, la seconda l’apertura di punti di aiuto da parte di aziende americane e la terza lo spostamento degli abitanti di Gaza verso sud verso punti organizzati.

Una volta raggiunti tutti gli obiettivi, ovvero la liberazione della Striscia da Hamas, così come la smilitarizzazione del territorio, le truppe dell’Idf prenderanno il controllo totale della Striscia, evitando che nuove crisi umanitarie possano verificarsi.

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