Way Technological Systems

Nato, riscaldamento pre vertice su riarmo e difesa Ue: al pressing di Rutte risponde la cautela di Meloni

Il Segretario generale dell'alleanza atlantica è atterrato a Roma dove ha preso parte al summit europeo per la difesa dopo un vis à vis con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con la quale ha approfondito i principali dossier in vista del vertice Nato tra sicurezza collettiva e costruzione di un'industria per la difesa sempre più innovativa e competitiva

8 Min di lettura

Il messaggio è chiaro: “Bisogna spendere di più in armi“. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, è stato cristallino a sciogliere il nodo delle spese militari, per cui gli Usa chiedono ai partner europei di arrivare al 3,5% del Pil entro il 2032 per le spese militari dirette (acquisto, mantenimento e operatività delle forze armate) e all’1,5% per le spese di sicurezza in senso lato, quindi investimenti in infrastrutture strategiche, ricerca tecnologica, cybersicurezza e opera dual use.

Nel corso del bilaterale con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, secondo quanto spiegato da una nota di Palazzo Chigi, è stato possibile approfondire i vari punti dell’agenda in preparazione del prossimo vertice Nato che si terrà nei Paesi Bassi, con particolare riferimento alle spese per la sicurezza collettiva e alla costruzione di un’industria per la difesa sempre più innovativa e competitiva, in complementarietà con l’Unione europea. Quindi, un incontro incentrato sulla preparazione di una concreta alleanza transatlantica dinanzi alle crescenti sfide alla sicurezza europea.

In quell’ora di dialogo tra Meloni e Rutte, quindi, è stata anche sottolineata la necessità, per i membri della Nato, di aumentare le spese militari. Un tema spinoso per l’Italia che, attualmente, dedica alla difesa meno dell’1,5% del Pil. Dunque, ben al di sotto del 2% raccomandato dall’Alleanza o del 5% richiesto dalla Casa Bianca. In questa sede, gradualità, flessibilità e criteri realistici, sono stati i tre temi cardine sui quali Meloni ha costituito la sa controproposta sull’aumento della spesa militare.

Insomma, l’Italia è disposta a fare la propria parte ma con metodo, come ribadito dalla stessa Presidente del Consiglio che è stata netta: “Siamo affidabili, ma realistici“. E così, a Rutte la premier ha posto sul tavolo una strategia delineata nell’ottica di assicurare gli alleati mentre si tiene insieme credibilità internazionale e conti pubblici. Ovvero, un aumento massimo all’anno pari allo 0,2% del Pil, con verifica intermedia delle condizioni nel 2029 e soglia del 5% raggiungibile entro il 2035.

In ogni caso, il modo per riflettere meglio l’impegno reale dei Paesi membri, senza pesare solo sulle dotazioni militari pure, insieme al ritmo degli aumenti, sarà affrontato nel vertice Nato dell’Aja il 24 e 25 giugno, dove la sola certezza è che un accordo è di priorità massima.

Dopo il vis à vis con la premier, Rutte ha raggiunto Villa Madama per prendere parte al vertice sulla difesa del formato Weimar plus, ovvero con i Ministri degli Esteri di Italia, Germania, Francia, Polonia, Regno Unito e Francia, più l’Ucraina.

Nella sede di rappresentanza della presidenza del Consiglio, infatti, il capo dell’alleanza atlantica lancia l’allarme: “Entro il 2029-2030 la Russia potrebbe essere pronta a tentare qualcosa contro il territorio Nato“. Un allarme che a Roma è stato accolto con cautela, in quanto pende sulle spalle dell’Ue il pericolo dei dazi o si minaccia il disimpegno dei soldati Usa nelle basi Nato europee. Insomma, serve una cornice stabile in cui poter attuare gli obiettivi richiesti.

Una posizione ribadita anche dal Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha sottolineato anche la necessità di avere “più tempo e flessibilità”. Il conto per l’Italia, considerando la richiesta statunitense, ammonterebbe a 113 miliardi l’anno. A tal proposito il Ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, è intervenuto spiegando che Roma intende “rafforzare la Nato, siamo convinti che serva una difesa europea con un pilastro europeo forte insieme ad un pilastro americano forte“. Motivo per cui, l’Italia si dice favorevole ad intraprendere più spese per la sicurezza, ma la questione che grava sulle spalle italiane è quella del “timing“.

Tajani, difatti, solleva la difficoltà di affrontare una spesa di questo tipo in riferimento alle tempistiche richieste: occorrerebbero almeno 10 anni per raggiungere i nuovi obiettivi. Per l’Italia, quindi, “serve più flessibilità e mi pare che andiamo nella giusta direzione e si possa trovare un accordo prima del vertice dell’Aja” previsto in agenda dal 24 al 26 giugno. Per il capo della Farnesina, è anche “difficile poter raggiungere alcuni obiettivi se c’è un incremento dei dazi”.

In tal senso, Rutte usa parole-balsamo per l’Italia, “alleato importante“. Nel breve punto stampa post incontro, Rutte ritorna con insistenza sull’aumento della produzioni di armi. “L’Italia è attiva in tutto il territorio Nato, ad esempio, alla guida delle quattro forze terrestri in Bulgaria, ma anche in tante altre missioni” e “ha una base industriale di difesa di cui siamo molto orgogliosi, Leonardo, ma anche tante altre grandi e piccole aziende industriali della difesa, e abbiamo bisogno di tutte, comprese quelle in Francia, Germania e in tutta la Nato, anche negli Stati Uniti, per produrre ancora di più”.

Nel corso della ministeriale Weimar plus, guidata proprio dal vicepremier forzista, gli spunti sono stati vari e considerevoli. In concreto e come sollevato dal numero uno dell’Alleanza, il futuro della sicurezza euro-atlantica dipende da uno “sforzo collettivo, innovativo e coordinato” in grado di rispondere alle minacce russe.

Difatti, dopo aver sfangato lo spigoloso nodo dell’investimento nelle armi, la principale sfida che l’alleanza deve fronteggiare, resta la Russia. Rutte ritorna sui complicati colloqui di pace tra Mosca e Kiev, che si stanno affrontando su iniziativa statunitense. “Vanno avanti con un approccio graduale e cerchiamo di fare progressi, riconosce il Presidente Nato spezzando una lancia a favore del Presidente Trump: “Ciò che ha fatto è davvero cruciale, ha sbloccato la situazione avviando colloqui diretti con Putin e lo elogio per questo”.

A questo punto, per Rutte, è “necessario garantire che l’Ucraina rimanga il più forte possibile, che sia in grado di difendersi, e cercare di fare tutto il possibile per portare l’Ucraina a una pace duratura contro questo attacco russo immotivato, che continua ancora”. Oltre, chiaramente, a dover garantire la difesa “del territorio della Nato, in 5-10 anni”.

Quindi, al vertice Nato, il tema caldo sarà la difesa europea e con un obiettivo chiaro: progetti comuni e fondi Ue per tagliare i costi e rafforzare le capacità militari di tutti. Ma, in gioco c’è anche la sfida di costruire una vera cooperazione multilivello che possa aiutare a disegnare e mantenere una regia comune affinché l’Unione non resti un colosso economico in panchina bensì una stratega silenziosa.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo
consorzio arcale