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Musk si pente: “I miei post contro Donald Trump sono andati troppo oltre”

Musk ha sfruttato la sua piattaforma social per confessare che i file di Jeffrey Epstein, il re della finanza Usa accusato di sfruttamento della prostituzione, non sarebbero stati pubblicati in quanto tra i suoi clienti figurerebbe il presidente Trump

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Elon Musk torna sui suoi passi dopo i post pubblicati contro il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, a seguito del litigio che li ha visti protagonisti. L’uomo più ricco del mondo ha cercato di fare ammenda, dicendosi “rammaricatoper alcune delle sue dichiarazioni pubblicate contro il Commander in Chief. “Sono andato troppo oltre“, ha infatti dichiarato sui suoi canali social, cercando di minimizzare quanto avvenuto.

Al momento non è chiaro come siano evoluti i rapporti tra i due miliardari, dopo che lo scorso 5 giugno hanno utilizzato i loro social per criticarsi reciprocamente, scendendo anche in dure accuse di tipo personale. La questione è nata lo scorso 5 giugno dopo che il presidente Usa ha incontrato il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e ha sfruttato la conferenza stampa che ha seguito il vertice per affondare contro il patron di Tesla.

Secondo il titolare della Casa Bianca, Musk sarebbe stato mosso da motivazioni personale nelle sue critiche alla legge di bilancio Usa e si è detto “molto deluso” dal comportamento del suo ex collaboratore. Dopo una campagna elettorale stellare, in cui i due si sono allineati al fine di portare il repubblicano alla vittoria, i primi mesi di governo sono stati costellati da alcune piccole crisi che a mano a mano hanno logorato il loro rapporto.

La legge di bilancio Usa spezza il rapporto tra Musk e Trump

Il punto di rottura cruciale è però arrivato con la presentazione da parte del presidente Usa della “One Big, Beautyful Bill“, ovvero la legge di bilancio che promette di riportare l’economia americana alla sua età dell’oro. Analizzando il documento, però, Elon Musk avrebbe individuato alcuni passaggi piuttosto pericolosi, che rischiano di minare le intenzioni del Tycoon e soprattutto di annullare gli sforzi da lui compiuti a capo del Doge, il Dipartimento dell’Efficienza governativa, creato appositamente per la sua persona.

Nei primi quattro mesi dell’amministrazione Trump, Musk ha avuto il compito di snellire la burocrazia e la spesa pubblica americana, con l’obiettivo di rendere meno pesante i costi per le casse dello Stato. La legge di bilancio, invece, andrebbe nella direzione opposta, almeno secondo l’analisi dell’uomo più ricco del mondo, in quanto rischierebbe di aumentare di 10mila miliardi le spese del Paese in un decennio.

Musk e Trump: guerra a colpi di Tweet

In uno dei suoi primi post, il proprietario di X, ha definito questa legge come un “disgustoso abominio“, mettendo in guardia la popolazione americana sui reali obiettivi del loro presidente. Uno smacco durissimo, che ha ovviamente infuriato Trump, il quale ha temuto di essere delegittimato dalla stessa persona che lo ha aiutato a diventare presidente. Il miliardario ha anche ipotizzato di ostacolare il lavoro del Tycoon, presentando un nuovo partito, “The american party“, che possa raccogliere i consensi di quella parte di popolazione che non si riconosce né nelle fila dei repubblicani né in quelle dei democratici.

Il colpo più duro ha però riguardato la vita personale del presidente Usa. Musk ha sfruttato la sua piattaforma social per confessare che i file di Jeffrey Epstein, il re della finanza Usa accusato di sfruttamento della prostituzione, non sarebbero stati pubblicati in quanto tra i suoi clienti figurerebbe il presidente Trump. Questo stesso post è stato poi cancellato lo scorso sabato. Un’accusa durissima, che è stata seguita poi da alcuni giorni di silenzio, fino a ieri, quando Musk ha appoggiato Trump nella sua battaglia contro le rivolte di Los Angeles.

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