Una serie di raid israeliani nel nord della Cisgiordania occupata, in Medio Oriente, hanno provocato la morte di 10 palestinesi, come confermato dalla Mezzaluna rossa. Sembrerebbe che l’offensiva dell’Idf abbia colpito diversi territori: due palestinesi sono stati uccisi nella città di Jenin, quattro nel bombardamento di un’auto in un villaggio vicino e altri quattro in un campo profughi vicino alla città di Toubas. L’attacco, avvenuto nella notte, sembra confermare come la tensione in questa regione stia aumentando di giorno in giorno.
L’operazione delle forze israeliane ha avuto luogo a due giorni di distanza da un attacco aereo in Cisgiordania, in cui secondo l’Autorità palestinese sono state uccise cinque persone. Nella regione occupata, i coloni israeliani e i palestinesi spesso danno avvio a duri scontri. L’ultimo sarebbe avvenuto lo scorso lunedì sera, quando un gruppo di palestinesi ha lanciato delle pietre contro degli ultrareligiosi, che hanno risposto a loro volta con dei colpi di arma da fuoco. Lo scontro ha richiesto l’intervento dell’esercito, che ha anche aperto un’inchiesta per chiarire se il comportamento delle truppe sia stato corretto.
Leggi Anche
Intanto, nella giornata di ieri Israele ha potuto tirare un sospiro di sollievo dopo la liberazione di un ostaggio ancora in vita, portato in salvo dalla Striscia di Gaza. L’uomo è un arabo palestinese, Qaid Farhan al-Qadi, 52 anni, trovato all’interno di un tunnel e liberato. L’ostaggio è stato trasportato in ospedale dove ha potuto riabbracciare la sua famiglia e avere un colloquio telefonico con il presidente israeliano Isaac Herzog. Dagli Usa, invece, giungono segnali poco confortanti a causa del timore che l’Iran ed Hezbollah possano decidere di attaccare Israele da un momento all’altro.
Medio Oriente, la liberazione dell’ostaggio israeliano
Qaid Farhan al-Qadi è stato individuato dall’esercito israeliano in un tunnel a 25 metri di profondità nel Sud di Gaza. Non sono chiari i dettagli dell’operazione: da un lato il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, ha dichiarato che i militari hanno portato a termine l’operazione grazie a “informazioni precise“, mentre una fonte israeliana del New York Times ha sostenuto che il ritrovamento è avvenuto per caso durante un’operazione di individuazione di una rete di gallerie e cunicoli di Hamas nel sud di Gaza.
Qadi era prigioniero dal 7 ottobre scorso ed avrebbe raccontato all’esercito delle condizioni in cui è stato tenuto e della morte di un altro ostaggio, avvenuta lo scorso dicembre. “La gente lì soffre ogni minuto, facciamo di tutto per riportarli a casa. L’Idf sta facendo un lavoro santo, hanno rischiato la vita per salvarmi“, ha dichiarato l’uomo al telefono con il presidente Isaac Herzog, prima di potersi finalmente riunire con i suoi famigliari.
Medio Oriente, la rabbia e i dubbi degli Usa
Gli Stati Uniti temono che l’Iran sia ancora pronta ad attaccare lo Stato ebraico e per questo continuano a rafforzare la loro presenza nella Regione, pronti a difendere i loro alleati. Il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha sostenuto in un’intervista al Times of Israel che sarà complesso cercare di prevedere un possibile attacco, per cui l’attenzione deve rimanere alta in ogni momento.
“Il nostro messaggio all’Iran è coerente, lo è stato e rimarrà coerente. Primo, non fatelo. Non c’è motivo di intensificare questa situazione. Non c’è motivo di iniziare potenzialmente una sorta di guerra regionale totale. E secondo, saremo preparati a difendere Israele se si arriverà a questo” ha dichiarato il portavoce, tentando di calmare le tensioni in Medio Oriente. Sembrerebbe, però, che l’amministrazione Biden abbia anche iniziato a nutrire qualche avversità nei confronti del ministro sella Sicurezza nazionale israeliano e leader dell’estrema destra Itamar Ben Gvir.
Secondo gli Usa, quest’ultimo sarebbe divenuto un pericolo per lo Stato ebraico, poiché con le sue dichiarazioni e le sue azioni starebbe istigando le reazioni dell’Iran. In particolare, Washington ha reagito molto duramente alle parole di Ben Gvir sulla possibilità della costruzione di una sinagoga sulla Spianata delle Moschee, il Monte del Tempio per gli ebrei, luogo sacro per entrambe le religioni ed epicentro di forti tensioni a Gerusalemme.
Secondo gli Usa questa iniziativa “dimostrerebbe un palese disprezzo per lo status quo storico dei luoghi santi di Gerusalemme” e “le continue dichiarazioni e azioni sconsiderate di questo ministro non fanno che seminare caos e aggravare le tensioni in un momento in cui Israele deve restare unito contro le minacce dell’Iran e dei suoi alleati, tra cui Hamas e Hezbollah. Esse minano direttamente la sicurezza di Israele“.
© Riproduzione riservata