Dopo due intensi giorni di incontri, discussioni e momenti di stallo, i negoziati a Doha per la cessazione delle ostilità in Medio Oriente e la restituzione degli ostaggi si sono conclusi. Almeno per ora. Anche questa volta, infatti, i mediatori hanno lasciato il Qatar senza aver effettivamente costruito un ponte tra Israele e Hamas, ma solo avendo iniziato a discutere di possibili soluzioni. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si dice soddisfatto, perché “un accordo non è mai stato così vicino“, mentre Hamas continua a nutrire dubbi su quanto discusso.
Incertezze che sarebbero state confermate dal raid israeliano che nella notte ha colpito le tende degli sfollati nella Striscia di Gaza, uccidendo almeno 17 persone. Un attacco che ha dimostrato ancora una volta ad Hamas che Israele non ha intenzione di lasciar perdere la questione. Si fa sempre più strada, infatti, l’ipotesi che lo Stato ebraico decida di non fermare la sua guerra finché non avrà realmente distrutto gli alti vertici dell’organizzazione terroristica palestinese. Il nuovo obiettivo, ad oggi, potrebbe essere il successo di Ismail Haniyeh, il nuovo capo di Hamas Yayha Sinwar.
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Come gestire una situazione così complessa? Per il momento la soluzione secondo i mediatori è quella di portare avanti i negoziati. Nel corso della prossima settimana sono infatti previsti nuovi incontri, dove è possibile che possa partecipare in presenza anche una delegazione di Hamas. Uno dei nodi da sciogliere riguarda gli ostaggi nelle mani dell’organizzazione palestinese. Sono ancora in vita? Un dettaglio che potrebbe rivelarsi cruciale alla luce delle mediazioni e che potrebbe ovviamente cambiare il comportamento di Israele nei confronti dell’accordo.
Medio Oriente, l’insoddisfazione di Hamas
I due giorni di colloqui a Doha si sono conclusi con una nota dei mediatori che, alla fine della giornata di ieri, hanno sostenuto che “i team continueranno il lavoro tecnico nei prossimi giorni sui dettagli dell’attuazione, comprese le disposizioni umanitarie dell’accordo, nonché le specifiche relative agli ostaggi e ai detenuti“. Si tratterebbe di parole incoraggianti, che rispecchierebbero la soddisfazione e le speranze di Joe Biden, ma che sono state totalmente smentite da Hamas.
“I risultati degli incontri di Doha, di cui siamo stati informati, non includono l’impegno a rispettare quanto concordato il 2 luglio” ha dichiarato l’organizzazione palestinese, di fatto smentendo l’entusiasmo americano. Hamas stessa ha infatti dichiarato che gli Usa starebbero tentando di creare “una falsa atmosfera positiva” perché “non hanno realmente l’intenzione di fermare la guerra a Gaza, ma stanno solo cercando di guadagnare tempo“. Queste dichiarazioni, però, non preoccupano affatto il governo americano.
Il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha infatti sostenuto che anche colloqui svolti in passato con esito positivo “sono andati in modo molto simile a quelli odierni“, mentre un funzionario presente a Doha ha sottolineato che Hamas sarà costretto ad accettare gli accordi perché “se dovessero dire di no dovrebbero pensare alle conseguenze per la gente di Gaza“. L’accordo, infatti, sarebbe pronto e dovrebbe essere solamente implementato in alcune sue parti; questo, quindi, si baserà sulla proposta presentata da Biden lo scorso 31 maggio e rispetterà la Risoluzione 2735 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
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