Anthony Blinken ha concluso la visita di Stato in Medio Oriente, a seguito di varie tappe in Israele, in Egitto e in Qatar con l’obiettivo di mediare un cessate il fuoco definitivo nella Striscia di Gaza. Se dopo il colloquio con il primo ministro israeliano Benjamin Netnayahu, le speranze per una risoluzione del conflitto erano piuttosto alte, vista l’accettazione dell’accordo da parte dello Stato ebraico, oggi le aspettative sembrano essersi affievolite.
Secondo due alti funzionari Usa e due israeliani, l’accordo per il cessate il fuoco in Medio Oriente sarebbe “sull’orlo del fallimento“. “Non sappiamo se Sinwar vuole l’accordo” hanno dichiarato a Politico, sottolineando che “se non lo volesse, c’è la possibilità che l’Iran attacchi e la situazione degeneri“. Lo Stato islamico iraniano sta infatti intimando Israele di porre fine delle ostilità, pena una controffensiva che serva da vendetta per l’uccisione del capo di Hamas Ismail Haniyeh. Una promessa che è in stallo da settimane e che oggi si riaccende, preoccupando sia l’Occidente che lo Stato ebraico.
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Tra Hamas e Israele, però, non sembrerebbero esserci volontà di collaborazione. Entrambe le parti sarebbero ancora ferme sulle loro posizioni e le minime aperture gli uni nei confronti degli altri non sembrerebbero bastare per permettere un vero e proprio accordo. Nonostante queste premesse, Anthony Blinken continua a nutrire fiducia nei prossimi negoziati a Il Cairo, previsti per domani e venerdì, che il segretario ha definito “un’ultima chance per la tregua“. Anche su questa possibilità, però, sembrerebbero esserci degli ostacoli da parte di Israele, come conferma un funzionario: “Non è affatto sicuro che ci sarà un vertice, se ci fosse, non ci sarebbe nulla di cui parlare finché lo Stato ebraico resterà sulla sua posizione“.
Medio Oriente, la nuova promessa di vendetta dell’Iran
La possibilità che un accordo tra Israele e Hamas non arrivi ha riacceso la furia dell’Iran, che ha promesso nuovamente vendetta contro lo stato Ebraico. “La risposta dell’Iran all’assassinio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran avverrà in un momento e in un modo che i sionisti non si aspettano” ha dichiarato la missione iraniana all’Onu, facendo riemergere i timori dell’Occidente sulla possibilità di una escalation nei territori del Medio Oriente.
“Forse quando i loro occhi saranno puntati al cielo e allo schermo del radar verranno sorpresi da terra, e forse una combinazione di entrambi” avrebbero sostenuto fonti iraniane, aggiungendo che “la risposta dell’Iran dovrebbe avere due risultati chiari: punire
l’aggressore della sovranità nazionale dell’Iran e rafforzare il potere di deterrenza iraniano, che porterà il profondo rimorso del regime israeliano a prevenire qualsiasi futura aggressione“.
Il nodo dei territori palestinesi occupati da Israele
L’accordo per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas nei territori della Striscia di Gaza non sarebbe applicabile perché entrambe le fazioni in gioco non sarebbero disposte ad accettare le richieste dell’altro. Da un lato Hamas vorrebbe che le truppe israeliane abbandonino completamente i territori palestinesi, in modo che i civili possano tornare nelle loro case e nei loro villaggi, dall’altro Israele non ha intenzione di lasciare in mano all’organizzazione terroristica i territori chiave dello stretto di Rafah, del corridoio di Filadelfia e del Netzarim.
Si tratterebbe infatti di zone che permetterebbero alla Palestina l’entrata di aiuti umanitari e di armi e che per questo Israele vorrebbe mantenere sotto il suo controllo. Secondo Hamas, che non partecipa direttamente ai negoziati per la pace, l’ultimo accordo accettato dallo Stato ebraico non rispetterebbe abbastanza le sue richieste.
Il piano prevedrebbe un cessate il fuoco iniziale di sei settimane, durante le quali un numero limitato di ostaggi israeliani donne, anziani e malati verrebbero liberati in cambio di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Sarebbe estensibile indefinitamente mentre i negoziatori stabiliscono la seconda fase, in cui soldati e corpi verrebbero restituiti, le truppe israeliane inizierebbero a ritirarsi da Gaza e ai civili palestinesi sfollati verrebbe consentito di tornare alle loro case nel nord della striscia.
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