Marwan Barghouti, uno dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, non sarò rilasciato nell’ambito dell’accordo di scambio tra Hamas e Israele. Ad annunciarlo è stato l’ufficio del primo ministro dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu. L’organizzazione terroristica palestinese ne aveva infatti chiesto la liberazione nell’ambito delle trattative che si sono tenute a Doha, in vista della creazione di un governo tecnico. Lo stesso Netanyahu aveva però immediatamente posto un “veto” sulla possibilità, sostenendo che Barghouti sia “un emblema del terrorismo” e che, in quanto tale, non lascerà mai il carcere.
Il cittadino palestinese si trova in carcere dal 2002, in quanto accusato di essere uno dei più pericolosi terroristi della Palestina. Secondo lo Stato ebraico avrebbe ricoperto ruoli di grande importanza nel corso della seconda Intifada. Un tribunale israeliano lo ha anche giudicato colpevole per un attacco in cui persero la vita cinque persone. Barghouti ha sempre respinto ogni accusa, dichiarandosi ormai da decenni innocente.
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Chi è Marwan Barghouti
Da anni, il nome di Barghouti era passato in secondo piano nelle cronache mondiali. Hamas, però, sembra non averlo affatto dimenticato. Il 66enne è una delle figure politiche più influenti degli ultimi anni e il suo nome non è famoso solo tra i cittadini più anziani, ma anche tra i giovani che sono dati a seguito della sua carcerazione.
A soli 15 anni entra a far parte dell’ala giovanile di Fatah, ovvero l’organizzazione politica e paramilitare palestinese che fa parte dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. In pochi anni, Barghouti ha scalato le gerarchie del gruppo, divenendone segretario generale e poi membro del Consiglio legislativo palestinese, cioè il Parlamento dell’Autorità nazionale palestinese. Proprio per il suo attivismo nella causa palestinese è conosciuto come il Nelson Mandela della Palestina.
“Barghouti è percepito dall’opinione pubblica come un eroe nazionale, un uomo integro, non macchiato dalla corruzione“, ha spiegato Khalil Shikaki, direttore del Palestinian Center for Policy and Survey Research, alla Cnn. Nel 2024, l’Economist era arrivato a definirlo “il prigioniero più importante del mondo” proprio per il ruolo che potrebbe giocare nel porre fine al conflitto. Per lo stesso motivo, Israele non vorrebbe riservargli alcuno spazio.
Proprio nello stesso anno dell’articolo dell’Economist, lo Stato ebraico annunciò la decisione di trasferire il prigioniero in isolamento, accusandolo di stare pianificando una terza intifada nella Cisgiordania occupata. Lo scorso 15 agosto, dopo l’approvazione dell’offensiva contro Gaza City, il il ministro della Sicurezza Interna Itamar Ben-Gvir si è recato personalmente in visita da Barghouti.
Channel 7 ha riportato che nel corso dell’incontro il ministro gli abbia detto: “Chiunque uccida i nostri bambini o le nostre donne, lo stermineremo. Non ci sconfiggerai“. La famiglia del prigioniero ha più volte lanciato l’allarme sul suo stato di salute, spiegando che nelle foto appare affaticato e magro.
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