L’arrivo del presidente francese Emmanuel Macron a Tel Aviv, in Israele, è un messaggio importante per la comunità internazionale. Nonostante le giornate di terrore – tra Arras, Parigi e Versailles – l’inquilino dell’Eliseo ha incontrato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu per ribadire il messaggio di solidarietà della Francia.
Macron a Tel Aviv: la paura per gli ostaggi
Accolto da una delegazione israeliana, Macron ha subito incontrato le famiglie degli ostaggi di Hamas: “Il primo obiettivo che dovremmo porci oggi è la liberazione di tutti gli ostaggi, senza alcuna distinzione, perché è un crimine orribile giocare con la vita dei bambini, degli adulti, di tutte le persone, civili e soldati” ha affermato il presidente francese precisando che sono 30 francesi uccisi da Hamas. Le intenzioni di Macron sono chiare: sfruttare le buone relazioni della Francia con il Qatar, paese mediatore con Hamas, ottenendo quindi, dei progressi concreti per la liberazione degli ostaggi.
Il missione francese a Tel Aviv
L’agenda del presidente è fitta di incontri con i principali leader politici. La missione a Tel Aviv è quella di mettere in sicurezza Israele nella lotta contro i gruppi terroristici e la ripresa di un processo politico verso una soluzione a due stati, israeliano e palestinese. Un viaggio che comunque costa non pochi pericoli dal punti di vista politico e sociale: la Francia infatti, è il paese Ue con un alto rischio di importazione del conflitto israelo-palestinese sul proprio territorio. Dal caso di Arras, alle manifestazioni pro Palestina a Place de la République, La Grand Nation è notevolmente esposta rispetto gli altri Stati dell’Unione Europea.
Tuttavia il leader dell’estrema sinistra, Jean-Luc Mélenchon “non solo si rifiuta di qualificare Hamas come organizzazione terroristica, ma continua a soffiare sul fuoco” segnala Il Foglio. Mélenchon ha infatti accusato la presidente dell’Assemblea nazionale francese Yael Braun-Pivet, di “bivaccare a Tel Aviv per incoraggiare il massacro” dei palestinesi.