Le forze russe protagoniste di una nuova offensiva. Cimiteri pieni, nel Lugansk si scavano fosse comuni e la minaccia a Kiev: il mar d’Avoz non sarà mai più ucraino
La guerra in Ucraina arriva al 93esimo giorno mettendo a dura prova la resistenza di Kiev. L’offensiva sul Donbass ha raggiunto un picco di intensità tale da far ammettere all’Ucraina che il baratro è vicino. Per la prima volta Kiev ammette che l’esercito russo è in vantaggio: nel Lugansk il 95% è ormai in mani russe. I bombardamenti hanno colpito, nelle ultime ore, 40 città e nelle prossime ore le forze russe potrebbero intensificare ulteriormente i colpi. I sistemi missilistici iskander sono stati spostati nella regione di Brest, in Bielorussia dove il presidente Alexander Lukashenko ha ordinato all’esercito di Minsk di inserire un nuovo comando militare al confine. Per l’Ucraina un’ulteriore minaccia. La viceministra della difesa ucraina, Hanna Malyar, ha parlato di ‘escalation’ e ha spiegato: «Il nemico usa sistemi missilistici tattici, l’aviazione e l’artiglieria e attacca in diversi punti contemporaneamente. Ci aspetta un periodo estremamente difficile e lungo».
Nonostante l’offensiva russa più dura stia colpendo il Donbass, si è registrato un attacco sanguinoso a Kharkiv con almeno 7 vittime e 17 feriti, tra cui un bambino di 9 anni. Il governatore di Kharkiv Oleg Sinegubov ha parlato di raid che hanno colpito diversi quartieri con l’obiettivo di terrorizzare i civili.
Nel Lugansk fossa comune per le vittime
Nel Lugansk la situazione è talmente degenerata che è diventato un problema anche seppellire le vittime. Il governatore Serhiy Gaidai spiega che le vittime potranno essere trasferite in tombe private solamente alla fine della guerra. Per ora, afferma: «A Lysychansk, 150 cadaveri sono stati portati in una fossa comune, La polizia della regione sta sostituendo molti servizi, c’è una squadra funebre appositamente costituita».
Intanto, nelle prigioni delle zone presiedute dai filorussi del Donbass, si stimano 8mila prigionieri di guerra ucraini. Dato che è destinato ad aumentare come sostiene l’ambasciatore del Lugansk Rodion Miroshnik.
Il mare d’Avoz in mano ai russi
Nel frattempo, Mariupol una delle città ucraine più devastate dall’inizio della guerra è sempre più ambita e pretesa dai russi. Per via del porto strategico sul mare d’Avoz. La difesa di Mosca ha affermato che il porto, ora è sicuro per la navigazione civile. Anche se, al momento le sei navi straniere rimaste bloccate nell’ultimo periodo di guerra sono ancora lì. Sempre per quanto riguarda lo sbocco strategico sul mare l’Ucraina viene minacciata dicendo che, appunto, il mar d’Avoz tornerà ad essere della federazione russa. Il vicepremier dell’autoproclamato governo della Crimea, Georgy Muradov, ha dichiarato: «Il Mar d’Avoz è perduto per sempre per l’Ucraina. I porti delle regioni di Zaporizhzhia e Kherson non saranno mai più ucraini. Dopo la riunificazione delle nostre regioni con la Russia, il Mar d’Avoz tornerà a essere, come prima, esclusivamente un mare interno alla Federazione russa».