Dodici mesi fa gli ucraini riconquistavano la città scoprendo il terrore della violenza russa. Oggi nuovi attori abitano lo scenario internazionale di guerra. E la Russia punta il mirino contro Biden
Diplomazia e invio di armi. Questi i due binari su cui ha lavorato l’Occidente per tentare di fermare la violenza della guerra. Oggi, a un anno dalla scoperta degli orrori di Bucha, le diplomazie viaggiano ancora sulle due linee, con risultati finora deludenti. Quella che doveva essere una guerra lampo – almeno nella mente di Putin – ecco che si sta trasformando in una guerra di logoramento, che riguarda non solo il popolo ucraino, ma anche le diplomazie europee. Il tutto con l’ingresso, sullo scenario bellico e diplomatico, di nuovi attori.
I nuovi posizionamenti
Sul fronte diplomatico è Putin l’uomo che nel corso dell’ultimo anno ha tentato di tirare in ballo più Paesi possibili. Prima la Cina, poi le ex Repubbliche sovietiche, ora l’attacco direttamente agli Stati Uniti. Lo Zar infatti ha approvato per decreto un nuovo concetto di politica estera in cui afferma che “gli Stati Uniti sono la principale fonte di rischio per la sua sicurezza e per la pace internazionale”. Una uscita che non fa altro che accendere ancor di più la tensione, già alta per via dell’arresto in Russia del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, di cui Joe Biden ha chiesto il rilascio. Nel documento appena firmato da Putin si legge che “la natura esistenziale delle minacce alla sicurezza e allo sviluppo del nostro Paese, create dalle azioni di Stati ostili, è riconosciuta. Gli Stati Uniti d’America sono il principale promotore e conduttore della linea anti-russa”.
Tra le repubbliche ex sovietiche, la Bielorussia del presidente Alexander Lukashenko ha evocato lo spettro di una terza guerra mondiale: “La terza guerra mondiale con incendi nucleari ora incombe. C’è una domanda: cosa fare? C’è un modo: i negoziati. Trattative senza condizioni preliminari”. E ha poi fatto altre due dichiarazioni estremamente rilevanti. In primo luogo ha annunciato che la Bielorussia è pronta a ospitare armi nucleari strategiche russe: un passo ulteriore dopo che questa settimana Putin aveva annunciato che intendeva schierare sul territorio del Paese alleato armi nucleari tattiche, a corto raggio e piccola potenza. In secondo luogo, Lukashenko ha inaspettatamente chiesto un cessate il fuoco immediato in Ucraina. Una proposta che è stata respinta da Kiev come “inammissibile perché qualsiasi cessate il fuoco implicherà il diritto della Russia di rimanere nei territori occupati”.