La città cinese è in isolamento da più di tre settimane per il contenimento dei contagi da Covid-19. La politica “0 casi” del governo sta però generando non pochi problemi fra la popolazione, che reagisce protestando dai balconi di casa
Shanghai è allo stremo delle forze. Dopo più di tre settimane di lockdown imposto dalle autorità, la città più popolosa della Cina sta iniziando una protesta contro le restrizioni.
Le difficoltà più grandi sono quelle del reperimento di cibo, medicinali e beni di prima necessità. Nonostante in diverse zone molte misure di contenimento sono siano state allentate, ancora non ci sono informazioni certe su quando e come sarà rimosso il confinamento obbligatorio.
La strategia della Cina nei confronti dell’arginamento della pandemia è stata, fin dai primi tempi, quella di adottare la politica “0 casi”. Grazie a rigidi lockdown e rapida identificazione dei contagi, Pechino è stata in grado di risollevarsi velocemente dalla prima ondata di Covid-19.
La stessa tattica è stata riproposta più volte nei vari momenti di crisi sanitaria. Di fronte all’ennesimo aumento della curva, tuttavia, la situazione attuale per la Cina e per la città di Shanghai sembra non essere poi così rosea. Differentemente dalle altre varianti, la Omicron è molto più infettiva, tale da rendere le tecniche di contenimento poco efficaci e gettare il sistema sanitario e di gestione dell’emergenza in crisi.
Cosa sta accadendo a Shanghai, fra mancati rifornimenti e proteste dai balconi
Oggi la città sta vivendo l’ondata più grande di contagi dai tempi di Wuhan, con la conseguente crisi sanitaria. Al progressivo aumento del tasso di positività, il lockdown è stato imposto dapprima solamente in alcuni quartieri per poi essere esteso a tutta Shanghai a tempo indeterminato.
I test a tappeto effettuati hanno identificato, infatti, un numero molto alto di positivi, molti dei quali asintomatici. Nonostante questo, oggi la città ha più di 20mila casi al giorno.
Le problematiche delle misure di freno del virus a Shanghai risiedono nel poco preavviso con cui è stata annunciato il lockdown generale, impedendo alla popolazione di potersi organizzare in modo proficuo. La situazione poi è peggiorata, vista la difficoltà per i cittadini nel trovare cibo e rifornimenti.
È difficile gestire la consegna della merce comprata online in una città così grande e popolata: Shanghai è, infatti, una metropoli di quasi 26 milioni di abitanti, con la superficie grande quasi 5 volte quella di Roma.
Molte complessità sono anche nell’organizzazione dei settori lavorativi e dei comparti industriali, dove, secondo alcune foto circolate in rete, gli operai sono stati obbligati a rimanere nella sede degli stabilimenti senza poter tornare a casa.
Il prolungato lockdown e la mancanza di una data di fine certa delle misure di contenimento hanno fatto sì che nella popolazione si sviluppasse un forte malcontento. Ci sono state forme di proteste popolari, di urla e cori degli abitanti sui balconi di casa.
Altre notizie circolate, ma difficilmente verificabili vista la censura cinese, hanno mostrato dei droni volare sui cieli della città durante i cori di protesta per intimare ai cittadini di rientrare a casa per evitare di spargere il virus nell’aria. Grandi tensioni anche nei centri costruiti in città per l’accoglienza delle persone positive, costrette a lasciare casa fino a che il tampone non risulterà negativo. Questi ostelli sembrano non avere così tanti posti quante sono le persone che devono ospitare, molte delle quali sono costrette a dormire per terra o su giacigli di fortuna.
Ad aggiungersi allo scenario quasi apocalittico di Shanghai c’è il racconto del reporter statunitense per la CNN David Culver, che ha raccontato che le autorità sono passate di casa in casa sigillando le porte con un nastro adesivo e impedendo ai cittadini di uscire. In alcuni casi più gravi, quando nella dimora è presente una persona positiva, sono stati utilizzati persino dei lucchetti per chiudere le porte dall’esterno.
Tensioni fra Usa e Cina per il ritiro delle delegazioni americane
Aggravano la situazione anche ostilità fra la delegazione statunitense a Shanghai e il governo cinese. Da qualche giorno, il governo Usa, ha invitato tutto il personale del consolato nella metropoli a rimpatriare, chiedendo poi, di fronte al peggiorare della situazione, il rientro immediato per tutti coloro che non svolgono mansioni essenziali. «Ci sono preoccupazioni per la sicurezza e il benessere dei cittadini americani», ha spiegato il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price.
Non si tratta della possibilità di un contagio, quanto delle misure che le autorità hanno messo in atto per contrastare la diffusione del virus. Pechino sembra non aver gradito la decisione del dipartimento di Stato americano e accusa Washington di usare politicizzare una questione sanitaria volta alla tutela della popolazione: «Gli Stati Uniti devono smettere subito di attaccare la politica di prevenzione delle epidemie e usare la pandemia per diffamare la Cina», ha affermato il portavoce del portavoce del Ministero degli Esteri Zhao Lijian.