Il cardinale Zuppi, presidente della Cei interviene al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini: «Il digitale si nutre di followers, ma è solo apparenza e vani sacrifici»
«La gloria di Dio non è quella degli influencer. Nella realtà attuale si recuperi il valore della famiglia. Per esempio, vedo troppi papà che fanno gli ‘amiconi’». Tocca vari argomenti della situazione attuale il cardinale Matteo Zuppi. Il presidente della Cei interviene al meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini.
«La gloria di Dio è così diversa da quella degli uomini spesso un pò penosa, artefatta, traditrice dell’umanità stessa. La gloria degli uomini scappa sempre, qualche volta pensi di acciuffarla ma poi riscappa di nuovo. Nell’antropologia digitale si nutre di followers, cura l’apparenza spesso con grandi e vani sacrifici. La gloria di Dio è così umana, ma propria umana, tanto che si rivela nella fragilità non nella forza: è per tutti, non per qualche influencer, impresario di sé stesso».
Poi il cardinale spiega il suo pensiero in merito alla condizione attuale della famiglia. «Non possiamo avere Dio come Padre se non abbiamo la Chiesa come Madre. Lasciamoci allattare da questa madre di cui abbiamo tanto bisogno. La Chiesa non è un’entità impalpabile, astratta, diafana ma assume i tratti umani e spirituali della nostra esperienza. Che tristezza i cristiani figli di stessi che scambiano individualismo per maturità, che contrappongono l’appartenenza alla coscienza, come se fossero cose diverse, la comunione alla responsabilità, un legame forte alla libertà interiore. Dio ci tratta da figli, non da estranei, da padre non da padre-padrone, da padre, e non da accompagnatore distratto che lascia fare sostanzialmente anche per non essere padre. Ci sono tanti amiconi in giro che hanno paura di essere padri. Il nostro è il più grande amico della nostra vita è anche padre».