Il premier britannico parla di “mascolinità tossica”. Per quanto riguarda la fine del conflitto: «Al momento non vi è un accordo che lo renda possibile»
Parole che fanno riflettere quelle del primo ministro britannico Boris Johnson che ha definito l’attacco russo all’Ucraina un esempio di “mascolinità nociva”. Johnson, infatti, in un’intervista alla Tv tedesca Zdf citata dall’agenzia di stampa Press Association ha descritto la guerra come: «Un perfetto esempio di mascolinità tossica». È convinto del fatto che se al posto del presidente della Russia Vladimir Putin ci fosse stata una donna, l’Ucraina oggi non sarebbe teatro di esplosioni e non sarebbe vittima di crimini di guerra, ormai, ricorrenti.
Il leader britannico ha spiegato molto chiaramente il proprio punto di vista: «Se Putin fosse stato una donna, cosa che ovviamente non è, ma se lo fosse, non credo davvero che si sarebbe imbarcato in una folle guerra machista di invasione e violenza come ha fatto». A tal proposito ha suggerito: «C’è bisogno di più donne in posizioni di potere». In pratica per Johnson alla base del conflitto c’è anche un problema di genere.
La presidente del parlamento europeo parla di ‘fallimento’
Anche la presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola, ieri alla conferenza che si è tenuta a Parigi, ha parlato dell’invasione russa definendola un fallimento. Durante il suo intervento ha espressamente detto che: «La guerra di Putin all’Ucraina è un fallimento per la nostra memoria. Siamo cresciuti in un’Europa libera e abbiamo dimenticato che ci sono individui ai nostri confini che pensano che non dovrebbe esserci una democrazia».