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Israele, terremoto politico: Netanyahu licenzia ministro della Difesa Gallant

La motivazione ufficiale fornita da Netanyahu riguarda la perdita di fiducia reciproca, che ha incrinato il rapporto di collaborazione tra i due, nonostante i mesi iniziali della guerra in corso avessero visto una cooperazione fruttuosa

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Dopo mesi di crescenti scontri interni al governo, la crisi tra Benyamin Netanyahu e Yoav Gallant, ministro della Difesa di Israele, è arrivata a un punto di rottura. Il primo ministro israeliano ha deciso di licenziare Gallant, nominando al suo posto Israel Katz, ex ministro degli Esteri. La motivazione ufficiale fornita da Netanyahu riguarda la perdita di fiducia reciproca, che ha incrinato il rapporto di collaborazione tra i due, nonostante i mesi iniziali della guerra in corso avessero visto una cooperazione fruttuosa.

“Nonostante i primi mesi della guerra, in cui c’era fiducia e un lavoro proficuo, negli ultimi mesi questa fiducia si è deteriorata”, ha dichiarato Netanyahu. “Le decisioni e le dichiarazioni di Gallant contravvenivano agli indirizzi del governo e le sue divergenze sono divenute troppo evidenti”, ha aggiunto il premier, spiegando che queste discrepanze non solo avevano inficiato l’unità del governo, ma erano anche divenute di dominio pubblico e, peggio ancora, avevano raggiunto i nemici di Israele, che ne avevano tratto vantaggio.

Gallant ha risposto al suo licenziamento con un messaggio di addio che ha sottolineato il suo impegno per la sicurezza dello Stato di Israele, un tema che ha sempre considerato la sua “missione di vita”. La decisione di Netanyahu di rimuovere Gallant è stata preceduta da una serie di tensioni politiche, culminate in un episodio significativo all’inizio di ottobre, quando il premier aveva bloccato un viaggio di Gallant negli Stati Uniti, dove avrebbe dovuto incontrare il presidente Joe Biden. Questo episodio aveva messo in evidenza l’ampiezza del divario tra i due, un divario che è stato ulteriormente esacerbato da una lettera scritta da Gallant pochi giorni prima del suo licenziamento. Nella lettera, Gallant criticava aspramente la gestione della guerra, evidenziando come gli obiettivi israeliani non fossero più adeguati alla situazione in continua evoluzione, e denunciava la mancanza di aggiornamenti nelle strategie militari e diplomatiche relative a Gaza e al Libano. La risposta di Netanyahu, definendo la lettera “bizzarra”, non ha fatto altro che aggravare la frattura.

Israele: chi avrà l’incarico

La scelta di sostituire Gallant con Israel Katz non è stata sorprendente, considerando la lunga carriera politica di Katz nel Likud e il suo forte impegno a favore di una linea dura, in particolare sul fronte della sicurezza. Katz è noto per il suo sostegno alla “guerra totale” contro Hamas e ha più volte sollecitato l’apertura di un nuovo fronte militare contro il Libano. La sua proposta, risalente a gennaio, di creare un’isola artificiale al largo della costa di Gaza, dove potrebbero essere realizzati un porto e altre infrastrutture, aveva suscitato polemiche internazionali, in particolare da parte dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell.

Il licenziamento di Gallant ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, esponente di estrema destra, ha appoggiato la decisione di Netanyahu, affermando che Gallant non sarebbe stato in grado di garantire una vittoria totale per Israele. “Il premier ha fatto bene a rimuoverlo dal suo incarico“, ha dichiarato Ben Gvir. Dall’altro lato, l’opposizione ha reagito con durezza, criticando la decisione come politicamente motivata e dannosa per la sicurezza nazionale. Yair Golan, presidente dei Democratici, ha esortato i cittadini a scendere in piazza per protestare contro quello che ha definito un “gioco politico a spese della sicurezza”. Benny Gantz, leader di National Unity, ha accusato il governo di compromettere la sicurezza nazionale per ragioni di potere interno, mentre Orit Farkash Hacohen, parlamentare di Unità Nazionale, ha parlato di un gesto che segnava un ulteriore abbassamento del governo israeliano, soprattutto alla vigilia di una possibile escalation del conflitto con l’Iran.

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