Il nuovo premier nominato parla a Gerusalemme nel suo primo discorso alla nazione: «Tendiamo la mano a tutti i popoli del Medio Oriente, compresi i palestinesi». E sulla politica internazionale strizza l’occhio all’Arabia Saudita e a Joe Biden
Cambio di guardia al governo di Israele: dopo lo scioglimento della Knesset, il parlamento di Gerusalemme, nella giornata di ieri è stato nominato alla carica di Primo ministro Yair Lapid. L’ex giornalista, ora politico, parla per la prima volta a Gerusalemme, mostrando il suo programma finalizzato alla pace del Paese, ma anche al contrasto di chiunque «cerchi la sua fine».
«Finché le esigenze di sicurezza saranno soddisfatte, Israele sarà un Paese che cerca la pace. Tende la mano a tutti i popoli del Medio Oriente, compresi i palestinesi: è giunto il momento per voi di riconoscere che non ci sposteremo mai da qui, impariamo a vivere insieme», afferma il neopremier.
Lapis sostituisce Naftali Bennet, diventando il 14esimo premier israeliano, ma la sua carica è provvisoria fino al disbrigo di affari correnti e alla nomina di un nuovo esecutivo dopo le elezioni di novembre. Tuttavia, il voto potrebbe essere bloccato potenzialmente per estendere la situazione di stallo politico e lasciare Lapid in carica per molto più tempo.
La politica estera: intesa con Arabia Saudita e Usa
Sugli accordi di normalizzazione presi dall’ex Primo ministro Netanyahu con gli altri Paesi arabi e accennando a potenziali future alleanze, Lapid dice: «Crediamo che ci sia una grande benedizione negli accordi di Abraham, una grande benedizione nella sicurezza e nello slancio economico creato al vertice del Negev con Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Egitto e Marocco e che ci sarà una benedizione negli accordi che devono ancora venire».
Il neo premier strizza l’occhio così all’Arabia Saudita, con la quale un’intesa potrebbe essere siglata già durante la visita del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in entrambi i Paesi a fine luglio. Lapid rende omaggio nel suo discorso proprio al capo Usa definendolo: «il nostro più grande amico e alleato».
La minaccia più grande, continua poi il leader di Israele, è l’Iran, e promette: «Faremo tutto il necessario per impedire loro di acquisire una capacità nucleare o di trincerarsi ai nostri confini. Dico a tutti coloro che cercando la nostra morte, da Gaza a Teheran, dalle coste del Libano alla Siria: non metteteci alla prova. Israele sa come usare la sua forza contro ogni minaccia, contro ogni nemico».