Le premonizioni di Benjamin Netanyahu si sono rivelate realtà. L’esercito israeliano ha comunicato che l’Iran ha lanciato missili verso Israele. Si tratta del primo attacco dello Stato islamico dopo i bombardamenti subiti da Israele nelle ultime 24 ore. Le sirene anti aeree hanno iniziato a suonare sul territorio israeliano e le Forze di difesa (Idf) hanno esortato la popolazione a rifugiarsi nei bunker.
La contraerea di Gerusalemme si è messa immediatamente al lavoro per cercare di intercettare e distruggere i missili iraniani. In conferenza stampa, il portavoce delle forze armate israeliane, Effie Defrin, ha sostenuto che l’Iran ha la capacità di “provocare danni significativi al fronte interno israeliano“. In totale sono state tre le ondate di attacco nei confronti del territorio israeliano, composte da circa 150 missili. Alcune decine sono state intercettate e lo Stato ebraico si sta riorganizzando per mettere in atto un altro sbarramento.
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“La Repubblica Islamica trionferà sul regime sionista, per volontà di Dio“, ha dichiarato la guida suprema dell’Iran nel discorso televisivo con cui ha annunciato la rappresaglia contro Israele. A tali parole ha voluto rispondere il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha lanciato un appello alla popolazione iraniana, chiedendo loro di unirsi contro quello che ha definito “un regime malvagio e oppressivo“. Secondo il primo ministro, questo dovrebbe essere il momento in cui il popolo di Teheran si “unisce attorno alla sua bandiera e alla sua eredità storica, battendosi per la propria libertà“.
Intanto, l’offensiva iraniana ha provocato 41 feriti, di cui due gravi. Cinque persone sono rimaste ferite a Tel Aviv, nella zona di Gush Dan, come riferito da fonti mediche al Times of Israel. Le immagini dei media locali mostrano anche un edificio in fiamme, in cui non è chiaro se ci siano vittime. La popolazione israeliana è stata invitata a lasciare i rifugi, ma è stato raccomandato loro di rimanere nelle vicinanze, poiché non è chiaro se gli attacchi siano conclusi. Un alto funzionario iraniano ha infatti detto a reuters, che l’attacco missilistico contro Israele sarebbe “solo l’inizio.
Netanyahu: “Ci aspettiamo attacchi a ondata da Iran”
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, nel pomeriggio di oggi aveva dichiarato di aspettarsi “diverse ondate di attacchi iraniani” in risposta agli attacchi israeliani condotti da questa notte sul territorio di Teheran. Il primo ministro dello Stato ebraico, quindi, si è detto pronto ad affrontare le rappresaglie già promesse dall’Iran. I media internazionali hanno inoltre confermato che in uno degli attacchi è rimasto ucciso Esmail Qaani, ovvero un comandante della Forza Quds della Guardie rivoluzionarie.
Il nuovo Comandante del gruppo, Mohammad Pakpour, aveva preso la parola confermando le intenzioni vendicative del suo Paese. “Apriremo le porte dell’inferno a Israele“, ha dichiarato, per poi aggiungere: “Il regime sionista criminale e illegittimo avrà un destino amaro e doloroso, con conseguenze gravi e distruttive“.
Trump: “Usa al corrente dei piani di Israele contro l’Iran”
Donald Trump ha ufficialmente preso la parola a seguito dell’attacco israeliano contro le infrastrutture nucleari iraniane. Il presidente Usa ha sostenuto che da parte di Israele non vi sarebbe stato alcun tipo di “preavviso“, in quanto gli Stati Uniti sarebbero già stati al corrente delle intenzioni dello Stato ebraico. Al Wall Street Journal, il Tycoon ha confermato di aver avuto un colloquio telefonico ieri con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e di essere intenzionato ad averne un altro oggi.
Incalzato dai cronisti sulle possibili conseguenze dell’attacco israeliano sui mercato, Trump si è detto piuttosto positivo: “In definitiva, sarà un’ottima cosa per il mercato perché l’Iran non avrà un’arma nucleare“. Secondo il capo del governo statunitense il divieto per Teheran di possedere armi nucleari dovrebbe rinforzare i mercati, in quanto eliminerebbe “una grande minaccia per l’umanità“,
Cresce intanto l’attesa per il colloquio telefonico tra Netanyahu e il presidente russo, Vladimir Putin, atteso per la giornata di oggi. Alle 17 i due dovrebbe sentirsi insieme al primo ministro britannico Keir Starmer, come riferito dal Times of Israel. All’inizio della giornata, Netanyahu ha già parlato con il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro indiano Narendra Modi, con cui dovrebbe rimanere in contatto anche nei prossimi giorni, come confermato dal suo ufficio.
Le motivazioni di Israele all’attacco
L’Iran “pagherà un prezzo sempre più alto, quanto più a lungo continuerà le sue azioni aggressive” contro Israele. Questo, in sostanza, il comunicato diffuso dal Ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che ha avvertito come Tel Aviv “eliminerà” i nemici che mirano alla distruzione del Paese. Insomma, il passare all’azione da parte di Israele contro le strutture nucleari iraniane, mirato anche contro comandanti di alto rango delle Guardie Rivoluzionarie, all’esercito iraniano e agli scienziati nucleare, ha avuto il fine ultimo di abbattere tutti coloro che, a detta di Israele, starebbero lavorando ad un piano di distruzione contro lo Stato ebraico.
L’aeronautica israeliana ha lanciato un attacco “preventivo storico” per eliminare “questa minaccia esistenziale contro lo Stato di Israele“. L’operazione, come riferito dagli ufficiali dell’Idf, è stata pianificata nel corso di una difficile guerra multi-frontale e non si tratterebbe di una semplice operazione bensì di “una guerra, pianificata e condotta a 1.500 chilometri da casa“. Dall’esercito, difatti, si comunica che è un’azione in evoluzione: prima sono stati eliminati i comandanti e gli scienziati, poi si approfondiranno gli attacchi ai siti nucleari. “Abbiamo scelto il miglior momento per noi e colpito il sito di Natanz, non l’avremmo fatto senza la certezza di poter portare a termine la missione“, specificano gli ufficiali.
La maggior parte dei danni causati all’impianto sotterraneo di arricchimento dell’uranio si sarebbe riscontrata solo “in superficie“. Difatti, come riportato dal portavoce dell’Organizzazione iraniana oer l’energia atomica, Behrouz Kamalvandi, non si sono registrate “vittime” nell’impianto dove sono ospitate le centrifughe di arricchimento.
La scelta di iniziare l’attacco è nata proprio poche ore dopo che il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva rassicurato che l’offensiva annunciata da Israele sull’Iran fosse “una possibilità ma non imminente“. Ancora una volta, sembra non si possa parlare di Iran e Israele senza dover incorniciare la vicenda del caso in un contesto ad alta tensione e che ora torna bruscamente a salire e perdurare per vari giorni.
Intanto, Qatar Airways ha annunciato di aver cancellato tutti i voli per l’Iran e l’Iraq a seguito degli attacchi aerei israeliani. Il ministero delle Comunicazioni iraniano ha dichiarato, invece, che “a causa delle condizioni particolari nel Paese e delle misure adottate dalle autorità competenti, sono state imposte restrizioni a Internet“. Restrizioni che si informa saranno revocate non appena la situazione si sarà normalizzata.
Ad ogni modo, l’operazione sarebbe ancora all’inizio e l’Iran ha intenzioni e capacità, e si sta preparando a una risposta, a un attacco contro Israele, dove la “popolazione deve agire con sangue freddo, la difesa non è ermetica“. Queste le parole del portavoce dell’esercito israeliano Effie Defrin, aggiungendo che l’Idf sta continuando ad attaccare obiettivi in Iran. “Abbiamo danneggiato in modo significativo il sito nucleare di Natanz. Non abbiamo altra scelta che agire contro questa minaccia“, ha scandito e “dobbiamo prepararci a un’operazione prolungata poichè l’azione militare è ancora nelle sue fasi iniziali“. Difatti, è bandiera rossa della vendetta issata sulla moschea.
Difatti, la controffensiva iraniana costituita dai 100 droni è stata annientata nei cieli della Giordania prima che arrivare sullo Stato ebraico. Ora, “la risposta legittima e potente dell’Iran farà pentire il nemico della sua azione sconsiderata”, ha avvertito il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, invitando il popolo ad evitare di dare peso alle voci che circolano nella “guerra psicologica del nemico“.
L’ultimatum Usa all’Iran
Secondo indiscrezioni la scelta di lanciare un’operazione militare contro il nemico giurato della regione, sarebbe stata presa da Israele circa una settimana fa. Il presidente a stelle e strisce, in tutto questo, aveva lanciato un duro e risentito appello allo Stato ebraico a non colpire per non far saltare il negoziato. Le parole non sembrano però seguire i fatti, perché alla luce della crescente instabilità nella regione, l’amministrazione trumpiana ha deciso di rimpatriare il personale diplomatico non essenziale. Difatti, sembra che la Casa Bianca fosse stata informata precedentemente e preventivamente della decisione israeliana, nonostante avesse dichiarato che gli Usa non fossero coinvolti.
Intanto, però le ultime dichiarazioni del tycoon lasciano più che intendere come Stati Uniti e Israele fossero in un certo senso concordi sulle intenzioni di Tel Aviv, definendo l’attacco “eccellente”. “Abbiamo dato loro una chance e non l’hanno presa – motiva Trump riferendosi alla possibilità di raggiungere un accordo ai colloqui in Omar – Sono stati colpiti duramente, molto duramente“, sottolineando che ci saranno “altri attacchi, molti altri“.
Il presidente Usa ricorda come in questi mesi di negoziati abbia incalzato l’Iran con le parole “più forti, di ‘farlo e basta’“, di accettare dunque l’intesa e di concluderla lì, ma “per quanto si sforzassero, per quanto ci andassero vicino, non ci sono riusciti“.
A detta di Trump, quindi, l’avvertimento era stato dato, l’ultimatum era stato posto su un grande piatto d’argento: “Ho detto loro che sarebbe stato molto peggio di qualsiasi cosa prevedessero o si fossero sentiti dire, che gli Stati Uniti producono il migliore e più letale equipaggiamento militare al mondo, e che Israele ne possiede in abbondanza, e che ne avrà ancora molto altro in arrivo – e sanno come usarlo“. A chi gli chiedeva se gli Stati Uniti avessero partecipato all’attacco, il presidente ha detto: “Non voglio commentare“.
I commenti del Presidente statunitense in merito all’attacco, stanno divenendo con il passare delle ore sempre più taglienti e provocatori, in pieno stile trumpiano. Su Truth non mancano infatti post: “Alcuni intransigenti iraniani hanno parlato con coraggio, ma non sapevano cosa stava per succedere. Ora sono tutti morti e la situazione non potrà che peggiorare!“. Il tycoon non si fa troppi problemi ad esporsi sulla questione e pone l’attenzione sulla possibilità di porre fine “a questo massacro“, che peggiorerà con i prossimi attacchi già pianificati. Motivo per cui, a detta di Trump, l’Iran deve raggiungere un accordo, “prima che non rimanga nulla, e salvare quello che un tempo era conosciuto come l’Impero iraniano“.
In serata l’inquilino della Casa Bianca era tornato a parlare di come l’accordo sul nucleare fosse vicino, tanto da chiedere a Israele di rimanere calma e “non attaccare“, mentre “gli iraniani – ha avvertito il tycoon – si devono impegnare di più nei negoziati“. Washington almeno in questa fase avrebbe voluto scongiurare una nuova escalation regionale che costerebbe caro anche al suo alleato.
La riposta dell’Iran all’attacco
Lo scoppio ad alta tensione proprio a pochi giorni dal nuovo round di negoziati con gli Stati Uniti, e mentre Israele minacciava di attuare l’attacco, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite (Aiea) ha denunciato Teheran di non star rispettando i suoi obblighi sul dossier nucleare, e di aver accelerato lo stato di avanzamento del programma di arricchimento dell’uranio. A stretto giro, la replica del regime che ha lanciato il guanto di sfida: l’arricchimento dell’uranio proseguirà.
La Commissione per la Sicurezza nazionale e per la Politica estera del Parlamento iraniano si riunirà per una riunione di emergenza, come affermato dal portavoce della Commissione, Ebrahim Rezaei, citato dall’Iran International. “Il regime sionista deve ora aspettarsi una risposta dura, istruttiva, deplorevole e devastante da parte delle forze armate della Repubblica Islamica dell’Iran“, ha sentenziato Rezaei, aggiungendo che i deputati del Parlamento di Teheran chiedono una reazione “immediata e decisa” e una punizione per il sangue dei “cittadini iraniani innocenti“.
Quindi, le forze armate iraniane, incaricate dal comandante in capo di tutte le forze armate, la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, non si limiteranno nella loro risposta a Israele dopo gli attacchi dell’Idf su diverse città, tra cui la capitale Teheran. “Ora che il regime terroristico che occupa Al-Quds ha oltrepassato ogni linea rossa… (non ci sono) limiti nella risposta a questo crimine“, ha annunciato lo Stato maggiore delle forze armate della Repubblica islamica.
Intanto, in una piazza nel centro di Teheran, appaiono slogan in ebraico come: “Cercate riparo sotto le macerie“, mostrati dai media panarabi, secondo cui in Piazza Palestina, dove tradizionalmente appaiono slogan in ebraico diretti a Israele, il governo iraniano abbia fatto installare nelle ultime ore dei pannelli pubblicitari con su scritto “Cercate riparo sotto le macerie. 13 giugno 2025“.
Il nodo dell’arricchimento dell’uranio resta, dunque, punto principale della contesa tra Iran e Stati Uniti, che domenica si sarebbero dovuti rivedere in Oman per la sesta volta. Teheran è stata chiara definendo come un diritto “non negoziabile” nel suo percorso verso un programma nucleare civile, mentre gli Usa lo hanno definito una “linea rossa“. La convinzione di fondo della Casa Bianca insieme ad Israele e altri Paesi occidentali, è che questo processo possa consentire di arrivare ad un’arma atomica.
Perché Israele ha deciso di attaccare
#Israele ha attaccato nella notte l’Iran, decine di obiettivi in diverse aree del paese. Un attacco "preventivo, preciso e integrato" ha spiegato un portavoce militare". pic.twitter.com/LlBZJJRHzs
— Tg1 (@Tg1Rai) June 13, 2025
Subito dopo aver iniziato l’attacco sul programma nucleare iraniano, in una dichiarazione diffusa, l’Idf ha descritto il ricorso alla forza come un “attacco preventivo“. Preventivo perché, secondo la valutazione dei responsabili della sicurezza israeliana riportata dal Times of Israel, il programma militare nucleare iraniano era avanzato fino al punto di rappresentare una minaccia esistenziale. Una minaccia più volte sbandierata da parte di un regime che ha fatto della distruzione di Israele quasi una ragion d’essere.
E così, dopo anni di minacce mai velate, Eyal Zamir, Capo di Stato Maggiore dell’Idf, in un discorso alla nazione ha detto che la situazione aveva “raggiunto il punto di non ritorno“. Il Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, in un discorso video preregistrato diffuso nel corso dell’attacco israeliano, ha specificato che il regime ora dispone di uranio arricchito sufficiente per nove armi nucleari.
E soprattutto che Teheran dispone di missili in grado di raggiungere qualsiasi punto del Paese, oltre al fatto che starebbe compiendo passi senza precedenti verso la “militarizzazione“, ovvero la costruzione della bomba atomica. in realtà, secondo la valutazione dell’apparato di sicurezza israeliano, la cifra delle “nove bombe” potrebbe essere una sottostima, il processo di arricchimento potrebbe essere persino più avanzato di quanto riportato dall’Aiea e avrebbe visto test avanzati negli ultimi giorni.
Quindi, il menage a trois vedrebbe la presa di posizione di Tel Aviv contro Teheran, senza Washington. Si tratta, quindi, di una scelta che verrebbe portata avanti anche senza il supporto degli Stati Uniti, che finora si sono sempre opposti.
L’obiettivo degli attacchi israeliani è stato danneggiare profondamente le capacità nucleari dell’Iran, comprese le strutture chiave, i presunti depositi di armi nucleari e i comandanti militari. La valutazione all’interno dell’apparato di sicurezza è che questo fosse il momento giusto e necessario per agire, quindi prima che l’Iran ricostruisca le difese distrutte nell’attacco israeliano molto meno profondo dello scorso ottobre, oltre che in un momento in cui le informazioni sul programma iraniano sono ritenute particolarmente solide.
Nonostante Netanyahu abbia parlato dell’imminente liberazione del popolo iraniano dalla tirannia del regime puntando a cambiarlo, l’obiettivo è solo di contrastare il pericolo rappresentato dal programma nucleare iraniano. Netanyahu ha anche fatto riferimento al programma missilistico balistico iraniano che è in forte espansione e, a prescindere dalla minaccia nucleare, costituisce di per sé un pericolo esistenziale, in grado di sopraffare le difese militari di Israele.
“Non possiamo lasciare queste minacce alla prossima generazione“, ha dichiarato Netanyahu, “perché se non agiamo ora, non ci sarà un’altra generazione”. Bibi ha poi avvertito l’opinione pubblica che giorni complessi e difficili attendono Israele e il Paese potrebbe dover affrontare attacchi missilistici iraniani su larga scala, di portata maggiore rispetto ai due round di attacchi con droni e missili iraniani dello scorso anno.
Aiea: “L’Iran ha violato gli obblighi nucleari”
L’isolamento iraniano su questo dossier ora è stato certificato anche dall’Aiea, che ha approvato una risoluzione di condanna per la “mancata conformità” di Teheran agli obblighi nucleari previsti dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Una violazione che, come specificato nella risoluzione, potrebbe sancire un ripristino delle sanzioni Onu, promosse da Londra, Parigi, Berlino e Washington e approvata da 19 Paesi su 35 con Mosca e Pechino contrarie. Nello specifico, l’Iran non avrebbe rispettato gli obblighi sul programma nucleare, non avrebbe collaborato con le ispezioni e non spiega la presenza di tracce di uranio trovate in tre siti non dichiarati.
Il regime degli ayatollah, intanto, non si fa attendere. Ben presto giunge alle orecchie dell’Agenzia, il commento iraniano che ha bollato la risoluzione Aiea come “politicamente motivata“ dall’influenza israeliana, oltre ad essere “priva di fondamenti giuridici“. Motivo per cui, ha ordinato di “avviare un nuovo centro di arricchimento in un luogo sicuro“, che “sostituirà le macchine di prima generazione con macchine avanzate di sesta generazione“. Una decisione che è stata preceduta da minacce di prendere di mira le basi americane in Medio Oriente, a partire dall’Iraq, se un eventuale fallimento dei negoziati con Washington dovesse portare ad un attacco contro l’Iran.
Le vittime degli attacchi israeliani
Israele puntava non solo a colpire le infrastrutture nucleari iraniane, ma anche a decapitare la sua leadership militare. Per questo ai bombardamenti sugli impianti atomici sono stati accompagnati attacchi mirati contro importanti comandanti militari e scienziati nucleari. Difatti, tra le vittime dai raid israeliani, figurano soggetti come Mohammad Bagheri, dal 2016 capo di stato maggiore delle forze armate della Repubblica Islamica dell’Iran, ovvero la più alta carica militare del Paese dopo essere stato vice capo di stato maggiore per l’intelligence.
Hossein Salami, Maggior Generale, comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. Uomo nelle grazie di Khamenei, nonché maestro nell’uso della propaganda e della “guerra psicologica“, una tra le voci più dure nei confronti di Israele e del mondo occidentale.
Gholam Ali Rashid, Maggior generale, considerato come una sorta di genio militare responsabile anche per la realizzazione dei siti di arricchimento dell’uranio. Mohammad Ali Jafari, ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione e che ha supportato il presidente siriano Bashar al-Assad nella guerra civile e ha combattuto a fianco delle milizie sciite contro l’Isis in Iraq.
Mohammad Mehdi Tehranchi, fisico teorico iraniano, membro del consiglio di amministrazione e presidente dell’Università Islamica Azad. Fereydoon Abbasi, capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran dal 2011 al 2013 era stato anche eletto nel Parlamento iraniano. Coinvolto nello sviluppo dell’estrazione dell’uranio e della produzione di yellowcake era stato ricercatore presso l’Istituto iraniano di Studi in Fisica Teorica e Matematica (IPM). Era membro del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie.
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