Israele dispiega i carri armati in Cisgiordania: non accadeva dal 2002

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha ordinato alla Forze di difesa israeliane di rimanere di stanza per il prossimo anno in tre campi profughi della Cisgiordania

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L’operazione “Muro di ferro” lanciata da Israele in Cisgiordania lo scorso 21 gennaio continua ad intensificarsi. Il tentativo delle Forze di difesa israeliane (Idf) di sradicare i gruppi terroristici presenti nella zona si fa strada senza scrupoli nelle vite di migliaia di cittadini, costretti a subire l’invasione dello Stato ebraico e vivere violenze piuttosto simili a quelle perpetrate nella Striscia di Gaza.

A poco più di un mese dall’inizio dell’operazione, Israele ha deciso di schierare carri armati all’interno della Regione. Si tratta di un evento che non si verificava ormai da 22 anni, ovvero da quando nel lontano 2002 in Cisgiordania venne messa in atto l’operazione “Scudo difensivo“. Le immagini dei mezzi pesanti che si muovo per le strade di quella che Israele chiama “Giudea” e “Samaria” hanno in poco tempo fatto il giro di tutto il mondo, riaccendendo le preoccupazioni per un’escalation del conflitto in Medio Oriente.

Con la fine della fase uno della tregua, che ha previsto il cessate il fuoco a Gaza e la restituzione di decine di ostaggi israeliani in cambio di detenuti palestinesi, si teme ora per il successo della fase due. Le tensioni in queste settimane non si sono mai sopite, eppure negli ultimi giorni Hamas e Israele sembrerebbero essere ad un punto di rottura. L’ultimo evento preoccupante riguarda la decisione dello Stato ebraico di non consegnare i 607 palestinesi detenuti nelle sue prigioni, come previsto dallo scambio con i 6 ostaggi che sono stati liberati ieri.

Israele: “Basta umiliazioni ai nostri cittadini”

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha spiegato che la decisione di ritardare il rilascio dei detenuti palestinesi è conseguenza di quanto messo in atto in queste settimane da Hamas. Le “cerimoniedi rilascio, che prevedevano l’esposizione pubblica degli ostaggi su un palco, costretti a tenere discorsi di ringraziamento e a salutare la folla esultante dei palestinesi, hanno sin da subito indignato lo Stato ebraico.

Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu
Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu

Le richieste di Netanyahu sono state più volte respinte e in ogni singolo giorno del rilascio è andato in onda sulle tv arabe lo stesso scenario. Hamas ha deciso di non tirarsi indietro neanche alla consegna dei quattro copri degli ostaggi deceduti. Shiri, Ariel e Kfir Bibas, una mamma e i suoi due bimbi di 4 anni e 9 mesi, sono stati esposti sul palco insieme al corpo dell’84enne Oded Lipshitz, prima di essere consegnati alla Croce rossa.

All’arrivo dei feretri in Israele si è poi scoperto che le casse erano state chiuse chiave da Hamas. Ad aggravare la situazione, alcune ore dopo, la scoperta che il corpo presente nella bara con il volto e il nome di Shiri Bibas in realtà non apparteneva a lei. A 24 ore di distanza, il corpo della donna è stato correttamente consegnato, con la spiegazione da parte di Hamas che quanto avvenuto fosse solo un semplice “errore“.

La mancata riconsegna dei 607 detenuti, però, mette nuovamente a rischio la tregua. “Israele mette in grave pericolo l’intero accordo“, ha spiegato Hamas, chiarendo che ogni cerimonia da loro messa in atto “non include alcun insulto, ma riflette invece il trattamento nobile e umano loro riservato“.

L’operazione in Cisgiordania

L’arrivo dei carri armati israeliani in Cisgiordania è stata annunciata dallo stesso esercito dello stato ebraico. Si tratterebbe delle truppe della Brigata di Fanteria di Nahal e dell’unità di  Comando Duvdevan, che hanno il compito di dare inizio a diverse operazioni in alcuni villaggi vicino a Jenin.

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha ordinato alla Forze di difesa israeliane di rimanere di stanza per il prossimo anno in tre campi profughi della Cisgiordania. Questi sono stati sgomberati da terroristi e civili, a cui non sarà però permesso il ritorno. “Finora 40mila palestinesi sono stati evacuati dai campi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams, e ora sono vuoti“, ha dichiarato il ministro, sostenendo che il ritorno dei cittadini non è permesso in quanto faciliterebbe il ritorno del terrorismo.

Non torneremo alla realtà del passato“, ha continuato Katz, spiegando che gli sgomberi dei campi profughi proseguiranno al fine di “smantellare i battaglioni e l’infrastruttura terroristica dell’Islam estremista“, sostenuto secondo Israele dall'”asse malvagia israeliana“. Il dispiegamento dei carri armati è arrivato a due giorni di distanza dal ritrovamento di 5 ordigni su diversi autobus della città israeliana di Bat Yam. Tre delle bombe sono esplose, senza causare vittime o feriti.

Il ritrovamento su uno degli ordigni della critta “Vendetta per Tulkarem“, ha fatto ipotizzare che l’attacco potesse avere una matrice terroristica e che fosse stato messo in atto da cittadini residenti in Cisgiordania.

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