Il 15 agosto potrebbe essere una data decisiva per il Medio Oriente. Israele, Usa, Qatar ed Egitto cercheranno di trovare insieme una soluzione che assecondi sia le volontà dello Stato ebraico che di Hamas per porre una fine definitiva al sanguinoso conflitto nella Striscia di Gaza. Un piano in tre fasi è stato proposto da Joe Biden e sembrerebbe che le due forze in campo siano aperte nel cercare di trovare un accordo. La situazione si è però complicata a seguito dell’attacco di ieri ad una scuola di Gaza, in cui sono morte circa 100 persone.
Una decisione pericolosa, secondo Hamas, che potrebbe quindi cambiare le carte in tavola e chiedere di più in cambio della fine delle offensive. Anche in Israele la situazione non è delle più tranquille. La destra continua a boicottare il negoziato per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, nella convinzione che questo sia un accordo che favorisca solo le necessità di Hamas. A fare da portavoce a queste ideologie è Itamar Ben Gvir, ministro per la sicurezza nazionale, che ha apertamente attaccato le scelte di Netanyahu in questo campo.
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“È un errore sedersi con Hamas, che ha stuprato, ucciso e bruciato bambini, ci arrendiamo a loro?” ha dichiarato il ministro, sostenendo ancora una volta le possibilità di Israele di porre fine al dominio di Hamas. L’obiettivo di Ben Gvir è quello di portare a termine la missione, costi quel che costi, anche quando a pagare il prezzo più caro sono bambini innocenti.
Ben Gvir: “Dobbiamo tagliare gli aiuti e le scorte di carburante“
Itamar Ben Gvir ha poi esposto quelli che sarebbero i suoi piani se spettasse a lui gestire l’offensiva contro Hamas nella Striscia di Gaza. “Se togliamo le forniture di carburante entro una settimana saranno in ginocchio. E se fermiamo i camion di aiuti, entro due settimane saranno in ginocchio. Quindi, perché dobbiamo fare un accordo, specialmente un accordo irresponsabile?” ha dichiarato il ministro, sostenendo che sarebbe “un grave errore” se il premier Benjamin Netanyahu decidesse davvero di partecipare ai negoziati.
Per ora non vi sono ulteriori notizie in merito e sembra che Netanyahu sia convinto della scelta intrapresa. Resta da capire quali saranno le richieste finali di entrambe le parti e se queste saranno realizzabili. Itamar Ben Gvir, però, è convinto che tutto ciò sia solo una “follia” perché “Noi possiamo raggiungere la vittoria totale“.
Il piano in tre fasi di Joe Biden per Israele e Hamas
Secondo quanto per ora confermato, i negoziati del 15 agosto proveranno a mettere in atto il piano per la pace in tre fasi presentato lo scorso maggio da Joe Biden, che si basa sulla risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sembrerebbe che la prima parte del piano preveda un cessate il fuoco della durata di sei settimane, durante le quali saranno scambiati i primi gruppi di ostaggi e in cui le truppe israeliane dovrebbero ritirarsi dalle aree popolate della Striscia di Gaza.
Nella seconda fase dovrà essere raggiunto un accordo tra Hamas e Israele che permetta di raggiungere “la fine definitiva delle ostilità” e il rilascio completo degli ostaggi. Nella terza e ultima fase si dovrà trattare di “un grande piano di ricostruzione” che riguardi le zone maggiormente devastate della Palestina e si avvieranno le trattative per la restituzione dei corpi degli ostaggi che sono stati uccisi.
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