Israele attacca la Cisgiordania: Hamas grida alla “guerra aperta”

Fonti palestinesi hanno sostenuto che l'offensiva di Israele ha avuto inizio nella città di Jenin, dove hanno fatto irruzione diverse truppe, coadiuvate da caccia che hanno colpito le aree vicine ai villaggi di Sir e Misilyah

Redazione
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La più vasta operazione militare degli ultimi anni” ha avuto luogo nella notte tra martedì e mercoledì nel territorio della Cisgiordania per mano di Israele. Una risposta al tentativo di attentato a Tel Aviv, operato da un terrorista di Nablus, unico ucciso nell’attacco. La bomba, un sofisticato ordigno di otto chili, avrebbe dovuto esplodere in una sinagoga della capitale israeliana nell’ora della preghiera, ma non ha detonato a causa di un malfunzionamento. Sembrerebbe che tale ordigno sia stato realizzato proprio in Cisgiordania.

Così l’Idf ha deciso di attaccare, con centinaia di soldati in campo, carri armati e aerei. La regione è stata posta sotto assedio, in particolare le città di Jenin, Tulkarem e il campo profughi di Al Farah, vicino Tubas, nella Cisgiordania orientale. L’obiettivo dell’operazione era quello di distruggere armi e colpire i terroristi, intenti ad organizzare attacchi a Tel Aviv e sul resto del territorio di Israele. La linea guida dell’offensiva, quindi, sarebbe piuttosto simile a quella che si è verificata in Libano.

Nell’offensiva sono morti 10 palestinesi e il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha interrotto la visita ufficiale in Arabia Saudita per rientrare a Ramallah e gestire dal territorio l’attacco alla Cisgiordania. Negli ambienti palestinesi le opinioni su quanto accaduto non sono positive. “L’escalation in Cisgiordania contro città, villaggi e i campi di Jenin, Tulkarem e Tubas porterà a risultati terribili e pericolosi” ha infatti dichiarato il presidente dell’Autorità nazionale palestinese.

L’attacco di Israele in Cisgiordania

Fonti palestinesi hanno sostenuto che l’offensiva di Israele ha avuto inizio nella città di Jenin, dove hanno fatto irruzione diverse truppe, coadiuvate da caccia che hanno colpito le aree vicine ai villaggi di Sir e Misilyah. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, i militari dell’Idf avrebbero ordinato ai cittadini del campo profughi di Nur Shams, a est di Tulkarem, di lasciare il territorio, per poi imporre un coprifuoco alla popolazione di Jenin, impedendo loro di lasciare le loro case.

Nonostante Israele abbia dichiarato di aver diramato allarmi di evacuazione in tutta la zona, così come avviene regolarmente nella Striscia di Gaza, le autorità della Cisgiordania sostengono che l’annuncio ufficiale di evacuazione da parte dell’Idf non c’è mai stato. Durante l’attacco sembrerebbe che diverse case siano state perquisite e che diversi cittadini abbiano subito degli interrogatori da parte delle truppe dell’Idf. Inoltre, sempre secondo Wafa, gli ospedali di Jenin e Tulkarem sarebbero stati circondati dai militari, che vorrebbero fare irruzione.

Per il momento Israele ha smentito l’intenzione di irrompere nelle strutture mediche, ma ha sottolineato: “Il nemico usa gli ospedali per rifugiarsi durante gli scontri con le nostre forze e ne abbiamo le prove“. La tensione sul territorio, dunque, resta altissima mentre si cerca di comprendere in che modo l’offensiva possa evolvere nel futuro. Il pericolo è che il conflitto tra Israele e Hamas possa estendersi anche alla Cisgiordania.

Hamas: “L’offensiva in Cisgiordania è guerra aperta

L’offensiva israeliana ha creato ovviamente un terremoto negli alti ranghi di Hamas e della Jihad islamica palestinese, le due organizzazioni che negli ultimi anni hanno rafforzato il loro potere proprio in Cisgiordania. Secondo i loro portavoce, l’attacco di Israele può avere un solo significato, per nulla rincuorante: la guerra aperta. Secondo Hamas, infatti, la decisione di Netanyahu di dare avvio ad un’offensiva sulla Regione sarebbe il sintomo di una volontà di espandere le guerra di Gaza“.

Si apre quindi la possibilità della tanto temuta escalation, su cui l’Occidente continuava a lavorare ormai da mesi. Israele avrebbe sostenuto, per giustificare il suo attacco, che “l’Iran sta lavorando per stabilire un fronte orientale finanziando e armando i terroristi e contrabbandando armi sofisticate dalla Giordania“. L’operazione, quindi, sarebbe necessaria per evitare che l’organizzazione terroristica palestinese riesca a crescere e soprattutto a diventare più potente grazie ad aiuti esterni.

L’Onu ha però decretato che l’attacco di Israele rappresenta una “violazione del diritto internazionale che rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva“. Dagli Stati Uniti, invece, è giusta una sanzione contro i coloni che avrebbero attaccato le popolazioni palestinesi nel territorio occupato. Una decisione che avrebbe infuriato il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

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