L’ayatollah riappare, ma non in video bensì via X. Dal bunker dove si rifugia da ormai svariati giorni dopo le minacce di morte più o meno velate da parte di Benyamin Netanyahu e Donald Trump, Ali Khamenei vuole far sapere al mondo e ai suoi avversari che la Guida suprema dell’Iran resiste. “La nazione iraniana dovrebbe sapere che il motivo del conflitto con l’America è che vogliono che l’Iran si arrenda“, riferisce schietto l’ayatollah specificando che “un evento del genere non accadrà mai“.
E così, rilancia il guanto di sfida al presidente degli Stati Uniti, in una provante giornata per la Repubblica islamica che ha celebrato le esequie dei generali e degli scienziati nucleari “martiri” della guerra dei 12 giorni contro Israele. Oltre, ad aver bloccato l’accesso dell’Aiea ai siti nucleari, negandogli l’accesso e così la sorveglianza sulle attività che vengono svolte.
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Il messaggio di Khamenei rispecchia comunque un Paese gravemente ferito ma non ancora morto e soprattutto in grado di risollevarsi contro i nemici. Volto dell’Iran che gli ayatollah hanno deciso di mostrare radunando a Teheran migliaia di persone per i funerali, dove riecheggiavano gli slogan “morte a Israele e all’America“, a cui ha partecipato gran parte dell’establishment del regime.
La Guida suprema si è rivolta alla nazione via social affermando che “gli americani ci hanno insultati, aspettandosi una resa, che non accadrà mai“. A difendere il nome di Khamenei, ha preso voce in capitolo il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, che rivolgendosi a Trump ha messo i puntini sulle i: “Se è sinceramente interessato a un accordo, dovrebbe mettere da parte il tono irrispettoso e inaccettabile nei confronti della Guida Suprema“. L’inquilino della Casa Bianca, tanto per cambiare, aveva caricaturato le sue gesta affermando di aver “salvato da una morte brutta e ignominiosa” Khamenei, pur “conoscendo perfettamente il posto in cui si nasconde“.
Al momento, la situazione è in stallo: da una parte la tregua con lo Stato ebraico che resta sul filo del rasoio e dall’altro il Pentagono che fa intendere che i raid americani potrebbero non essere terminati. Quanto a Trump, permane sulla linea sibillina, inviando messaggi ambigui. Prima ha assicurato che gli iraniani “vogliono incontrarlo” e che succederà “presto“, da bravo riappacificatore. Poi, ha liquidato come una “bufala” la notizia che la sua amministrazione vorrebbe dare all’Iran 30 miliardi di dollari per costruire impianti nucleari civili, riportando quindi la Repubblica islamica al tavolo dei negoziati, ed ha anche frenato sulla possibilità di ridurre le sanzioni al regime.
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