Way Technological Systems

Iran-Israele, il G7 cerca un fronte comune ma Trump non aiuta

Il conflitto tra Iran e Israele richiede un cambio dell'agenda politica del G7 che inizierà oggi a Kananaskis, in Canada. Giorgia Meloni arriva al summit con un obiettivo chiaro: aggiungere tra le varie, la richiesta da consegnare al governo di Israele, di una tregua nell'escalation militare con l'Iran. Un decisione da attuare con lo sfondo dell'indecente proposta di Donald Trump di eleggere Putin come mediatore nel conflitto

4 Min di lettura

Poteva l’assetto geopolitico essere più complesso e complicato di come non lo fosse già? Ebbene, sì. Infatti, ad assottigliare la fune su cui camminavano i leader mondiali alla ricerca della soluzione migliore tra Israele e Iran e tra Russia e Ucraina sullo sfondo delle trattative sui dazi, ci si mette l’amabile proposta di Trump, a metà tra improvvisazione e scommessa.

E così, tra le Rocky Mountains dell’Alberta dove i leader del G7 si stanno riunendo a Kananaskis, riecheggia la voce del Presidente degli Stati Uniti che incorona Vladimir Putin come mediatore della guerra tra Israele e Iran. Un’offerta che fa accapponare la pelle all’Europa che ha stravolto vita e economia per il conflitto scoppiato per le mira espansionistiche dello zar.

Ma il punto è che affidare la mediazione a Putin significherebbe legittimarlo a livello internazionale andando a minare la difesa dell’Ucraina. Infatti, in uno scenario del genere, dove occorre anche rassicurare il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, il mantra del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ai suoi è usare ancora più prudenza del solito.

Al momento, l’unico ad aver preso una posizione è presidente francese, Emmanuel Macron che, chiaro, netto e conciso, ha detto che la Russia non può mediare, e ne approfitta per rilanciare le sanzioni contro Mosca, anticipando che sonderà la “disponibilità” di Trump sulla loro ulteriore attivazione.

Agli antipodi, la premier che per esperienza sa come gestire le proposte indecenti dell’inquilino della Casa Bianca. In nome di pontiere tra rapporti personali e politici con gli Usa, Meloni vuole aspettare, vedere “le indicazioni che arrivano” da Washington, capire in quale direzione si muoverà il tycoon, perché sa che dichiarare sulle prese di posizione del presidente americano a caldo è, oltre che pericoloso, quasi sempre controproducente.

Intanto, Macron fa tappa in Groenlandia, sogno erotico di Trump, nella speranza di rompere l’impressione di un’Unione disorientata dalle sentenze geopolitiche quotidiane del tycoon, che con la sua apertura a Putin, solleva la contraddizione dell’alleanza euroatlantica.

In ogni caso, ciò che è vitale evitare a detta di Palazzo Chigi, è “un disallineamento” sull’Iran, che porterebbe ad allargare la fossa che già esiste su dazi e Ucraina. Resta, così, lampante come ribadito dalla premier, la necessità di una de-escalation e di riprendere la strada dei negoziati statunitensi sul nucleare, interrotti dal blitz di Benjamin Netanyahu. Meloni, difatti, punta ad ottenere una finestra di dialogo diretto con Trump anche per comprendere fin dove vuole spingersi Bibi: se l’obiettivo è compromettere il regime degli ayatollah o se Washington crede che si possa davvero tornare a parlare con ciò che resta degli uomini di Khamenei.

Nel mentre, il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si sta muovendo sul fronte Medio Oriente, intraprendendo conversazioni telefoniche con gli ambasciatori d’Italia a Teheran e a Tel Aviv. Il vicepremier conferma, difatti, il sostegno suo personale e di tutto il governo italiano ai due diplomatici e agli staff delle rispettive ambasciate e del consolato a Gerusalemme. Il percorso di Meloni, che in serata ha avuto un colloquio telefonico anche con l’emiro del Qatar e il Presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, quindi resta equidistante da Iran e Israele.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo