E se Israele va alla caccia dei lanciatori di missili, l’Iran replica con retaggi di vettori in una guerra che sembra sempre più intensa con centinaia tra morti e feriti in entrambi i campi. La libertà d’azione decantata dallo stato maggiore israeliano nei cieli nemici e declinata nella distruzione dei siti militari, ora è la prova dello stato di avanzamento dell’offensiva ebraica. “Il controllo dei cieli di Teheran” da parte dell’Aeronautica rappresenta “un cambio nell’intera campagna” contro l’Iran, annuncia il primo ministro, Benjamin Netanyahu, scandendo la differenza di obiettivi tra Tel Aviv e Teheran, che colpisce “cittadini e viene ad uccidere donne e bambini“.
Una situazione che ha spinto Bibi ad affermare di trovarsi “sulla strada averso la vittoria” considerando i due scopi strategici che Israele sta portando avanti. Da una parte, l’eliminazione della “minaccia nucleare“, dall’altro la “minaccia missilistica“. Una vittoria che Netanyahu definisce essere “costruita sulle spalle di persone straordinarie“, ovvero i militari coinvolti.
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Poi, poco dopo le 18, arrivano le immagini in diretta dell’attacco all’emittente iraniana Irib, portavoce degli ayatollah, a Teheran, dove la conduttrice annuncia con concitazione di essere sotto un bombardamento nemico, ma non riesce a concludere la frase che una forte esplosione colpisce lo studio e lei fugge. Poco dopo la rete torna in diretta con la giornalista che denuncia come ciò che è stato visto sia “un crimine palese del regime sionista sulla terra santa dell’Iran“.
Intanto, Netanyahu, in un’intervista rilasciata all’Abc, con molta tranquillità torna a sentenziare sul futuro della Repubblica islamica affermando di non escludere di voler eliminare l’ayatollah Ali Khamenei. Alla domanda sul presunto veto del presidente Donald Trump, secondo cui l’uccisione della Guida Suprema dell’Iran aggraverebbe la situazione, il primo ministro israeliano ha risposto: “Non l’aggraverà, ma vi porrà fine“. Poi, è stato tutto un crescendo di minacce incrociate tra Iran e Israele. Poco tempo prima che i caccia dell’Iaf facessero cadere le loro bombe, era arrivato un messaggio di evacuazione in farsi dall’Idf per la popolazione che abita vicino al quartier generale dell’Irib.
Intanto dal fronte statunitense, il Wall Street Journal riferisce che Teheran avrebbe segnalato la volontà di porre fine alle ostilità e di tornare al tavolo delle trattative sul nucleare, inviando messaggi a Israele e agli Stati Uniti tramite intermediari arabi. Il tutto solo ed esclusivamente se gli Usa non prendano parte ai raid dell’Idf. La tensione è altissima, tanto da una parte che dall’altra.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi, ha didatti fatto appello diretto al presidente a stelle e strisce scrivendo sul suo account X-net che “una sola telefonata del presidente Trump potrebbe porre fine agli attacchi contro l’Iran“. Anzi, sarebbe a suo avviso l’unico ed efficace modo per “bloccare Netanyahu e aprire la strada alla diplomazia“, precisando di non essere sicuro che “Trump faccia sul serio e sia interessato a porre fine alla guerra”.
Iran-Israele, gli ultimi attacchi incrociati
Il portavoce del governo iraniano, Fatemeh Mohajerani, ha riferito che almeno 45 donne e bambini sono morti insieme altri 75 tra donne e bambini che sarebbero rimasti feriti dall’inizio dei radi dello scorso 13 giugno.
Israele ha lanciato un attacco sull’ospedale Farabi di Kermanshah, nell’ovest dell’Iran, come riferito dall’agenzia iraniana Mehr, aggiungendo che “il regime israeliano continua a prendere di mira i civili iraniani“. Il Ministro della Difesa, Israel Katz, è intervenuto nel chiarire la sua affermazione secondo cui “saranno gli abitati di Teheran a pagarne il prezzo“, affermando: “Vorrei chiarire l’ovvio: non vi è alcuna intenzione di danneggiare fisicamente gli abitanti di Teheran, come il dittatore assassino sta facendo agli abitanti di Israele“.
In tal senso, infatti, a detta del ministro a pagare effettivamente il prezzo degli ultimi missili iraniani che hanno colpito aree civili in Israele causando 20 morti, saranno gli abitanti di Teheran che “saranno costretti a lasciare le loro abitazioni nelle zone in cui sarà necessario attaccare obiettivi del regime e infrastrutture di sicurezza a Teheran“.
Intanto, il bilancio degli ultimi raid israeliani conta la distruzione di 20 missili terra-terra pochi minuti prima che fossero lanciati sul Paese, 100 obiettivi militari a Isfahan, nell’Iran centrale, dove 50 caccia hanno identificato e distrutto centri di comando, magazzini con missili, complito una squadra che stava per lanciare svariati ordigni.
Dall’inizio dell’operazione, a detta del portavoce dell’Idf, si conterebbero più di 120 rampe di lancio missili messi fuori uso, che corrisponde a circa un terzo del totale in possesso dell’Iran. Un’operazione che avveniva mentre lo Stato ebraico si difendeva da due raffiche di missili che sono stati lanciati la scorsa dal conto di 65 missili e decine di droni. E i “sistemi di difesa sono riusciti a intercettarne la maggior parte“.
Spostandosi a Cesarea, dove è collocata la residenza del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, sono stati attivati gli allarmi aerei per la presenza di droni, come nelle località di Hadera, Pardes Hanna Jisr a-Zarqa e altri insediamenti nello Sharon, a sud dell’area metropolitana di Tel Aviv. L’aeronautica militare israeliana sta monitorando un “bersaglio aereo sospetto” individuato nello spazio aereo israeliano, facendo scattare l’allarme droni nel nord di Israele.
In Iran, invece, l’agenzia di stampa Tasnim citando fonti locali ha riferito che le difese aeree intorno all’impianto nucleare di Natanz “hanno contrastato i missili ostili del regime sionista usurpatore, colpendoli con successo“.
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