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Iran blocca l’Aiea, il direttore Grossi bandito dai siti nucleari

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Rafael Grossi? L’Iran dice basta al direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Aiea, dice no ai controlli nei siti nucleari e dice niente sorveglianza delle strutture. Il vicepresidente del parlamento iraniano, Hamid Reza Haji Babaei, è stato chiaro e conciso, e citato dall’agenzia Mehr, spiega che la decisione sorge in seguito alle continue critiche di Teheran nei confronti di Grossi nel corso della guerra dei 12 giorni con Israele e, a seguito della sospensione della collaborazione con l’Aeia.

Un fatto che accade a poche ore dall’ultimo avvertimento di Grossi, che aveva sollevato dubbi circa l’effettivo possesso di uranio arricchito dell’Iran: “Non sappiamo dove sia questo materiale, parte potrebbe essere stato distrutto, parte spostato”, ha riferito alla Cbs. Un dubbio che sorge in quanto la Repubblica dell’ayatollah aveva un programma molto vasto e ambizioso, e “la capacità industriale c’è, l’Iran è un paese molto sofisticato in termini di tecnologia nucleare, come è ovvio“.

Anzi, lo stesso Grossi aveva fatto notare quello che aveva definito “un segnale positivo“, ovvero che il governo non aveva ancora chiesto agli ispettori dell’Aiea di lasciare il Paese e puntualizzando come fosse fondamentale in quanto “il lavoro dovrà continuare. Altrimenti, nessuno avrà idea di cosa stia succedendo in Iran“.

Per di più, solo 7 giorni fa nel pieno dell’escalation tra Teheran e Tel Aviv, Grossi è finito nel mirino di Ali Larijani, ex membro del Parlamento iraniano e consigliere di Ali Khamenei: “Quando la guerra sarà finita l’Iran regolerà i conti con il direttore dell’Aiea“, scriveva in un post su X. Questo perché, circa trentasei ore prima dell’attacco israeliano, l’Aiea, su proposta europea e americana, aveva approvato una mozione di censura nei confronti dell’Iran accusandolo di essere “inadempiente” rispetto ai suoi obblighi nucleari da rispettare.

E qualche giorno dopo, incalzato sulla Cnn, Grossi aveva specificato che l’agenzia era preoccupata per l’arricchimento dell’uranio al 60% e la scarsa trasparenza di alcune parti del programma nucleare iraniano, ma che “non aveva alcuna prova di uno sforzo sistematico per arrivare a un’arma nucleare“.

Ora, quindi, che l’Agenzia è fuori dai giochi, la repubblica dell’ayatollah potrebbe chiudersi in sé stessa proseguendo con i suoi piani oppure cedere alla tentazione del tycoon che aveva proposto incentivi di 30 miliardi di dollari per riaprire i negoziati sul programma nucleare.

Israele sapeva già tutto

Secondo LaPress e AdnKronos, però, che cita la medesima agenzia, la scelta sarebbe dovuta alla “scoperta di dati sensibili su strutture presenti in documenti ottenuti dal regime israeliano“. E intanto, il Times, citando fonti e documenti dell’intelligence, riferisce che gli agenti del Mossad, i servizi segreti dello Stato d’Israele, sarebbero entrati nel cuore del programma nucleare iraniano già nel 2010, monitorando le attività e raccogliendo informazioni da diverse località.

Una notizia che in fin dei conti non dovrebbe risultare troppo astrusa, considerando come gli 007 israeliani siano i migliori agenti segreti al mondo. Le informazioni segretamente raccolte negli anni da Israele, avrebbero poi dimostrato che entro la fine del 2024 l’Iran avrebbe superato la fase di ricerca sull’armamento del materiale nucleare al punto di effettuare esperimenti sulla costruzione di un ordigno esplosivo “in poche settimane“.

In base al rapporto consultato dalla testata, Israele era riuscita ad infiltrare ufficiali dell’intelligence che hanno mappato la disposizione dell’impianto nucleare di Natanz prima che fosse attaccato e distrutto. Poi, i servizi segreti si sono infiltrati in altri siti, tra cui Isfahan, Nur, Mogdeh, Shariati e Shahid Meisami.

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