Il Papa in viaggio apostolico di tre giorni, il 41° del suo pontificato. Il pontefice è tornato nel Paese dopo la visita del 12 settembre 2021
Visita in Ungheria per Papa Francesco per il suo viaggio apostolico di tre giorni. Il pontefice torna nel Paese dopo la visita del 12 settembre 2021 in cui celebrò a Budapest la messa conclusiva del Congresso eucaristico internazionale prima di proseguire per la Slovacchia. Si tratta del quarantunesimo viaggio apostolico del pontificato e il secondo di quest’anno dopo quello in Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan. Bergoglio è il secondo Papa a recarsi in Ungheria, Paese visitato due volte anche da Giovanni Paolo II nel 1991 e nel 1996.
Il discorso del Papa
Nel suo discorso alle autorità il Pontefice ha toccato diversi temi: aborto, nazionalismi, migranti e guerra in Ucraina. “E’ urgente, come Europa, lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà”, ha detto parlando di accoglienza dei migranti e citando il discorso di Santo Stefano, primo re d’Ungheria, al figlio secondo cui “‘adorna il paese’ chi vi giunge con lingue e costumi diversi. Infatti – ha sottolineato il Papa – ‘un paese che ha una sola lingua e un solo costume è debole e cadente. Per questo ti raccomando di accogliere benevolmente i forestieri e di tenerli in onore, così che preferiscano stare piuttosto da te che non altrove'”. “Per chi è cristiano l’atteggiamento di fondo non può essere diverso da quello che santo Stefano ha trasmesso, dopo averlo appreso da Gesù, il quale si è identificato nello straniero da accogliere”, ha aggiunto.
“In Europa tornano a ruggire i nazionalismi”
“Nel dopoguerra – ha detto papa Francesco parlando alle autorità ungheresi a Budapest – l’Europa ha rappresentato, insieme alle Nazioni Unite, la grande speranza, nel comune obiettivo che un più stretto legame fra le Nazioni prevenisse ulteriori conflitti. Purtroppo non è stato così. Nel mondo in cui viviamo, tuttavia, la passione per la politica comunitaria e per la multilateralità sembra un bel ricordo del passato: pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra”. “In generale – ha aggiunto -, sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi e si esasperano giudizi e toni nei confronti degli altri”.
“In questa fase storica i pericoli sono tanti oggi, tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace? Dove stanno?”, ha sottolineato. Francesco ha fatto riferimento alla Dichiarazione di Robert Schuman del 9 maggio 1950: “‘Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche’, in quanto – parole memorabili! – ‘la pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano'”.
Tema aborto: “Una sconfitta”
Nel suo intervento Papa Francesco ha poi parlato della “via nefasta delle colonizzazioni ideologiche, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, che appunto elimina le differenze o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato diritto all’aborto, che è sempre una tragica sconfitta”. Secondo il pontefice invece è “bello invece costruire un’Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia, perseguite con attenzione in questo Paese, dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno”.