Gli effetti del conflitto in Ucraina si stanno avvertendo anche nel mondo ittico. Perdita di introiti e pericolo di insufficienza dei prodotti nei banchi frigo
A tre mesi dall’inizio della guerra fra Russia e Ucraina, gli effetti del conflitto iniziano a farsi sentire anche nel mondo della pesca. Fedagripesca-Confcooperative per la prima volta lanciano la stima delle perdite del settore ittico, con un bilancio che lancia un allarme: in 90 giorni sono stati bruciati circa 200 milioni di fatturato.
Il rincaro dei prezzi di gasolio, infatti, ha reso più difficili le uscite in mare e, di conseguenza, l’approvvigionamento ittico. La perdita di profitto lordo in quest’anno è stimata al 28% rispetto al 2019 e 2020.
Scioperi e proteste
Il mondo della pesca si riunisce in questi giorni in una serie di scioperi e proteste, con barche ferme portate di fronte alle banchine delle capitanerie di porto: non solo Chioggia, ma anche Foggia e Manfredonia.
Iniziano a farsi sentire gli effetti sui consumatori: se il trend di perdita fosse confermato, ben presto potrebbero mancare dai banchi alimentari molti prodotti come acciughe, sardine, nasello, spigola e sogliola.
In alcuni casi è scattato un “effetto lockdown”: chi può, acquista grandi scorte congelate di prodotti ittici da consumare poi nel tempo. Nei ristoranti, invece, un monitoraggio rileva che da marzo a oggi si sono registrati aumenti fino al 30% per il consumatore finale.