Nelle scorse ore il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere di essere disposto a pagare una ricompensa di 5 milioni di dollari per la liberazione di ogni ostaggio israeliano che è stato catturato da Hamas, che si trova nella Striscia di Gaza. La mossa del premier israeliano è l’ultimo tentativo per risolvere la questione, spinto dalla pressione delle famiglie che lo criticano per non fare abbastanza e in un momento in cui i negoziati sono fermi. Nel fronte libanese, invece, i negoziati per un cessate il fuoco vanno avanti grazie all’inviato Usa Amos Hochstein che da ieri si trova a Beirut.
La ricompensa di Netanyahu per liberare gli ostaggi a Gaza
Oltre alla ricompensa di 5 milioni di dollari, il premier israeliano ha anche offerto la possibilità alla persona che riporterà l’ostaggio e alla sua famiglia di uscire in modo sicuro dalla Striscia di Gaza. Nonostante Netanyahu richieda la liberazione degli ostaggi sin dall’inizio della guerra, le loro famiglie lo accusano da mesi di non fare abbastanza per raggiungere questo obiettivo. La loro ipotesi è che il premier preferisca continuare la guerra pur di non far cadere il proprio governo, che è il più a destra della storia di Israele e in più è sostenuto da partiti estremisti che sono contrari a un accordo per il cessate il fuoco.
Leggi Anche
Quando il 7 ottobre 2023 Hamas ha attaccato Israele dando inizio al conflitto in corso, ha preso circa 250 ostaggi: 105 sono stati liberati un mese dopo, 8 nei mesi successivi e circa 40 corpi sono stati riconsegnati a Israele. Quindi attualmente rimarrebbero circa 100 ostaggi a Gaza, ma le stime di Israele riferiscono che probabilmente il 30% di loro sia già morto.
Se i negoziati per un cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi sono andati avanti per mesi, attualmente sono fermi a causa delle richieste inconciliabili di Hamas e Israele. Inoltre a inizio novembre il Qatar, che da sempre è stato il principale mediatore, ha smesso di esserlo proprio a causa dell’impossibilità di raggiungere un accordo e delle resistenze incontrate da entrambe le parti. Ha però espresso la volontà di tornare a mediare quando Israele e Hamas si dimostreranno seriamente convinti di voler negoziare.
Il fronte libanese
La situazione appare invece un pochino diversa sul fronte libanese, dato che c’è la speranza che in questi aggiorni arrivi un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. Ieri è infatti arrivato a Beirut l’inviato statunitense Amos Hochstein per discutere della bozza dell’accordo, già approvata dal Libano, con il presidente del parlamento Nabih Berri.
Dopo l’incontro, l’americano ha confessato ai giornalisti di aver visto “una reale opportunità” per porre fine ai combattimenti. “Sono qui a Beirut per facilitare questa decisione, ma alla fine è una decisione delle parti… Ora è alla nostra portata”. Berri ha dichiarato dopo l’incontro al quotidiano panarabo Asharq al-Awsat che “la situazione è buona, in linea di principio”, aggiungendo che la sua squadra e i rappresentanti statunitensi hanno ancora “alcuni dettagli tecnici” da definire.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha affermato che gli sforzi guidati dagli Stati Uniti per una tregua tra Israele e Hezbollah in Libano hanno creato l’opportunità per un cessate il fuoco duraturo e ha invitato entrambe le parti ad accettare l’accordo sul tavolo. “Si sta aprendo una finestra di opportunità per un cessate il fuoco duraturo in Libano che consentirebbe il ritorno degli sfollati, garantirebbe la sovranità del Libano e la sicurezza di Israele”, ha confessato a radio Europe 1.
Intervistato dalla tv al Manar, vicina a Hezbollah, un funzionario dell’organizzazione, Mahmoud Qmati, ha affermato che qualsiasi accordo di cessate il fuoco dovrà porre fine rapidamente ai combattimenti e preservare la sovranità del Libano. Ha poi sostenuto che l’esercito continuerà a colpire obiettivi israeliani di Hezbollah anche in caso di tregua.
Oggi comunque ci sarà un nuovo incontro tra l’inviato statunitense e il Presidente del Parlamento libanese. I familiari degli ostaggi israeliani e i gruppi di attivisti chiedono che nel caso venisse raggiunto l’accordo per il cessate il fuoco con Hezbollah, questo preveda anche la liberazione di tutti gli ostaggi presenti a Gaza.
© Riproduzione riservata