Gaza, Netanyahu: “Immediata ripresa degli aiuti umanitari”

Il primo ministro israeliano

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A 19 mesi dall’inizio della guerra a Gaza, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha incluso la fine dei combattimenti tra gli argomenti in discussione a Doha. “Il team negoziale – si legge in una nota diffusa dal suo ufficio – sta lavorando su ogni possibilità per un accordo, sia secondo lo schema Witkoff, che nel quadro della conclusione della guerra, che includerebbe il rilascio di tutti gli ostaggi, l’esilio dei terroristi di Hamas e il disarmo della Striscia“.

Il piano Witkoff prevede il rilascio di 10 ostaggi vivi e 20 morti il primo giorno di cessate il fuoco e il rilascio dettagliato di un elenco delle condizioni mediche degli ostaggi rimanenti al deciso giorno. Il cessate il fuoco dovrebbe durare 50 giorni e il numero di palestinesi da rilasciare compreso tra 200 e 250.

In serata il gabinetto politico di Netanyahu e di sicurezza si è riunito per una discussione particolarmente tesa, concentrata sull’introduzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e sui rapiti. Ieri pomeriggio sarebbero anche ripresi i negoziati fra Israele e Hamas. E secondo diverse fonti sono stati fatti anche alcuni progressi, anche se a quanto pare si è ancora lontani da un accordo. Il primo di tutti è stato annunciato poco fa dal primo ministro Benjamin Nethanyahu che su forte pressione Usa ha ceduto alla “ripresa immediata degli aiuti umanitari”.

Intanto dagli Usa, in un’intervista all’Abc, l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff ha infatti confermato che Israele ha “indicato” che inizierà a consentire l’ingresso di cibo nell’enclave dopo aver chiuso i valichi per due mesi e mezzo. La Gaza humanitarian foundation, istituita in stretto coordinamento con Gerusalemme per gestire la distribuzione dovrebbe cominciare a operare a Gaza entro la fine del mese.

Verranno inviate cucine mobili. Abbiamo camion carichi di farina che ci aspettano al confine. Non vogliamo assistere a una crisi umanitaria e non permetteremo che si verifichi sotto il controllo del presidente Trump“, ha informato Witkoff. Intanto si è appreso che l’inviato statunitense per gli ostaggi Adam Boehler, rimasto a Doha per i negoziati, ha spiegato a Fox News Sunday che le trattative sono molto ‘fluide’, negando le voci secondo cui non starebbero andando bene: “Il rilascio dell’ostaggio Idan Alexander è un segnale che Hamas capisce di dover liberare i rapiti se vuole che gli attacchi finiscano“, ha puntualizzato.

Solo poche ore dopo che Netanyahu ha annunciato il duro lavoro del team negoziale, arriva la mossa che, in apparenza, appare in contrasto con la parola pace, ma che in realtà viene usata come forma di massima pressione per convincere i leader di Hamas che è arrivato il momento “di scendere dall’albero“, come dicono gli israeliani. L’Idf ha annunciato che le truppe di terra hanno dato il via all’offensiva “Carri di Gedeone” in varie aree di Gaza con cinque divisioni in azione. E così, quel clima di timido ottimismo riscontrato nei Paesi arabi come in Israele, è stato stravolto.

L’escalation ha preso ufficialmente il via dopo quattro giorni di pesanti bombardamenti su Gaza, con almeno 75 vittime, il tutto per aprire la strada ai mezzi militari. Attacchi che sembrano aver centrato l’obiettivo di eliminare Muhammed Sinwar, il fratello più giovane dell’ex capo di Hamas Yahya, ucciso a ottobre, e da cui ha ereditato la leadership a Gaza.

Intanto dalla Striscia viene segnalata l’avanzata di carri armati a nord di Khan Younis, nel sud, accompagnata da pesanti bombardamenti di artiglieria e attacchi aerei, e nella parte orientale di Jabaliya, nel nord. Mentre nel sud di Israele nel tardo pomeriggio di domenica sono scattagli gli allarmi per due razzi lanciati dall’enclave. Dopo i razzi, il portavoce dell’esercito ha ordinato l’evacuazione dall’area orientale di Deir al-Balah.

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