Nella Striscia di Gaza ci si continua a muovere sul filo del rasoio da ogni parte interessata. Il Comando Centrale degli Stati Uniti, il Centcom, pubblica un video di un drone che, durante il fine settimana, mostra sospetti miliziani di Hamas che saccheggiano un camion di aiuti nel sud dell’enclave palestinese. Il gruppo terroristico islamista respinge le accuse degli Usa facendo notare che mancherebbe prove sul campo e sentenziando ce si tratti solo di una campagna studiata a tavolino di disinformazione. E intanto, le forze di difesa israeliane riferiscono di aver sventato durante la notte un tentativo di introdurre clandestinamente armi dall’Egitto in Israele.
Nel mentre, Al Jazeera rende noto che sono in corso i preparativi per la riapertura del valico di Rafah, probabilmente sotto il pieno controllo israeliano. E sullo sfondo di tutto questo, permangono gli scambi degli ultimi ostaggi israeliani morti ancora nelle mani di Hamas. Nella giornata di oggi, la Croce Rossa e il gruppo terroristico hanno effettuato due “pattugliamenti congiunti” per favorire le ricerche dei corpi nel territorio sotto il controllo delle Idf. Si tratta delle aree di Khan Yunis e nel quartiere di Shujaiya di Gaza, dove si muoveranno rastrellando le macerie con l’approvazione ufficiale dei vertici politici.
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Per il momento, da quanto si rende noto da Al Arabiya che citano fonti di Hamas, sono stati ritrovati tre corpi di vittime israeliane in un tunnel a est di Khan Yunis che sono stati consegnati alla Croce Rossa. Seocndo quanto riporta Al Arabuya, l’emittente satellitare panaraba di proprietà saudita, citando fonti d Hamas, uno dei tre corpi sarebbe stato identificato nel colonnello israeliano Assaf Hamami, comandante della Brigata meridionale della divisione di Gaza, che aveva perso la vita combattendo contro i miliziani del gruppo islamista nel kibbutz Nirim la mattina di quel terribile 7 ottobre.
Un dossier ancora estremamente delicato questo degli ostaggi, che come lo stesso primo ministro Benjamin Netanyahu ha tenuto a ribadire all’inizio della riunione settimanale del gabinetti, “pian piano riporteremo a casa tutti i nostri ostaggi“.
Il premier ha inoltre sollevato un nodo ancora da sciogliere, ovvero la presenza nel territorio controllato da Israele a Gaza, di due sacche di Hamas, che però “saranno eliminate“. Si tratterebbe di miliziani armati che si nascondono ancora a Rafah e a Khan Younis che Netanyahu considera come “tentativi di Hamas di ingannare” lo Stato ebraico nonché gli Stati Uniti di Donald Trump e il mondo intero che tiene gli occhi puntati sulla Striscia nella speranza che una pace definitiva possa essere raggiunta quanto prima. Tentativi di inganno che il premier israeliano descrive come patetici e che avranno vita breve, visto che “saranno eliminati” e “non ci riusciranno“.
Ma c’è anche un altro dossier che punge il primo ministro. Si tratta della pubblicazione del video in cui guardie carcerarie abusano di un detenuto di Gaza nel carcere di Sde Teiman per cui Netanyahu si dice furioso. “L’incidente ha causato enormi danni all’immagine dello Stato di Israele e delle Idf, ai nostri soldati“, ha rimarcato il premier definendo l’episodio come “l’attacco propagandistico più difficile che lo Stato di Israele abbia subito dalla sua fondazione, non ne ricordo un altro di tale intensità“.
La pubblicazione del video risale allo scorso luglio, quando gli investigatori della polizia militare erano arrivati al carcere per indagare le condizioni di detenzione, su impulso delle stesse Idf. Momenti di tensioni da cui erano difatti nati anche scontri tra i soldati di guardia e la polizia militare.
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