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Gaza, lunedì la cerimonia della firma dell’accordo a Sharm: in 200mila tornano nella Striscia

Le 72 ore a disposizione di Hamas per la liberazione degli ostaggi sono scattate e le autorità israeliane di conseguenza hanno pubblicato l'elenco dei 250 detenuti palestinesi condannati per reati di sangue che intendono rilasciare insieme a 1.700 abitanti di Gaza detenuti dall'avvio della guerra. Tra questi non è presente il nome di Marwan Barghouti

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Lunedì 13 ottobre entrerà nella storia come il giorno in cui Israele e Hamas hanno trovato un accordo per Gaza. Che sia per una pace lampo oppure per un percorso più lungo e armonioso, potrà dirlo solamente il futuro. Intanto, le comunità internazionali gioiscono per questo cessate il fuoco, arrivato a sette mesi di distanza dall’ultimo, in grado di ridare speranza per la fine definitiva del conflitto.

Ieri, le due parti coinvolte hanno firmato la prima parte dell’accordo che prevede lo stop ai bombardamenti e il rilascio dei circa 40 ostaggi, tra vivi e morti, ancora nelle mani di Hamas. Nella notte Israele ha ratificato l’accordo e sono iniziate le operazioni di ritiro delle truppe dell’Idf da alcune zone della Striscia di Gaza. Alle 11 di oggi, poi, è scattato il cessate il fuoco tra il giubilo della popolazione palestinese.

Tra tre giorni, nello stesso lunedì in cui è atteso il rilascio degli ostaggi, avverrà la cerimonia per la firma dell’accordo completo. L’evento si svolgerà in Egitto, a Sharm el Sheik, ovvero nella stessa città in cui si sono svolti i negoziati che hanno portato alla pace. Il presidente de Il Cairo, Abdel Fattah Al Sisi, ha invitato a presenziare il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che sembra aver accettato l’invito.

Il titolare della Casa Bianca è atteso per lunedì mattina in Israele, dove parlerà al Parlamento (sarà il primo presidente Usa a farlo) e dove incontrerà le famiglie degli ostaggi. Poi, nel pomeriggio giungerà in Egitto per la cerimonia della firma dell’accordo di pace. Tra i presenti c’è anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, secondo quanto riferito dal ministro  degli Esteri Antonio Tajani. Infine, Trump prenderà parte al vertice con i leader mondiali su Gaza, che è previsto per martedì. In vista dei vari problemi di agenda del presidente, non si esclude che l’incontro possa essere anticipato allo stesso lunedì.

Gaza, i prossimi passi del piano di pace

Intanto, sembrano proseguire le fasi del piano di pace proposto da Trump. Le truppe dell’Idf sono state spostate dietro la cosiddettalinea gialla“. I soldati israeliani occupano al momento il 53% del territorio di Gaza, in particolare al confine e in alcune zone a nord della città principale.

Le 72 ore a disposizione di Hamas per la liberazione degli ostaggi sono scattate e le autorità israeliane di conseguenza hanno pubblicato l’elenco dei 250 detenuti palestinesi condannati per reati di sangue che intendono rilasciare insieme a 1.700 abitanti di Gaza detenuti dall’avvio della guerra. Tra questi non è presente il nome di Marwan Barghouti. Secondo Hamas, però, i negoziati sul numero di palestinesi da liberare starebbero proseguendo e non vi è ancora un accordo definitivo sul loro numero.

Intanto, in Palestina, centinaia di migliaia di cittadini si sono messi in marcia per far ritorno alle loro case, ormai distrutte. I cittadini si stanno muovendo dal sud al nord della Striscia, tra gli appelli di Israele a non avvicinarsi ai loro soldati. Secondo la protezione civile sarebbero 200mila le persone in viaggio. Lo Stato ebraico ha inoltre dato il suo via libera all’entrata di aiuti nel Paese a partire dalla prossima domenica.

Al contempo, un dirigente di Hamas ha spiegato che l’organizzazione terroristica è pronta a farsi da parte per permettere ad un organismo palestinese di amministrare la Striscia di Gaza nel dopoguerra, rimanendo però sul posto. Tale decisione rientrerebbe in una “più ampia discussione” che deve avvenire tra i palestinesi nell’ambito della lotta per la libertà e per la creazione di uno Stato indipendente. Il premier Netanyahu aveva già annunciato che Hamas sarebbe rimasto a Gaza “senza armi e senza potere“. C’è ancora da chiarire, però, il punto sul disarmo del gruppo. L’organizzazione ha infatti chiesto di poter essere dotata di armi difensive.

I punti del piano per Gaza ancora in dubbio

Vi sono infatti alcuni punti del piano che ancora devono essere discussi. Innanzitutto c’è la questione dei resti degli ostaggi deceduti. Hamas ha sostenuto di non sapere la posizione di 9 di loro e nel piano è stato concordato di formare una forza internazionale composta da Israele, Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia che, con l’assistenza della Croce Rossa, cercherà di individuare  tutti i resti. Questo meccanismo, però, non sarebbe ancora stato formalizzato.

Punto spinoso anche quello della governance a cui affidare Gaza. Nel piano si parla di un “Consiglio di pace” presieduto da Donald Trump e altri membri ancora da nominare, tra cui l’ex primo ministro britannico Tony Blair. Il compito dell’organismo internazionale sarà quello di supervisionare un governo di transizione temporaneo con tecnocrati palestinesi ed esperti internazionali in attesa che l’Autorità Nazionale Palestinese attui le riforme richieste.

Accanto a questo governo dovrebbe poi esservi una forza panaraba da schierare a Gaza. Questa dovrà essere pienamente coordinata con Israele e resta da capire come faranno queste forze armate ad assumersi la responsabilità del territorio e con quali regole di ingaggio. Infine, c’è il tema della ricostruzione di Gaza. Si stima che saranno necessari decine di miliardi di dollari. Dovrebbero quindi prendervi parte diversi attori internazionali, tra cui la stessa famiglia di Donald Trump.

Ciò che sembra più che fondamentale è garantire che il flusso di denaro non venga deviato verso la ricostruzione di tunnel e altre infrastrutture terroristiche di Hamas, come avvenuto in passato. Un nodo piuttosto complesso riguarda anche la possibilità di un riconoscimento dello Stato di Palestina, su cui al momento il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, sembra irremovibile: “Non esisterà mai“.

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