Il cessate il fuoco a Gaza è entrato in vigore alle 12 ora locale israeliana, le 11 in Italia, quando l’Idf ha annunciato di aver concluso il ritiro dalle zone di Gaza previste nell’accordo di pace proposto dagli Stati Uniti di Donald Trump. Secondo accordi, le truppe israeliane sono rimaste dietro la cosiddetta “linea gialla“, ovvero ai confini di Gaza, nel corridoio di Philadelphia e a Khan Younis. Il resto della Striscia è libero dal monitoraggio israeliano.
Dalle 11, quindi, sono scattate le 72 ore a disposizione di Hamas per la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani, vivi e morti, che ancora si trovano nelle sue mani. Si presume, secondo quanto dichiarato dallo stesso Trump, che il rilascio possa avvenire il prossimo lunedì. L’attesa è al massimo, così come il timore che la tregua possa durare meno di quanto preventivato. Proprio per evitare improvvise escalation, il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane ha chiarito che sarà impossibile per i cittadini palestinesi avvicinarsi alle forze armate israeliane. “Avvicinarsi mette a rischio la vostra vita“, ha spiegato.
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Inoltre, sono stati annunciati gli spostamenti possibili e le strade aperte nella Striscia. “Il movimento da Sud a Nord nella Striscia di Gaza sarà consentito attraverso le vie Rashid e Salah al-Din. Ai residenti viene segnalato che nel nord della Striscia è estremamente pericoloso avvicinarsi alle aree di Beit Hanoun, Beit Lahiya, Shejaiya, e a qualsiasi zona in cui vi sia una concentrazione di truppe“, si legge nel comunicato diffuso questa mattina. Anche la zona marittima della Striscia viene indicata come pericolosa per i cittadini. Gli spostamenti in queste zone saranno consentite solo a seguito di una nuova autorizzazione.
Gaza, Netanyahu: “Oggi celebriamo un grande risultato”
A seguito dell’annuncio del cessate il fuoco, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha deciso di inviare un messaggio alla Nazione. “Oggi celebriamo uno dei risultati più grandi della nostra guerra per la rinascita: il ritorno di tutti gli ostaggi a casa“, ha dichiarato, ricordando come questo obiettivo sia sempre stato una priorità del suo governo.
Inoltre, il premier ha voluto smentire la notizia secondo cui questo accordo era presente al tavolo delle trattative ormai danni mesi, sostenendo invece che Hamas abbia deciso di accettare “solo dopo aver sentito la spada alla gola e solo dopo che il piano di Trump l’ha isolata a livello internazionale in un modo senza precedenti“. Netanyahu ha ribadito che l’organizzazione palestinese sarà privata di armi e potere all’interno della Striscia, come conseguenza di quanto accaduto finora.
Nel caso in cui la pace non possa essere raggiunta tramite mezzi diplomatici, ovvero se Hamas dovesse nuovamente porre dei limiti alla pacificazione della Palestina, il primo ministro dello Stato ebraico ha spiegato che questo stesso obiettivo “sarà raggiunto con la forza“. Netanyahu ha aggiunto che la campagna contro Hamas non è ancora conclusa e che Israele dovrà affrontare ancora grandi sfide, che però potrebbero garantire anche grandi opportunità.
Il premier ha fatto riferimento alla festa di Simhat Torah, che nel 2023 era caduta proprio il giorno della strage del 7 ottobre. “Cittadini di Israele, due anni fa, la festa di Simhat Torah è diventata un giorno di lutto nazionale“, ha dichiarato, per poi aggiungere che, con il ritorno degli ostaggi dai propri cari il prossimo lunedì, questa festività tornerà ad essere un giorno di gioia e celebrazioni.
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