Francia, arriva la svolta: socialisti pronti a negoziare con Macron e repubblicani

Olivier Faure, che sarà ricevuto oggi a mezzogiorno all'Eliseo, ha espresso la propria disponibilità a fare "compromessi su tutti i temi", incluse le pensioni

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I socialisti aprono a Macron. Il primo segretario del Partito Socialista francese, Olivier Faure, ha dichiarato questa mattina che il suo partito è disponibile a negoziare con i macronisti e i repubblicani, basandosi su “concessioni reciproche”, per la formazione di un nuovo governo con un “contratto a tempo determinato”.

Faure, che sarà ricevuto oggi a mezzogiorno all’Eliseo, ha espresso la propria disponibilità a fare “compromessi su tutti i temi”, incluse le pensioni. Inoltre, ha auspicato che il presidente Emmanuel Macron nomini “un precursore” per organizzare i negoziati tra le forze politiche prima di designare un nuovo primo ministro.

In particolare, sulla delicata questione della riforma delle pensioni, che il Nuovo Fronte Popolare desidera abrogare, Faure si è detto “responsabile” e ha riconosciuto la necessità di reperire risorse finanziarie. “Ho dichiarato di essere pronto a cercare soluzioni finanziarie prima dell’abrogazione e, nel frattempo, a congelare la riforma”, ha spiegato.

Emmanuel Macron ieri giovedì 5 dicembre ha deciso di fare mea culpa e ammettere che la caduta del governo di Michel Barnier, a cui ieri è stata votata la sfiducia, era “ineluttabile” ma non sarebbe stata “compresa“. Così il titolare dell’Eliso ammette: “È mia responsabilità“. Ma, fermando immediatamente ogni tipo di insinuazione, aggiunge: “La responsabilità della caduta del governo e della mancata manovra non è mia, ma del Parlamento“. Per questo motivo, Macron esclude in ogni modo la possibilità delle sue dimissioni e conferma di voler “onorare il mandato al quale mi hanno eletto i francesi fino all’ultimo giorno“.

Trattando poi nello specifico la crisi in cui è scivolata inesorabilmente la politica francese, Macron ammette di non poter cedere all’immobilismo e di essere al lavoro per individuare il nuovo primo ministro, il cui nome sarà quindi annunciato nei prossimi giorni. “Dovrà fare una legge speciale, la legge di bilancio sarà la priorità“, ha sentenziato il Presidente, ricordando che questa dovrà essere presentata prima della metà di dicembre come legge temporanea, così da consentire la continuità dei servizi pubblici e la vita del Paese” e applicare “le scelte del 2024 e del 2025“.

Il prossimo governo, ha annunciato Macron, “sarà di interesse generale“, compatto e soprattutto al servizio del popolo francese. Il presidente ha quindi auspicato che il nuovo premier riesca a creare un governo che possa far approvare il prossimo bilancio nel Parlamento francese. Il Capo di Stato ha infatti ricordato che la sfiducia del premier Barnier è avvenuta perché “l’estrema destra e l’estrema sinistra si sono uniti, agendo con cinismo e senso del caos“. Il presidente ha poi concluso il suo discorso sostenendo la necessità di lavorare per “ricostruire la Nazione, ovunque ci sia
rabbia, insulto, ripristino della saggezza e ovunque ci sia divisione, volendo unità laddove alcuni cedono all’angoscia, volendo speranza
“.

La mozione di sfiducia e la caduta del governo Barnier

La mozione di sfiducia della gauche, sostenuta dal Rassemblement National di Marine Le Pen, ha portato alla caduta del governo di Michel Barnier, che è quindi ufficialmente il più breve della Quinta repubblica, con soli 3 mesi di durata. Sono stati 331 i deputati ad aver votato a favore della sfiducia, un numero ingente visto che la soglia necessaria si fermava a 288 voti. Il primo ministro Barnier ha quindi presentarto le sue dimissioni e quelle del suo governo al presidente Emmanuel Macron.

Dunque riflettori su François Bayrou, a pranzo all’Eliseo da Macron, che
ha intenzione di nominare il nuovo primo ministro nei prossimi giorni. La notizia è stata data da Le Parisien. Il centrista, capo del MoDem, da sempre molto vicino a Macron, “è in corsa”, conferma sorridendo al quotidiano francese un dirigente di Renaissance, il movimento macroniano.

François Bayrou
François Bayrou

Quella di oggi è la prima sfiducia al governo francese da quella avvenuta nel 1962 e il Paese si trova ora ad affrontare una crisi importante, a causa delle incertezze politiche e finanziarie che affliggono la Nazione. Il governo sarebbe crollato sotto una riforma della previdenza sociale troppo dura, che nei giorni scorsi ha fatto insorgere il Rassemblement National e i partiti di sinistra francesi. Nello specifico, la decisione del governo di far approvare il bilancio del welfare senza votazione del Parlamento, impugnando l’articolo 49.3 della Costituzione, avrebbe indispettito e preoccupato sia Rn che la gauche.

Francia, il primo ministro Michel Barnier
Francia, il primo ministro Michel Barnier

A seguito della votazione della sfiducia, Marine Le Pen ha rivolto un discorso alla Nazione, sottolineando di essere pronta a “lasciar lavorare” il prossimo primo ministro ad una manovra finanziaria che dovrà essereaccettabile per tutti“. La leader di Rn ha poi sostenuto di aver riflettuto a lungo sulla scelta di una sfiducia al governo Barnier, di certo non prendendo una decisione “alla leggera“, ma giungendo alla conclusione che questa fosse “l’unica scelta possibile per proteggere i francesi“, anche se ha voluto dire “unire i nostri voti con quelli de La France Insoumise“.

La leader di estrema destra ha infatti ricordato i tentativi di compromesso portati avanti dal suo partito nei confronti del leader, evidenziando che quest’ultimo non avrebbe “ascoltato le opposizioni quando metteva a punto la sua manovra“. Intanto, la Nazione attende il discorso del presidente Emmanuel Macron, previsto per le 20 di oggi, come annunciato dall’entourage del presidente. Secondo alcune fonti vicine al leader francese, sembrerebbe che questo voglia prendere una decisione sul nuovo nome al più presto possibile, per evitare che la Francia appaia senza governo davanti a Donald Trump, in visita nel Paese per l’inaugurazione di Notre Dame.

Macron e la fretta per la nomina del nuovo primo ministro

Emmanuel Macron ha lasciato Riad nella tarda serata di ieri ed oggi all’Eliseo, ha raggiunto Michel Barnier che ha depositato le dimissioni del suo governo. Il presidente, secondo quanto appreso, sarebbe già al lavoro per individuare il suo successore, così da evitare la creazione di un vuoto politico in una situazione così complessa. Marine Le Pen ha già dichiarato di attendere l’annuncio del nuovo nome nel corso del discorso presidenziale di oggi, ma la stampa francese avrebbe smentito la possibilità.

Per scegliere Barnier, successore di Attal, Macron ha impiegato ben 51 giorni. Oggi la situazione sarebbe ben diversa ed a pesare sulle spalle del presidente vi sarebbe anche l’urgenza di far approvare la legge di bilancio al più presto. Nel caso in cui, però, Macron non riuscisse a prendere la decisione in tempi brevi, allora Barnier sarà chiamato a gestire le questioni correnti fino all’elezione del suo successore.

Emmanuel Macron
Emmanuel Macron, presidente francese

Una delle prime ipotesi da considerare, in uno scenario politico frammentato come quello francese, in cui nessun partito ha effettivamente raggiunto la maggioranza nel corso delle scorse elezioni, è che il capo dell’Eliseo decida di nominare un primo ministrotecnico“, ovvero non appartenente a nessuna famiglia politica. I socialisti avrebbero già avanzato questa possibilità, presentandola come soluzione affinché non venga posta una nuova mozione di sfiducia nei prossimi mesi. Sembrerebbe, però, che sul tavolo di Macron siano presenti due nomi favoriti: il ministro della Difesa, Sebastien Lecornu, e il controverso ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, con una linea sull’immigrazione piuttosto dura.

Anche se il primo ministro venisse nominato immediatamente, questo potrebbe avere non poche difficoltà ad individuare una squadra di governo funzionale in tempi così ristretti. Anche qui, quindi, si ipotizza che parte dell’esecutivo Barnier possa rimanere in carica, così da accorciare i tempi ed evitare che la situazione finanziaria e politica della Francia continui a deteriorarsi.

Melenchon: “Macron non durerà altri tre anni

Jean Luc Melenchon, leader di La France Insoumise, ha sfruttato la caduta del governo Barnier per evidenziare che dal suo punto di vista anche il poter di Macron si sterebbe avvicinando alla sua conclusione. “Anche con un Barnier ogni tre mesi, il Presidente non durerà tre anni“, ha infatti dichiarato il leader politico, sostenendo inoltre di considerare “inevitabili” la votazione e il risultato ottenuti oggi.

Salvini: “Sfiducia frutto di 7 anni di malgoverno di Macron

Immediato il commento del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha voluto sottolineare alcune somiglianze tra la situazione francese e quella italiana. “Barnier ha presentato una Legge di Bilancio in stile-Monti che non serviva alla Francia e ai francesi“, ha infatti sostenuto il vicepremier, per poi criticare apertamente il capo dell’Eliseo: “La sfiducia è anche il frutto di sette anni di malgoverno arrogante di Macron, che ha fatto di tutto per impoverire e ferire il suo popolo“.

Matteo Salvini
Il leader della Lega Matteo Salvini

In questo senso, secondo il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, la decisione presa dal Rassemblement National sarebbe un vero e proprio “atto d’amore per il proprio Paese“. Sulla questione si è espressa anche la Lega, sottolineando che a Rn “si riconosce di essere opposti a proposte economiche che andavano contro l’interesse dei loro cittadini“. Intanto, il primo ministro Michel Barnier ha annullato la visita prevista per domani a Roma, dove avrebbe dovuto incontrare la premier Giorgia Meloni.

Barnier: “Macron non si dimetterà

Il taglio dei contributi e degli sgravi su tasse e medicinali, comprese nella legge di bilancio sulla previdenza sociale proposta da Barnier, avrebbero infuriato la gauche e l’estrema destra, immediatamente intervenute per dimostrare la loro contrarietà al primo ministro. Sia Rn che La France Insoumise avevano infatti promesso la sfiducia al premier. Dopo circa 24 ore di silenzio e un primo tentativo di trovare un accordo con le parti, il ministro Barnier ha preso la parola martedì sera, tentando di spiegare le conseguenze che seguirebbero al crollo di un governo che è salito al potere solo tre mesi fa.

Marine Le Pen, leader del Rassemblement National
Marine Le Pen, leader del Rassemblement National

Otto milioni di francesi vedranno aumentare le loro imposte sul reddito se la legge di bilancio non verrà approvata“, ha dichiarato il premier, tentando di giustificare la dura presa di posizione del suo governo sull’economia, per poi aggiungere convinto: “La sfiducia renderà tutto più difficile e più grave“. Sulle presunte dimissioni del presidente Emmanuel Macron, Barnier ha invece sostenuto di non avere dubbi: “Il Presidente della Repubblica è eletto per 5 anni e gode di  legittimità popolare“.

Il Capo dell’Eliseo ha cercato di mettere in guardia sia il partito socialista sia il Rassemblement National, sottolineando come la sfiducia al governo possa trasformarsi in una mossa deleteria per il Paese. Bardella (Rn) ha comunque confermato le intenzioni dei suoi deputati, pronunciando un perentorio “voteremo per la mozione di sfiducia“, per contrastare “un bilancio di recessione, pericoloso per la crescita economica e per il potere d’acquisto dei francesi“.

Le Pen: “Siamo giunti al momento della verità”

Il voto sulla mozione di sfiducia al governo Barnier ha avuto inizio alle 16 di oggi a Palazzo Bourbon, a Parigi, dove sono giunti i deputati che hanno dovuto scegliere il futuro del primo ministro Michel Barnier. L’atmosfera è rimasta piuttosto concitata per tutto il tempo e sulla questione hanno preso inizialmente la parola Eric Coquerel, deputato di La France Insoumise, e Marine Le Pen, leader del Rassemblement National. Il primo avrebbe giudicato “illegittimo” il governo dell’attuale primo ministro.

Molto più dure le parole di Marine Le Pen che ha preso parola tra le urla e i fischi dei deputati, sostenendo che la seduta di oggi è un vero e proprio momentodella verità“, che ha l’obiettivo di “mettere fine ad un governo effimero“. La leader del Rassemblement National avrebbe dimostrato di non avere dubbi, come dimostrano le sue dichiarazioni: “Michel Barnier cadrà nel disonore“.

Le Pen ha poi ricordato che Barnier avrebbe rifiutato il compromesso da lei proposto sulla rinuncia all’indicizzazione totale delle pensioni francesi, per poi affondare duramente: “L’intransigenza, il settarismo e il dogmatismo hanno proibito al primo ministro ogni minima concessione che avrebbe evitato questa conclusione“.

Francia, Barnier: “Non siamo in trattativa e non siamo sotto ricatto

Il primo ministro francese, nella giornata di martedì, ha dichiarato di auspicare che oggi la mozione di sfiducia nei suoi confronti non venga votata, in quanto non si tratterebbe solamente di una questione di sopravvivenza politica, ma del benessere dell’intera Nazione. Sulla possibilità di un accordo tra le parti, il premier ha chiarito che questo non sarebbe possibile a causa della chiusura della sinistra.

Mi hanno detto, prima che aprissi bocca, che non volevano vedermi e che voteranno per la censura“, ha infatti sostenuto Barnier parlando dei deputati socialisti e sottolineando quindi che non vi sarebbe alcuna trattativa né un ricatto neanche per quanto riguarda il Rassemblement National: “Li rispetto come devo rispettare gli 11 milioni di francesi che hanno votato per loro“.

Francia, Macron: “Mie dimissioni? Fantapolitica

Mentre in Francia imperversa la crisi di governo, il Presidente Emmanuel Macron è costretto a seguire la questione in differita, in quanto occupato in una visita di Stato a Riad. Incalzato dai cronisti, il capo dell’Eliseo ha sottolineato di non avere alcuna intenzione di dimettersi dal suo ruolo e che qualunque altro tipo di pensiero sarebbe semplice “fantapolitica“.

Trattando poi nello specifico del possibile voto di sfiducia verso il governo Barnier, Macron ha sostenuto che il Rassemblement National, avendola votata si è reso un partito cinico e insostenibile” nei confronti dei suoi elettori, che risulterebbero “insultati” dalla loro decisione. Allo stesso tempo, però, il presidente avrebbe inviato un messaggio di esortazione, affinché non si spaventi la popolazione francese con l’avvertimento di una possibile crisi finanziaria a seguito della caduta de governo.

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