Figura iconica, il suo amore per i cavalli, la passione per il calcio e l’interesse per il tennis. Viaggio nella “vita sportiva” della Regina più longeva della storia inglese
La Regina è morta, lunga vita alla Regina. Potrebbe iniziare così l’ode funebre di uno dei personaggi più iconici della storia contemporanea, un personaggio che, a prescindere da come la si pensi in fatto di monarchie, autocrati, dottrine politiche e parlamenti, rappresenta un simbolo fra i più emblematici del nostro tempo.
Ieri, nel tardo pomeriggio, l’ufficio stampa di Buckingham Palace ha comunicato la notizia della morte della Regina del Regno Unito, Elisabetta II, che se ne è andata all’età di 96 anni. Lutto nel mondo britannico, dove la BBC, secondo protocolli, ha vestito a lutto i suoi giornalisti per tutta la giornata, quando ancora non vi erano notizie ufficiali in merito alle condizioni, comunque critiche, della monarca.
Un addio che lascia un vuoto nel cuore della società inglese, da sempre molto legata alla Famiglia Reale, un sistema, quello monarchico, che in Gran Bretagna ha resistito, e resiste tuttora, alle secolari pressioni dei cambiamenti geopolitici e sociali.
Proprio la resilienza, termine un po’ inflazionato di recente, è il riferimento più corretto quando si descrive l’immagine della Regina Elisabetta, la più longeva della storia britannica, record raggiunto e superato nel settembre del 2015, quando la monarca ha superato la sua trisavola Vittoria.
Il legame della famiglia con lo sport
Tanti i temi toccati e trattati nel corso della sua reggenza, la seconda più lunga della storia, seconda solo a Luigi XIV di Francia, fra questi non è mancato quello dello sport.
Fra tutti gli sport, nel suo cuore rimarranno l’ippica, la sua famiglia nelle figure di suo padre Giorgio VI, suo figlio Carlo e suo marito Filippo di Edimburgo, ha annoverato ottimi giocatori di Polo, e il calcio, di cui lei si è sempre dichiarata appassionata, non nascondendo le proprie simpatie per l’Arsenal, la squadra più nota del Nord di Londra.
Il mondo dei cavalli, come abbiamo detto molto ampio il legame con la Famiglia Reale, ha trovato nella figura di Elisabetta, una Regina molto attenta e interessata, presente e iconica durante tutta la sua reggenza. Una passione, quella per l’ippica, nata in modo particolare nel 1961, a Roma, quando la Regina, insieme a suo marito Filippo di Edimburgo, assistette al concorso ippico di Piazza Siena.
Il Royal Meeting di Ascot, a lei dedicato, era noto per il fatto che non sarebbe mai iniziato prima dell’arrivo della carrozza di Elisabetta II, che ricordiamo essere stata proprietaria di una scuderia di galoppo. Poi la sua presenza ai Giochi Olimpici di Melbourne 1956, Montreal 1976, Calgary 1988, Sidney 2000, Vancouver 2010 e Londra 2012, per l’apertura di ben sei Olimpiadi, distribuite fra le quattro estive e le due invernali.
Amore per l’ippica ma anche per il calcio
Un amore per i cavalli confermato anche nel 2016, quando all’età di 90 anni fu vista cavalcare sulle sponde del Tamigi in modo piuttosto atletico e disinvolto.
Un amore, più una passione, nota anche per il calcio, dove l’Arsenal in particolar modo, e più defilato il West Ham, hanno rappresentato le preferenze della monarca. Non per caso proprio i Gunners sono stati gli unici, nel 2007, ad essere ricevuti a Buckingham Palace per un Thè. Simpatico il siparietto con l’allora capitano dell’Arsenal, Cesc Fabregas, che piuttosto sorpreso ammise il fatto per cui la Regina fosse un’intenditrice di calcio.
Del football, Elisabetta disse: «uno sport e un business difficile, i calciatori spesso sono prime donne ma si tratta di un gioco meraviglioso».
Sempre nel mondo del calcio, che probabilmente vestirà a lutto questo fine settimana con il rinvio delle partite di Premier League e Championship, spicca la presenza di Elisabetta II a Wembley, nel lontano 1966, quando il 30 luglio di quello stesso anno assegnò la Coppa del Mondo a Bobby Moore, capitano della Nazionale inglese che aveva appena vinto il Mondiale casalingo dopo aver avuto la meglio della Germania Ovest in finale. Nota anche la lettera inviata al Ct Southgate, con la quale si complimentò con la Selezione inglese, nonostante la sconfitta casalinga contro l’Italia nella finale dell’ultimo Europeo.
Nella sua longeva carriera regale, nonostante sia andata solo quattro volte a Wimbledon, c’è stato anche il tennis. Elisabetta II, infatti, fino al 2017 è stata la padrona dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, la società che organizza il torneo di Wimbledon.
Mai disdegnato, seppur in modo marginale, anche il rapporto con il Rugby. A Cardiff, nel 1999, fu proprio lei a premiare la Nazionale australiana fresca vincitrice del titolo mondiale.
Una vita, quella di Elisabetta II, dedicata al suo ruolo istituzionale, agli impegni politici ma, appunto, anche allo sport, il simbolo puro di quella connessione fra il popolo britannico e la Monarchia, in un legame indissolubile che il tempo, ancora oggi, non è riuscito a scalfire.