Sono stati finalmente annunciati i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali iraniane, tenutesi nella giornata di ieri. Dal momento che nessuno dei candidati è riuscito a superare il 50% dei voti, i cittadini dovranno presto tornare a votare per il ballottaggio dei due rappresentanti che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze. Pertanto, al secondo turno si sfideranno il candidato riformista Massud Pezeshkian, primo per numero di preferenze, e l’ultraconservatore Said Jalili. Dei 24,54 milioni di schede scrutinate, Pezeshkian ha ricevuto 10,41 milioni di voti, ovvero il 42%, mentre Jalili ha ottenuto 9,47 milioni di voti, corrispondenti al 38%.
Il portavoce del servizio elettorale del ministero di Teheran ha dichiarato: “Nessuno dei candidati ha potuto ottenere la maggioranza assoluta dei voti al primo turno, e di conseguenza il primo e secondo per numero di voti si sfideranno il 5 luglio“. Un annuncio che arriva in un contesto di bassissima affluenza, fermatasi ad appena il 40% degli aventi diritto.
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Pezeshkian e Jalili hanno battuto nettamente il presidente conservatore del Parlamento, Mohamad Baquer Ghalibaf, che ha ottenuto 3,38 milioni di voti, e il quarto candidato, Mostafa Pourmohammadi, unico religioso in corsa, che ha ottenuto appena 206.397 voti. Fin dall’inizio dello spoglio, il testa a testa tra Pezeshkian e Jalili è stato chiaro: alle sette del mattino, ora italiana, avevano rispettivamente il 42,6% e il 38,8% delle preferenze. L’affluenza bassa del 40%, la più bassa dalla fondazione della repubblica islamica nel 1979, è un dato su cui riflettere. Secondo l’agenzia di stampa Tasnim, vicina alle Guardie Rivoluzionarie, la partecipazione alle elezioni è stata significativamente inferiore rispetto alle precedenti del 2021.
Confermato ora il secondo turno tra Pezeshkian e Jalili, due personalità con profili e programmi molto diversi, si apre una nuova, breve campagna elettorale che si concluderà giovedì prossimo, 5 luglio, giorno del voto. Qualunque sia il risultato del ballottaggio, le elezioni non avranno importanti ripercussioni sul paese, poiché il presidente iraniano ha poteri limitati ed è responsabile di applicare gli indirizzi politici di massima stabiliti dalla guida suprema, il capo dello Stato.
I dati definitivi del prossimo week-end saranno cruciali per capire se l’elettorato iraniano sostiene ancora la teocrazia sciita dopo anni di turbolenze economiche e polemiche, in particolare le recenti proteste per la morte di Mahsa Amini e la violenza della polizia religiosa iraniana. Le elezioni di quest’anno sono particolarmente significative poiché sono state convocate per sostituire Ebrahim Raisi, morto in un incidente aereo il 19 maggio. Il ballottaggio del 5 luglio determinerà chi tra Pezeshkian e Jalili prenderà il posto del defunto presidente.
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