Dal blocco navale a una crescente fiducia nei propri armamenti. E gli Stati Uniti si fanno cauti
Massicce manovre militari da parte della Cina intorno a Taiwan, con particolare carica aggressiva, stanno offrendo elementi importanti sui piani del PLA, l’Esercito popolare di liberazione, responsabile del dossier Taiwan, per prendere il controllo della “provincia ribelle”.
«Il comportamento aggressivo della Cina, della PLA e del Comando del teatro orientale fornirà preziose informazioni su pensiero e capacità militari cinesi nei giorni a venire. In primo luogo, ci permetteranno di osservare come potrebbero pensare di condurre un blocco navale a Taiwan. Stanno mostrando il loro approccio operativo, in modo da poter utilizzare modi per sovvertirlo in futuro. In secondo luogo, l’integrazione aria-mare della PLA, nonché il modo in cui integrano queste operazioni con capacità spaziali». E’ quanto ha osservato Mick Ryan, ex generale maggiore australiano e analista del think tank Csis, il Centro per gli studi strategici e internazionali.
La Cina e il blocco navale a Taiwan
La protesta rabbiosa alla visita della speaker della Camera americana, Nancy Pelosi, rischia di esporre, sia pure parzialmente, anche gli armamenti in dotazione agli Usa e ai suoi alleati asiatici. Con il budget militare cinese in un costante mirino per accuse di mancanza di trasparenza, regna il buio sulle capacità operative e di coordinamento su vasta scala. Mobilitando aerei da combattimento, elicotteri e persino navi da guerra, le manovre, le prime a meno di 20 chilometri dalla costa dell’isola, mirano a simulare un blocco di Taiwan e includono la pratica di un “attacco a obiettivi in mare”, stando all’agenzia statale Xinua.
Senza precedenti la copertura del fianco orientale dell’isola, un’area strategicamente vitale per il rifornimento alle forze militari dell’isola e per qualsiasi potenziale rinforzo americano. Si è ipotizzato a lungo che il blocco fosse tra le strategie preferite dalla Cina: un assedio per impedire qualsiasi entrata o uscita di navi e aerei commerciali o militari, negando anche alle forze americane di stanza nella regione ogni accesso.
Non solo il blocco navale: tutte le armi della Cina
Secondo il network statale Cctv, giovedì l’esercito cinese ha lanciato una dozzina di missili balistici che hanno colpito varie aree intorno a Taiwan, con 4 che hanno sorvolato l’isola. Dalla Xinhua arriva la notizia della mobilitazione da parte di Pechino di più di 100 aerei e più di 10 fregate e cacciatorpediniere, tra cui i caccia stealth J-20 e un cacciatorpediniere Tipo 055, considerati tra i migliori al mondo.
Tra i vettori, i Df15, i Df17 e i Df26, noti come “ammazza-Guam”, che con la gittata di quattromila chilometri possono centrare l’isola-fortezza degli Usa. La cautela americana rispetto alle crisi del 1995 e del 1996, malgrado la portaerei Ronald Reagan sia nel mar delle Filippine, è anche legata al fatto che la Cina ha aumentato le sue capacità militari. La Settima flotta ha annunciato l’invio nell’area di altre unità ma le incursioni cinesi lungo la “linea mediana” tra terraferma e Taiwan, mai riconosciuta da Pechino, evidenziano una crescente fiducia delle forze armate comuniste.