Draghi parla sia con Putin che con Zelensky e afferma: «Per la pace non ci sono spiragli». Intanto sale la tensione per la crisi alimentare internazionale per lo stop delle navi bloccate vicino la costa ucraina
Al momento un dialogo pacifico tra Mosca e Kiev non sembra vicino né realizzabile. Se la necessità dell’Ucraina è quella di difendere il suo territorio, la sua sovranità e la propria identità fino alla fine con tutte le forze che ha, l’ambizione della Russia, invece, è quella di attaccare e distruggere finché non ottiene ciò che vuole: la resa ucraina almeno sul Donbass.
Durante l’offensiva di massima intensità da parte dei russi sul Donbass, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky fa una promessa ai suoi compatrioti: «Il Donbass sarà di nuovo dell’Ucraina». Il presidente lo dice in una fase del conflitto in cui i russi sono nettamente in vantaggio, almeno in quella regione. La parte est dell’Ucraina, infatti, è quella più vicina alle mani russe.
Il presidente dell’Ucraina continua a ripetere, ormai come fosse uno slogan, che l’Ucraina non cederà nessuna parte del proprio territorio in mano ai russi. Mosca d’altro canto fa sapere che non ha nessuna intenzione di tornare indietro sulle posizioni decise il 24 febbraio, giorno dell’invasione russa sull’Ucraina. E di questo passo, la strada della diplomazia si fa sempre di più un’utopia.
Le telefonate con Draghi
Ieri il presidente dell’Ucraina ha avuto una discussione telefonica con il nostro presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale sta cercando di fare da mediatore e ascoltare sia il presidente della Russia che Zelensky. Tra gli argomenti affrontati, hanno discusso di come prevenire una crisi alimentare per via dello stop delle navi vicino la costa ucraina. Il presidente Zelensky ha detto: «Dobbiamo sbloccare i porti insieme». Draghi ancor prima ha chiamato Putin, proprio per parlargli del suo timore per il blocco delle esportazioni del grano che metterà a dura prova i paesi in via di sviluppo provocando una carestia dalle proporzioni gigantesche. Putin ha dato la colpa all’Ucraina, spiegando che lo stop delle esportazioni è dovuto alle mine disseminate degli ucraini nel mar Nero. Poi, durante la discussione telefonica Putin ha ribadito di revocare le sanzioni imposte al suo paese, secondo Mosca sono proprio le sanzioni a creare scompiglio nei mercati. Il presidente Draghi dopo aver ascoltato il presidente Putin, dichiara che sulle prospettive di pace per ora non ci sono spiragli. L’unica buona notizia emersa dal colloquio telefonico è che la Russia continuerà a garantire una fornitura ininterrotta di gas all’Italia. Per il resto la mediazione tra Kiev e Mosca sembra una strada impercorribile.
Putin e Zelensky: le posizioni
Mentre Putin esclude l’ipotesi di riportare sotto la sovranità di Kiev, pur con uno status autonomo, il Donbass e la Crimea, definendo tale strada inaccettabile per i russi. Zelensky rassicura il suo popolo e promette di riprendersi il Donbass, chiedendo più armi all’occidente. Durante il consueto videomessaggio serale, il presidente dell’Ucraina ha detto: «Ecco perché dobbiamo aumentare le nostre difese, aumentare la resistenza, così che il Donbass torni a essere Ucraina. Anche se la Russia porterà tutta la sofferenza e la distruzione nel Donbass noi ricostruiremo ogni città, ogni comunità». Per quanto riguarda i negoziati, Mosca accusa Kiev di tenerli sospesi. Per l’Ucraina è inutile un dialogo se i russi non fanno una marcia indietro. Di conseguenza, vediamo una situazione in stallo, una guerra sanguinosa che già ha e avrà sempre di più conseguenze negative internazionali.
La situazione tra Russia e Ucraina può essere tristemente riassunta con la frase pronunciata da Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato: «Nessuno può dire con certezza quando e come finirà questa guerra».