Telefonata del premier al presidente russo: sul tavolo anche la questione grano. L’accusa di Mosca: «E’ Kiev che blocca i porti»
«Al momento non ci sono spiragli per la pace». Telefonata densa di argomenti tra il premier Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin. Un contatto che però non ammorbidisce i toni assunti dal Cremlino che anzi rilancia: «E’ l’Ucraina che sta bloccando i porti».
I contenuti della telefonata
«La Russia – ha spiegato Draghi rispetto ai contenuti della telefonata ai cronisti in una conferenza stampa – è pronta a contribuire per superare la crisi alimentare a condizione che le sanzioni occidentali siano revocate. La crisi alimentare che si sta avvicinando, e che in alcuni Paesi dell’Africa è già presente, avrà proporzioni gigantesche e conseguenze terribili. Dobbiamo vedere se è possibile una cooperazione tra Russia e Ucraina sullo sblocco dei porti del Mar Nero dove sono depositati enormi quantitativi di grano», aggiunge. Ma alla domanda dei cronisti che chiedono se nel corso del colloquio abbia percepito nelle parole del capo del Cremlino la possibilità di uno spiraglio di pace, la risposta di Draghi è netta: «No».
Gli altri temi
Draghi ha detto tuttavia di volere insistere nel cercare una soluzione e si riserva di parlarne anche al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Putin, secondo il resoconto del Cremlino, è tornato a chiedere la revoca delle sanzioni occidentali che ha condannato come «politicamente motivate», ribadendo che sono queste restrizioni a gettare lo scompiglio sui mercati. Se ciò verrà fatto, ha assicurato, la Russia è pronta ad esportare i suoi cereali e fertilizzanti. Il leader russo ha aggiunto che il suo Paese sta facendo ogni sforzo per assicurare rotte sicure per le navi mercantili nel Mar Nero e nel Mar d’Azov, quest’ultimo ormai sotto il controllo delle forze d’occupazione, e ha accusato invece l’Ucraina di ostacolare la navigazione con l’uso delle mine. Stessa musica per quanto riguarda i negoziati di pace: è Kiev che li vuole tenere «sospesi». E in serata l’ex presidente Dmitry Medvedev ha definito «impossibili da realizzare» le condizioni poste da Zelensky, che chiede un ritiro russo sulle posizioni del 23 febbraio. Quanto ai territori occupati, lo zar ha detto a Draghi che i russi stanno lavorando per «stabilire una vita pacifica nelle città liberate del Donbass».